Notai e avvocati, tassisti e benzinai, banche e assicurazioni, porti e autotrasporti, energia e altro ancora sono contemplati nel decreto legge numero 1 del 24 gennaio, noto con il poco originale e cacofonico appellativo di “liberalizzazioni”. Nei suoi 98 articoli è coinvolta l'agricoltura laddove si parla (articoli 62 e 63) di rapporti commerciali e di contratti di filiera. Argomento controverso e che ha suscitato la contrarietà della Gdo (grande distribuzione organizzata), tema del quale si occupa diffusamente anche Agronotizie di questa settimana. Ancora di interesse per gli imprenditori agricoli le novità introdotte dall'articolo 65 a proposito degli impianti fotovoltaici. A seguire l'articolo 66 con le norme sulla dismissione dei terreni demaniali e poi il capitolo del credito, rivisto dall'articolo 64.

 

Cosa bolle in pentola

Le novità per il mondo agricolo non sono di poco conto anche se occorre aspettare la loro conversione in legge (i decreti vanno convertiti entro 60 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale). Conversione che potrebbe portare a non poche modifiche dopo la levata di scudi di tutte le categorie coinvolte, ognuna preoccupata di perdere un pezzetto dei propri vantaggi. Come ricordano le cronache di questi giorni, sul decreto liberalizzazioni si è abbattuta una pioggia di emendamenti (oltre 2000), sebbene siano solo qualche centinaio quelli con un contenuto ammissibile. E ritocchi al decreto pare stiano arrivando dallo stesso Governo, che probabilmente porrà la “fiducia” per la conversione in legge.

Pur se con tutte le riserve del caso, per l'agricoltura non dovrebbero esserci grandi sorprese rispetto al testo iniziale ed allora torna utile l'ottimo lavoro di sintesi fatto dall'Anas, l'associazione nazionale allevatori dei suini, che del decreto liberalizzazioni ha riassunto i passi di maggiore interesse per le imprese agricole. Ne riproponiamo di seguito parte del contenuto.

 

La sintesi di Anas

Rapporti commerciali - Obbligo della forma scritta per i contratti che abbiano ad oggetto la cessione di beni agricoli ed alimentari. Divieto di comportamenti sleali nei rapporti di filiera. Fissazione dei termini di pagamento a 60 giorni per le cessioni dei prodotti alimentari non deteriorabili e a 30 giorni per quelli deteriorabili. Introduzione di sanzioni amministrative da 500 fino a 500.000 euro.

Contratti di filiera - Per il rilancio degli investimenti nel settore agroalimentare sarà consentito l’utilizzo di 250-300 milioni di euro nei prossimi tre anni attraverso la riattivazione dei contratti di filiera e dei distretti agroalimentari.

Fondo credito - L'obiettivo è fornire un sostegno all’accesso al credito delle imprese agricole che investono in programmi di sviluppo rurale.

Impianti fotovoltaici - Stop agli incentivi statali per gli impianti fotovoltaici con i moduli collocati a terra ed è incentivata l’applicazione degli impianti fotovoltaici costruiti sulle serre.

Dismissione dei terreni demaniali - Abbassamento della soglia del ricorso alla trattativa privata: l’asta pubblica interverrà solo per i terreni di valore pari o superiore a 100.000 euro. Il vincolo di destinazione d’uso agricolo è aumentato a 20 anni. Diritto di prelazione per i giovani imprenditori agricoli. Le dismissioni avranno cadenza annuale (il 30 giugno di ogni anno).

 

Bruxelles in aiuto

Sin qui il documento realizzato da Anas e che abbiamo riproposto con alcune sintesi. Ora non resta che attendere la conversione in legge e verificare quali saranno le modifiche apportate al decreto e quali ripercussioni avranno sul mondo agricolo. Qualche apprensione riguarda i vincoli sui rapporti commerciali, che restituiscono almeno un po' di equilibrio a favore degli agricoltori e contro i quali si sono schierati i grandi gruppi della distribuzione organizzata. Atteggiamento che ha suscitato critiche e perplessità. E che cozza con l'atteggiamento della Ue, tutta protesa verso un riequilibrio dei rapporti di filiera e per la trasparenza dei mercati. Se ne è avuta conferma con l'approvazione del "Pacchetto latte” deciso il 15 febbraio nella “Plenaria”. Ora non resta che aspettare qualche giorno per conoscere se il decreto liberalizzazioni sarà riscritto in queste parti. E se anche lo fosse, non resta che appellarsi alle decisioni che Bruxelles ha già preso e a quelle in fase di approvazione con il “Pacchetto qualità”. Gdo volente o no.