Sono trascorse solo poche settimane dal 7 gennaio, anniversario delle rivolte di Rosarno; tante parole sono state spese affinché una tale situazione di sfruttamento ed alienazione dei diritti fondamentali non si possa ripetere. Oggi, a così breve distanza, siamo nuovamente ad associare le parole 'lavoro' a 'tratta illegale di uomini e donne'.

Secondo le stime diffuse da Flai (Federazione lavoratori agroindustria) Cgil, sono ben 400mila i lavoratori del settore agricolo che vivono sotto caporale.
Di questi, 60mila vivono in condizioni di assoluto degrado occupando alloggi di fortuna sprovvisti dei minimi requisiti di vivibilità ed agibilità. Inoltre, l'incidenza del lavoro nero è del 90% nelle regioni del Mezzogiorno, del 50% nelle regioni del Centro e del 30% in quelle del Nord Italia. Questi i dati diffusi il 24 gennaio scorso in occasione dell'assemblea romana quadri e delegati Cgil Fillea (Federazione italiana Lavoratori legno edili e affini) e Flai.

L'occasione è servita per far partire la campagna nazionale 'Stopcaporalato', volta a promuovere una proposta di legge che mira ad inserire nell'ordinamento giudiziario il reato di caporalato, oggi punito in caso di flagranza e con una sanzione amministrativa di appena 50 euro per ogni lavoratore ingaggiato.
Secondo le stime di Flai e Fillea l'edilizia e l'agricoltura sarebbero le categorie maggiormente colpite da questo fenomeno che coinvolgerebbe centinaia di migliaia di lavoratori per la maggior parte migranti.

In cerca di un impiego, i lavoratori sono costretti a concentrarsi nei luoghi dove all'alba, avviene la selezione quotidiana di manodopera sottopagata ad opera dei cosiddetti 'caporali'. Inutile sottolineare che si tratta di una pratica illegale che non ottempera alla legge sul collocamento ma che, soprattutto, induce, come spiegato da Fillea e Flai, “centinaia di migliaia di lavoratori ad essere ricattati e sfruttati da caporali che sempre più frequentemente gestiscono le braccia clandestine per conto della criminalità organizzata”. Diffuso in passato prevalentemente nelle campagne del sud Italia, il fenomeno riguarda ora anche le regioni del centro e del nord spingendo, in seguito alla crisi contingente, anche lavoratori italiani ad attendere all'alba un caporale che assegni loro un impiego giornaliero.

La gravità della situazione sarebbe supportata, come spiegano Stefania Crogi segretaria nazionale Flai Cgil e Walter Schiavella segretario generale Fillea Cgil, dall'apporto del lavoro sommerso al Pil italiano pari ad oltre il 17%, contro una media dei paesi avanzati dell'Europa a 15 del 4%. Il lavoro sommerso, spiegano, trova terreno fertile nei settori in cui la destrutturazione del mercato è massima e dove le microimprese dominano il sistema. Ad essere particolarmente colpiti dunque, agricoltura, edilizia e servizi dove, non a caso, maggiore è anche l'incidenza di infortuni gravi e mortali.

“A tutto questo aggiungiamo” proseguono i segretari Flai e Fillea, “la connotazione sempre più migrante ed extracomunitaria della manodopera occupata nelle campagne e nei cantieri sottoposta, in seguito all'introduzione del reato di clandestinità, ad un vero ricatto”. I lavoratori, spiegano i segretari, in quanto perseguibili penalmente per il reato di clandestinità, si trovano nell'impossibilità di denunciare le irregolarità lavorative.
“A poco servono” concludono Crogi e Schiavella, “iniziative come il Piano straordinario di vigilanza per l'agricoltura e l'edilizia avviato la scorso estate dal governo nelle regioni Sicilia, Calabria, Puglia e Campania”. Il piano, prevedeva un'attività ispettiva ad opera delle forze dell'ordine, dell'Inps e dell'Inail su di un massimo di 10mila aziende in territori dove si contano ben 600mila aziende agricole.

I risultati, di questi giorni, parlano di irregolarità nel 44% delle aziende agricole e del 49% dei lavoratori in nero; in edilizia è anche peggio. Per questo, Fillea e Flai, si fanno promotori di una proposta di legge che renda il caporalato un reato penale. “Siamo” spiegano “solo alla prima tappa della campagna nazionale 'Stopcaporalato' che proseguirà per tutto il 2011 e fino a quando la legge non verrà approvata”.

Secondo il segretario generale Cgil Susanna Camusso, "è inammissibile" che la legge attuale agisca “soltanto in caso di flagranza e con una sanzione amministrativa di 50euro per ogni lavoratore ingaggiato”.

“Contro il caporalato ci sono già sanzioni di carattere penale” è stata la risposta del ministero del Lavoro che in una nota ha precisato come “proprio in tema di somministrazione e intermediazione illecita di manodopera è da ultimo intervenuto il Decreto legislativo n. 276/2003” di attuazione della legge Biagi “che all'art. 18 comma 1, prevede sanzioni di carattere penale anche e soprattutto per fronteggiare il fenomeno del caporalato”.

Non è dello stesso parere Guido Calvi, del Consiglio superiore della magistratura che ha spiegato come l'approvazione della legge richiesta dai sindacati rappresenti un importante strumento per la magistratura per colpire il caporalato e per questo deve essere approvata. “

L'onda costituzionale” ha affermato Pier Luigi Vigna, Procuratore generale onorario della Cassazione “non è riuscita a togliere certi detriti come il caporalato. E' bene che si faccia una legge severa”.

Meritevole per Cia, la proposta di legge “ma” sostiene l'associazione, “non tutti i risultati possono essere raggiunti con la repressione e, soprattutto in tema di lavoro nero e sommerso, occorre diversificare gli interventi affiancando al controllo ed alle sanzioni gli incentivi all'occupazione”. Condivisa, infine da Cia, l'esigenza espressa da Susanna Camusso di una modifica all'attuale legge sull'immigrazione che ha creato inutili rigidità favorendo l'aumento di forme irregolari di lavoro.

Trasparenza e legalità, infine, per Coldiretti le tenaglie capaci di spezzare la catena di sfruttamento sul lavoro. Tanti, secondo l'associazione, gli esempi virtuosi nelle campagne italiane, dove lavorano regolarmente circa 90mila immigrati extracomunitari dei quali circa 15mila con contratti a tempo indeterminato.
A questo proposito Coldiretti, ricorda che il click day previsto dal decreto flussi scatterà il 31 gennaio 2011 alle 8,00; sono previste quasi centomila istanze per l'assunzione regolare di lavoratori extracomunitari. Nei casi di rapporto stagionale fidelizzato nel tempo, sono circa 4 mila i permessi di soggiorno per lavoro periodico convertibili in rapporto subordinato stabile. In questo caso, spiega Coldiretti Veneto, l’invio telematico delle richieste scatterà alle ore 8.00 del 3 febbraio prossimo.