L'inflazione rallenta grazie agli alimentari freschi e ai beni energetici. Lo rende noto l'Istat che informa: nel mese di ottobre 2013, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, Nic, al lordo dei tabacchi, è diminuito dello 0,2% su base mensile ed è aumentato dello 0,8% a fronte dei dati dello scorso anno (la stima provvisoria era +0,7%), ma si registra una lieve decelerazione rispetto alla dinamica rilevata a settembre (+0,9%).
Rallentamenti tendenziali sensibili si rilevano per beni energetici, alimentari non lavorati, servizi relativi alle comunicazioni. Per questi tre comparti i prezzi registrano diminuzioni congiunturali rispettivamente pari a -1,2%, -0,8% e -4,4%. L'inflazione acquisita per il 2013 scende all'1,2% dall'1,3% di settembre. Il carrello della spesa, ovvero i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto, diminuisce dello 0,2% su base mensile e cresce dello 0,8% su base annua (+1,0% a settembre).

Coldiretti: "Rischio deflazione"
Nel commentare i dati diffusi dall'Istat, la Coldiretti sottolinea: "Il calo dei prezzi alimentari è un effetto del taglio alla spesa familiare per cibo e bevande stimato in 5 miliardi nel 2013. La spending review degli italiani è stata più forte dell’aumento dell’aliquota Iva. C’è il rischio deflazione perché la situazione economica generale del Paese – sottolinea la Coldiretti - non è in grado di sopportare aumenti di prezzi che si riflettono sul potere di acquisto delle famiglie e quindi sull'andamento dei consumi. Il risultato è - precisa la Coldiretti - che i prezzi degli alimentari sono calati su base congiunturale dal 3,5 per cento per la frutta all’1,4 per i vegetali freschi ma cali congiunturali si rilevano inoltre per i prezzi del pesce fresco di mare di pescata (-2,0 per cento) e di acqua dolce (-1,0 per cento). Si registrano leggeri aumenti su base dei prezzi della carne ovina e caprina e delle altre carni (+0,6 per cento), del latte fresco (+0,4 per cento) e dei vini (+0,5 per cento). Su base tendenziale – conclude la Coldiretti - i prodotti alimentari tuttavia aumentano dell’1,5 per cento rispetto all’incremento dello 0,8 fatto segnare dall’inflazione in generale".

Cia: "Frenano i prezzi, ma i consumi sono ancora fermi"
"La flessione dei prezzi degli alimentari non lavorati -sottolinea la Cia commentando i dati sull'inflazione - è imputabile alla diminuzione congiunturale dei listini della frutta e dei vegetali freschi (addirittura meno 6,7 per cento in termini tendenziali). E questo nonostante le difficoltà del settore primario, che sta scontando pesantemente le 'bizze' del clima, tra i danni delle recenti alluvioni sui campi, le variazioni obbligate dei calendari stagionali e i ritardi nelle raccolte. Per non parlare dei costi aziendali". La Cia osserva inoltre che dalle analisi di mercato si rileva che anche il capitolo alimentare è contagiato dalla caduta generale dei consumi, con un calo del 4 per cento da inizio anno. "Per risparmiare, il 65 per cento delle famiglie compara i prezzi con molta più attenzione; il 53 per cento gira più di un negozio alla costante ricerca di sconti, promozioni e offerte speciali; il 42 per cento privilegia le grandi confezioni o 'formati convenienza'; il 32 per cento abbandona i grandi brand per marche sconosciute e prodotti di primo prezzo; il 24 per cento ricomincia a fare cucina di recupero con gli avanzi della cucina".

Confeuro: "Il carrello della spesa che tocca il valore minimo da ottobre 2009"
Il presidente nazionale Confeuro, Rocco Tiso ha dichiarato: "I dati sull’inflazione descrivono una situazione in cui a destare preoccupazione è il calo dei consumi: il carrello della spesa ha toccato il valore minimo da ottobre 2009". "Questi dati risulterebbero positivi, se analizzati in una condizione diversa da quella della recessione. Una famiglia su tre in Italia – ricorda Tiso – per effetto della riduzione del potere d’acquisto, ha tagliato le spese alimentari, variando anche le proprie abitudini, soprattutto in termini di qualità".

Copagri: "E' ancora l'agricoltura a farsi carico del contenimento"
"I dati diffusi oggi dall'Istat – rileva Copagri – confermano la funzione fondamentale dell'agricoltura per contenere l'inflazione, ma evidenziano ancora una volta la compressione dei ricavi delle aziende agricole. Il problema è senza dubbio nell'eccessiva pressione fiscale e contributiva, ma in buona parte risiede anche nei rapporti interni alla filiera agroalimentare, dai costi dei mezzi produttivi alla distribuzione. Occorre intervenire concretamente – conclude Copagri – nelle relazioni commerciali che si sviluppano durante l'intera filiera, applicando effettivamente i principi dell'art.62 del DL 2/2012 e procedendo in modo costante alla verifica di tale applicazione".