L'agricoltura come motore della ripresa economica, al centro delle scelte politiche del nostro Paese. Difficile crederlo, sebbene se ne discuta su molti quotidiani. E' il caso de “L'Unità” del 28 settembre che disquisendo delle prossime “primarie” del PD, ragiona sulla necessità di avere un leader che dia spazio all'agricoltura. Nello stesso giorno “La Stampa” ospita il pensiero del ministro per le Politiche agricole, Mario Catania, che si spinge più in là, ragionando sul Governo che verrà e sulla sua credibilità internazionale. Commentando la manifestazione romana “Cibi d'Italia” che si è svolta a Roma, “Libero” del 29 settembre vede nelle eccellenze dell'agricoltura una sorta di antidoto alla recessione. Gli fa eco il 3 ottobre “La Discussione” suggerendo nell'agricoltura la risposta alla crisi. In Sicilia, dove è prossima la chiamata alle urne, la campagna elettorale chiama in causa l'agricoltura con “Repubblica” del 28 settembre che denuncia il fallimento delle precedenti iniziative per promuovere le produzioni di qualità.

 

Etichette nel limbo

Mentre l'agricoltura viene tirata ora da una parte ora dall'altra a seconda delle diverse convenienze, i produttori devono fare i conti con le difficoltà del mercato. Il prezzo dei cereali, scrive “Il Sole 24 Ore” del 29 settembre, torna a crescere dopo le notizie di un calo delle scorte statunitensi. “La Padania” del 2 ottobre chiede a gran voce aiuti per i molti comparti agricoli in difficoltà. Bisogna poi fare i conti con l'allarme aflatossine che riguarda molti cereali, dal grano al mais. In particolare per il mais si apprende dalla “Gazzetta di Mantova” del 4 ottobre che saranno intensificati i controlli. Di contaminazioni da miceti si discute sulle pagine della “Gazzetta del Mezzogiorno” in edicola il 30 settembre che a proposito del grano duro importato chiede norme più stringenti, compresa l'indicazione in etichetta del titolo in micotossine. Difficile ottenerla, viste le difficoltà che si incontrano per l'etichettatura dei prodotti agricoli, tema affrontato da “Italia Oggi” del 3 ottobre per ricordare le pressioni che da più parti vengono rivolte al ministro Catania per attuare le norme, già decise, sull'indicazione dell'origine in etichetta. Si parla di etichette anche negli Usa, ma questa volta non per sancire un eccellenza, ma per evidenziare la presenza di prodotti Ogm. In California, scrive “Repubblica” del 29 settembre, è stato persino indetto un referendum per risolvere la questione. Intanto la Ue sull'argomento Ogm continua nei suoi tentennamenti e la Russia, si apprende da “Libero” del 29 settembre, ha chiuso le frontiere al mais Ogm.

 

Il “caso” Parmalat

In Italia le lobby frenano il lavoro del Senato nell'approvazione delle etichette per le carni. Questa la denuncia che si legge sulle pagine de “La Stampa” del 30 settembre, e in difficoltà non c'è solo la zootecnia da carne ma, anche quella da latte alle prese con l'allarme prezzi dei mangimi (Gazzetta di Modena, 2 ottobre) e con la possibilità che l'annata produttiva si concluda con una nuova multa comunitaria per aver superato i tetti produttivi imposti da Bruxelles (Giornale di Brescia, 3 ottobre). Ma è in particolare il rinnovo degli accordi per il prezzo del latte in Lombardia che stanno animando la discussione sui rapporti fra industrie del latte e allevatori. Il 3 ottobre dalle pagine del “Corriere della Sera” Coldiretti denuncia che “i francesi (Parmalat, ndr) sottopagano il latte”. Gli fa eco “MF” citando Confagricoltura che sempre a proposito dei francesi di Lactalis afferma “non si impegnano nell'industria, ma solo nella finanza”. A scatenare le “ire” contro il gruppo francese sarebbe una dichiarazione del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, che a proposito dell'acquisizione di Parmalat da parte di Lactalis, oltre un anno fa, avrebbe detto fra l'altro “Non è stato un buon risultato quanto è successo alla Parmalat perché si sono portati via tutto e hanno lasciato solo quello che non potevano portare via”. Queste le parole che “La Stampa” del 3 ottobre attribuisce al ministro Passera, dichiarazioni alle quali il gruppo Lactalis replica (Gazzetta di Parma, 3 ottobre) dicendosi sorpreso e confermando la volontà di investire anche in Italia e ricordando che a proposito di Parmalat “nulla è mai stato né può esserle portato via.” Getta acqua sul fuoco il ministro Catania in un'intervista rilasciata a “Il Resto del Carlino” del 4 ottobre, ricordando che Parmalat utilizza latte italiano e continua ad operare in Italia.

Più che a queste polemiche del giorno dopo (bisognava pensarci prima al destino di Parmalat), gli allevatori guardano al rinnovo degli accordi sul prezzo del latte in Lombardia. E' su questo tavolo che Lactalis potrà dimostrare se davvero intende investire in Italia. Premiando gli allevatori e il loro latte.