Danni che superano il miliardo di euro. Questa la prima stima ufficiosa degli effetti degli oltre due mesi di siccità che si sono abbattuti su tutta la Penisola.
Proprio la siccità e la conseguente crisi nel settore agroalimentare sono stati gli argomenti al centro dell’incontro straordinario che si è tenuto al Mipaaf tra il ministro Catania e gli assessori regionali all’Agricoltura.

La mappa dei danni

La mappa della crisi si presenta piuttosto frammentata, con aree danneggiate distribuite a macchia di leopardo su tutte territorio nazionale e con picchi di vera e propria devastazione nella Pianura padana orientale, particolarmente vocata alla coltura del mais e nel meridione, dove il flagello dell’arsura si è abbattuto sui pomodori da industria.
Oltre al mais e al pomodoro, le principali ripercussioni della siccità si avranno sulla soia e sulla vite, con un raccolto che quantitativamente si preannuncia il più scarso a memoria d’uomo e qualitativamente rimane ancora un’incognita.
Nell’ambito delle macroaree più o meno colpite, comunque, non mancano realtà eterogenee legate prevalentemente al tipo di coltura e al funzionamento dei sistemi strutturali preposti all’irrigazione.

Le stime di Coldiretti parlano di una perdita del 30% dei raccolti nazionali di mais, del 40% di quelli di soia e del 20% nei raccolti di barbabietola da zucchero e girasole. Da registrare il calo del 10% nella produzione di latte dovuto allo stress da afa delle mucche e gli effetti sulla frutta autunnale, ridotta in quantità e pezzatura.

Niente stanziamenti straordinari

I risultati della riunione per fronteggiare questo scenario sono stati esposti dallo stesso ministro Catania in una conferenza stampa al termine dell’incontro e, se da un lato hanno decisamente deluso chi, nonostante il clima di feroce spending review, si aspettava stanziamenti straordinari, dall’altro hanno offerto una interessante panoramica delle misure che il governo sta prendendo per affrontare il problema siccità, sia in questa fase di emergenza che nel lungo periodo.

"Nel corso della riunione – ha detto il ministro - abbiamo effettuato una disamina della situazione, concordando sulla necessità di completare il quadro degli adempimenti per il riconoscimento dell’eccezionale avversità atmosferica, a partire dalla valutazione dei danni registrati non ancora completata. Abbiamo riflettuto sulla possibilità di rappresentare la situazione sia in Conferenza Stato-Regioni che al governo, perché a tutti i livelli ci sia la percezione dell’entità del fenomeno per poi verificare se sia possibile applicare il meccanismo di parziale ristoro del danno subito dalle imprese agricole. Inoltre siamo riusciti ad ottenere l’anticipo dei contributi comunitari che, quest’anno, verranno erogati a partire del 16 ottobre".

Com’era prevedibile, dunque, la certezza è che nell’immediato non ci saranno stanziamenti straordinari, bensì una provvidenziale anticipazione di contributi comunitari che sarebbero comunque arrivati, ma che certamente donerà una boccata di ossigeno alle asfittiche casse delle imprese agricole.
In forse, soprattutto a causa del fatto che sinora nessuna regione ha completato la documentazione necessaria, rimane il ricorso al meccanismo del parziale ristoro del danno e a una sua potenziale amplificazione che sarebbe in ogni caso “leggera”, come il ministro ha più volte ribadito. 

Polizze assicurative

Preso finalmente atto che il clima italiano volge in maniera sempre più netta verso una vera e propria tropicalizzazione e che il fenomeno dell’alternanza tra siccità e piogge molto intense sembra voler divenire la norma, Catania ha voluto mettere sul tavolo dell’incontro anche un piano d’azione a medio e lungo termine (coerente con l’invito arrivato dalla Commissione europea) e ha incassato la disponibilità degli assessori a lavorare per raggiungere una maggiore diffusione delle coperture assicurative per questo tipo di rischi.
Il costo delle polizze saranno solo parzialmente a carico delle aziende agricole che le sottoscriveranno e alle quali sarà garantito un contributo pubblico di entità e provenienza per ora non ben definiti.  

Revisione delle colture univoche
 
Altro elemento di contrasto al problema nel medio e lungo periodo è una revisione degli orientamenti colturali univoci che, soprattutto in alcune aree del Paese, espongono gli agricoltori a forti rischi. Pur poggiando su motivazioni più che valide, il tema è delicato in quanto l’auspicabile differenziazione delle varietà coltivate potrebbe essere percepita dall’agricoltore come inconciliabile con l’esigenza di ottenere il maggiore reddito possibile nell’immediato. Il contrasto tra la prospettiva del minor rischio e quella del maggior reddito non è sfuggita al ministro che, anticipando le prevedibili obiezioni per una possibile ingerenza del pubblico nel privato ha dichiarato: «È ovvio che, in un’economia di mercato, spetta alle imprese fare le proprie scelte, ma il nostro obiettivo deve essere quello di fare in modo che si tratti di scelte consapevoli».

Gestione dell'acqua e qualche dubbio

La carenza e l’eccesso di acqua sono le due facce di una stessa medaglia e proprio sulla gestione delle risorse idriche il ministro ha dichiarato: "In prospettiva il tema dell’acqua è, ovviamente, di un’importanza capitale, perché se non affrontato nella maniera giusta è in grado di condizionare lo sviluppo nei prossimi decenni. Non possiamo permettere che il consumo civile, quello agricolo e quello industriale entrino in competizione tra loro".
È opinione comune – peraltro inoppugnabile - che sia indispensabile che il tema assuma la dovuta centralità, servano nuove infrastrutture e opere irrigue, così come una corretta manutenzione della rete.

Il rischio è tuttavia che tra austerity, cambi di colore politico ai vertici e irrefrenabili tentazioni di scaricare il problema attraverso privatizzazioni già bocciate da un referendum popolare ma dal fascino irresistibile, divenga sostanzialmente impossibile reperire le ingenti risorse necessarie.
Di certo non bastano i 600 milioni di euro per opere relative alla rete irrigua nazionale già mobilitati e pendono forti dubbi, legati ai tempi di realizzazione, circa il buon esito del confronto di Catania con il ministro Fabrizio Barca sulla necessità di mobilitare una parte significativa dei fondi regionali e di coesione, oltre a quelli della Pac, per avviare un grande intervento pluriennale sull’acqua.


Giù le mani dai Consorzi di bonifica

Nel frattempo la patata bollente rimane tra le mani dei Consorzi di bonifica che, nel corso di quest’ultima emergenza, hanno prodotto
risultati alterni e da più parti vengono considerati  inutili ed eliminabili.
Sul tema il ministro ha dato una rispostadecisa, dichiarando che il problema non sono i consorzi, ma la cronica carenza di risorse in cui devono operare.
"I Consorzi di bonifica sono soggetti fondamentali del sistema e se dovessimo riscrivere il sistema cancellandoli faremo un salto nel buio – ha dichiarato Catania -. Dobbiamo in realtà investire di più nel sistema e destinare più risorse".

La settimana prossima il ministro sarà a Cipro per il Consiglio informale dell’Unione europea, durante il quale si discuteranno proprio i temi del consumo del suolo e dell’acqua.
"Le questioni sollevate dall’Italia nei mesi scorsi sono state assunte dalla presidenza e dalla Commissione come base di discussione dell’informale – ha concluso il ministro – e questo testimonia che l’Italia, quando ci si confronta su temi seri e concreti, trova sempre nell’Europa un ascoltatore disponibile e attento".