Dobbiamo sostenere i giovani ad affacciarsi all’agricoltura e a superare i due problemi più ostici: l’accesso al bene terra e al credito, a prezzi che non siano proibitivi, altrimenti le conseguenze saranno estremamente negative”.

A dirlo, a margine del Consiglio informale dei ministri agricoli dell’Unione europea, pochi giorni fa a Milano, è Matteo Bartolini, presidente del Ceja, l’organizzazione dei Giovani agricoltori europei.

Ai 28 ministri dell’Agricoltura dell’Ue Bartolini ha avanzato una proposta, incassando commenti positivi non soltanto dal ministro italiano Maurizio Martina, ma anche da altri Paesi. Fra i primi, l’Inghilterra, la Romania, il Portogallo, la Grecia, il Lussemburgo, l’Ungheria, l’Olanda, la Spagna. E altri apprezzamenti sono arrivati anche da Bruxelles, dalle delegazioni permanenti di stanza nella capitale dell’Europa, proprio nel giorno in cui la Commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha “promosso” il commissario designato Phil Hogan come successore di Dacian Ciolos.

La proposta è essenziale. “Senza necessariamente attingere a nuove risorse – ha spiegato Bartolini – il Ceja propone che la Bei, la Banca europea per gli investimenti con sede in Lussemburgo, costituisca un fondo europeo per l’accesso al credito”.

Una simile operazione – prosegue - consentirebbe una copertura delle garanzie alle banche e la possibilità di vedere applicato un tasso di interesse più basso per i giovani. Non è affatto difficile proceduralmente, perché lo scorso luglio la Bei ha siglato con la Commissione Agricoltura dell’Ue un Memorandum of understanding, nel quale sono espressi gli intenti per garantire il credito agli agricoltori. Basterebbe a questo punto approfondire il livello dell’accordo e prevedere soluzioni specifiche per i giovani agricoltori”.

Quanto alle risorse, Bartolini ricorda che la Banca europei per gli investimenti è di proprietà degli Stati Membri, assume prestiti sui mercati dei capitali e concede prestiti a un basso tasso di interesse, per finanziare progetti volti a migliorare le infrastrutture, l’approvvigionamento energetico o la sostenibilità ambientale, sia all’interno dell’Unione europea che nelle zone limitrofe o nei paesi in via di sviluppo. Non utilizza i fondi del bilancio Ue.

Potrebbe essere una soluzione, suggerisce Bartolini, “perché i fondi stanziati dalla Pac, che pure per una forte azione di lobby condotta anche dal Ceja, prevedono sul Primo pilastro il top up obbligatorio per i giovani e nel Secondo pilastro misure per gli under 35, ma in questo caso a discrezione di ciascuno Stato. È un passo avanti, ma non è sufficiente se vogliamo dare un futuro alla categoria, che ha bisogno di maggiori certezze”.

Non dimentichiamo, come ha detto il presidente della Commissione europea Juncker, che i giovani disoccupati rappresentano il 29° Stato europeo – specifica Bartolini – e se vogliamo circoscrivere i numeri all’Italia, la disoccupazione giovanile ha superato il 44 per cento”.
Ma non è tutto. Altri dati fanno riflettere: “In Europa un terzo degli agricoltori ha un’età superiore ai 65 anni, mentre i giovani sotto i 35 anni titolari d’azienda sono il 7%, percentuale che scende al 4,4% nel caso dell’Italia”.

I rischi di questa deriva verso un’agricoltura sempre più “anziana” vanno ben oltre il ricambio generazionale e potrebbero investire, a sentire il numero uno del Ceja, “persino la food security”. Cioè la garanzia agli approvvigionamenti.

Perché a ben vedere i casi di land grabbing, o di “corsa alla terra”, per citare il libro dell’ex ministro dell’Agricoltura Paolo De Castro, sono approdati anche in Europa. Come quei 30mila ettari che i cinesi si sono aggiudicati nel nord della Francia, che serviranno per allevare bestiame ed esportare nel Paese del Dragone latte in polvere.
Nessun pregiudizio contro il land grabbing – precisa Bartolini – ma solo se l’acquisto di terreno da parte degli stranieri non comporta un depauperamento dei beni alimentari. Se la terra viene utilizzata per produrre cibo non per la nostra popolazione, ma per un mercato esterno per l’Europa, allora si accende un campanello di allarme”.

Una delle conseguenze che Bartolini ha sottolineato durante il suo intervento al Consiglio informale dei ministri agricoli dell’Ue ha riguardato proprio il pericolo legato alla food security. “Senza un adeguato ricambio generazionale rischiamo che si interrompa la cinghia di trasmissione fra una generazione e l’altra – osserva – perché non dimentichiamo che i giovani sono chiamati a produrre il cibo di domani”.
E forse anche già quello di oggi, visto l’aumento della popolazione a livello mondiale, con la previsione di 11 miliardi di abitanti del pianeta nel 2050, vale a dire un miliardo in più rispetto alle previsioni passate.
Restando in Europa, oggi se un giovane agricoltore chiede un prestito, arriva anche a pagare un tasso di interesse del 6-8%, mentre in Germania mediamente è il 2 per cento.

Costituire un fondo europeo per l’accesso al credito consentirebbe copertura alle banche e un tasso più basso per i giovani.
Investire significa poter fare ricerca, garantire la food security, perché come è stato dimostrato da Eurostat, laddove c’è un’impresa giovane c’è anche un miglior risultato in termini di produzione e un maggior numero di persone occupate rispetto alle aziende condotte da senior – afferma Bartolini -. Questo non significa eliminare le garanzie che alcuni Stati già offrono, come ad esempio in Italia le agevolazioni di Ismea o dei Confidi o altri strumenti, ma significa poter ottenere uno strumento comune a tutti i giovani europei, per farli partire con le medesime opportunità”.
E laddove l’attenzione ai giovani è assicurata, migliori sono i risultati. “In Francia i giovani agricoltori titolari di azienda sono il 13-14%, il 10% in più quasi rispetto all’Italia – rivela – e l’Osservatorio nazionale francese ha dimostrato che, laddove i giovani possono accedere ai Programmi di sviluppo rurale, sono agevolati quattro volte in più rispetto a chi non ha accesso”.

Appoggio da Martina. Dalla sua pagina Facebook, il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina assicura un endorsement.
Servono nuovi strumenti per il credito ai giovani agricoltori. Una garanzia bancaria europea della Bei proposta dal Ceja può essere la scelta giusta – scrive Martina -. Appoggio la proposta del presidente del Ceja fatta al Consiglio informale dei ministri dell’Agricoltura dell’Ue a Milano, su nuovi strumenti di accesso al credito per i giovani agricoltori, perché il ricambio generazionale in agricoltura in Europa è una priorità assoluta. Il tema dei rapporti con le banche è cruciale e dobbiamo intervenire concretamente e tempestivamente a livello di Unione europea. Bisogna lavorare insieme per analizzare la fattibilità di una Garanzia bancaria europea per i giovani agricoltori attraverso la Banca europea per gli investimenti. La Bei potrebbe fornire garanzia necessaria per prestiti presso le banche nazionali. Questo a fronte di business plan e progetti dettagliati sugli investimenti agricoli delle aziende di under 40”.