Le nuove argomentazioni relative al settore del tabacco, in questi giorni in discussione a Bruxelles, rischiano di provocare seri danni alla filiera italiana.
E’ quanto emerge dal XVI Rapporto sulla filiera del tabacco in Italia, che Nomisma ha presentato il 31 luglio 2013 alla Sala del Consiglio Cciaa di Roma, alla presenza delle imprese e delle istituzioni del settore che hanno animato una partecipata tavola rotonda sul futuro del comparto. Il Rapporto ha evidenziato la rilevanza socioeconomica della filiera, ma anche il rischio di come la sua tenuta sia minacciata da nuovi sviluppi nel quadro di regolamentazione del tabacco e dei prodotti da fumo.

La situazione in Italia
Sul fronte occupazionale la filiera del tabacco in Italia coinvolge circa 190.000 addetti, mentre su quello delle entrate fiscali l’anno scorso lo Stato italiano ha incassata dalla vendita dei prodotti da fumo 14,2 miliardi di euro, tra Iva e accise. Tuttavia, il 2012 ha portato con sé cambiamenti rilevanti che hanno influito sulla tenuta di queste valenze e che lo scenario normativo in evoluzione rischia di pregiudicare ulteriormente.

Nell’ultimo anno, le superfici coltivate a tabacco in Italia sono scese a 15.106 ettari, un terzo in meno rispetto al 2011. Contestualmente la produzione è calata a 51.309 tonnellate (-27%). La regione che ha risentito maggiormente di queste diminuzioni è il Veneto, dove le superfici coltivate si sono praticamente dimezzate rispetto all’anno precedente.

Il calo delle superfici investite è legato al calo delle vendite, in particolare delle sigarette: -8% nel 2012. Le quantità consumate sono 78,8 milioni di chilogrammi, un livello che non si toccava da più di quarant’anni.
Le cause di questa diminuzione sono molteplici ma sono tutte accomunate da fattori economici: incremento dell’Iva, sostituzione con prodotti più convenienti (come i trinciati per sigarette Ryo - cioè "Roll your own", da “arrotolare” all’interno delle cartine - cresciuti del 42%) al dilagare del commercio illecito di prodotti da fumo, arrivato a pesare nel 2012 quasi il 10% sul mercato legale e causando danni per un miliardi di euro in mancato gettito per lo Stato.


Nuova Pac e revisione della “Direttiva sui prodotti del tabacco”
La riforma Pac e la revisione della “Direttiva sui prodotti del tabacco” rischiano di accentuare queste tendenze in atto nella filiera.
Ad oggi, nel testo dell’Accordo politico (con cui a giugno si è definita la nuova Pac per il post-2013) il tabacco non figura tra le colture ammesse a beneficiare, a partire dal 2015, di quell’aiuto accoppiato che fino ad oggi ha invece contribuito alla sua sostenibilità economica.

L’altro grande fattore di incertezza per la filiera è invece dato dalla revisione della Direttiva sui prodotti del tabacco (2001/27/EC). La proposta avanzata dalla Commissione europea interessa infatti diversi ambiti: dall’utilizzo degli ingredienti (divieto di aromi caratterizzanti come il mentolo) all’etichettatura e confezionamento (standardizzazione dei pacchetti, che non possono contenere meno di 20 sigarette, divieto di commercializzazione delle “slim”, avvertenze sanitarie con immagini shock che coprano il 75% della superficie frontale e del retro del pacchetto, eventuale pacchetto generico a scelta dello Stato membro).
Il Consiglio dei ministri Ue ha già trovato un accordo sul testo, che prevede avvertenze sanitarie sul 65% delle superfici principali del pacchetto, rimozione del divieto per le slim, divieto di uso di ingredienti caratterizzanti, incluso il mentolo. Al Parlamento europeo la discussione è ancora aperta, con il voto finale in programma nella sessione plenaria del 10 settembre prossimo.