Nessuna rivoluzione. Anche se le parole scandite dai protagonisti della tavola rotonda organizzata da Agrofarma suonano come un motto, uno slogan per il sostegno ed il rilancio del comparto agricolo.
L'appuntamento annuale organizzato dall'associazione di Federchimica che aggrega le aziende produttrici di agrofarmaci si è svolto a Roma, il 13 maggio 2010. Sono intervenuti nel dibattito il responsabile ambiente di Confagricoltura Donato Rotundo, insieme al presidente Federico Vecchioni, il direttore generale competitività per lo sviluppo rurale del ministero delle Politiche agricole Giuseppe Blasi, il presidente di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini, il vicepresidente di Coldiretti Massimo Gargano, il professore di Economia agraria dell'Università di Milano Alessandro Olper e il presidente di Agrofarma Luigi Radaelli.
Sostenibilità
Reddito e ambiente: l'agricoltore deve tutelare entrambi. I redditi agricoli sono scesi del 35,8% in Italia (2000-2009); ciononostante, non è diminuita la responsabilità dei produttori di assicurare un'adeguata risposta alla domanda di beni alimentari sicuri e salubri, nonché di adottare protocolli operativi rispettosi dell'ambiente e del paesaggio.
"Gli agrofarmaci - ha dichiarato Luigi Radaelli, presidente di Agrofarma - sono una risposta decisiva alla crescente domanda alimentare poiché garantiscono alimenti sicuri, di qualità e a prezzi sostenibili: senza di essi, infatti, le produzioni agricole mondiali sarebbero pressoché dimezzate. Il nostro settore ogni anno investe in R&S 48 mln di euro pari al 6% del proprio fatturato annuale. La ricerca e l'introduzione di nuove tecnologie sempre più avanzate e rispettose dell'ambiente hanno consentito la produzione di molecole sempre più efficienti ed efficaci, facendo registrare negli ultimi 10 anni un calo del 30% nel consumo nazionale di questi prodotti".
"Non dimentichiamo - ha inoltre sottolineato Rotundo di Confagricoltura - il ruolo dell'agricoltura nel contenimento delle emissioni di CO2, per il quale mancano ancora, però, ricerche approfondite".
Reciprocità
"L'agricoltura non può pensare di essere un piccolo mondo antico" ha dichiarato Massimo Gargano, Coldiretti.
Le aziende agricole italiane si confrontano sui mercati locali e sui mercati mondiali con prodotti che dovrebbero rispettare gli stessi standard di sicurezza.
"Non possiamo fare un passo indietro sulla ecocondizionalità - ha sottolineato Maurizio Gardini, presidente di Fedagri-Confcooperative - anche se per fare scelte in direzione di una 'buona' agricoltura le nostre imprese hanno dovuto sostenere costi elevati per migliorare la sicurezza dei prodotti, impegnandosi anche ad utilizzare nuove molecole e principi attivi meno impattanti sull'ambiente ma più onerosi". Ha aggiunto Gardini: "Occorrerebbe però che venissero introdotti elementi di reciprocità: non è possibile dover rispettare rigidi disciplinari di produzione se sulle nostre tavole arrivano prodotti da altre parti del mondo che non rispettano i nostri sistemi di regole".
"Non c'è dubbio - ha concluso il presidente di Fedagri - che dobbiamo continuare ad investire sulla ricerca scientifica e sulla innovazione, senza abbandonarci ad una liberalizzazione spinta: abbiamo bisogno che la scienza ci accompagni in questo processo senza una apertura di credito illimitata".
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Gardini, a sinistra; Blasi, al centro, e Radaelli, a destra, durante la tavola rotonda
Imprenditorialità
Meno modelli, più strumenti. Proposte costruttive arrivano sia dalla ricerca, sia dalle istituzioni, sia dal mondo agricolo.
"Noi dobbiamo dare agli agricoltori gli strumenti per poter competere, Confagricoltura rappresenta un mondo imprenditoriale e vuole gli strumenti per essere competitivi." Così il presidente Vecchioni. "Tra questi strumenti ci sono anche la chimica e le biotecnologie e come tale dobbiamo poterle utilizzare senza pregiudizi. Ci vuole più fiducia nella scienza. Purtroppo abbiamo invece spesso un approccio ideologico che vede l'agricoltura più come una realtà sociale che produttiva. Questo è uno sbaglio perché non dobbiamo pensare solo al consumatore dimenticandoci che i produttori, che invece devono essere messi nelle condizioni di poter stare sul mercato. Se non cambiamo approccio, è inutile poi dire che dobbiamo agganciare la ripresa e sostenere lo sviluppo".
L'innovazione è un fattore chiave per la ripresa del comparto. Lo evidenzia Alessandro Olper, università di Milano: "il rapido sviluppo tecnologico dell'agricoltura degli ultimi 50 anni e l'aumento della produttività hanno permesso di riuscire a sostenere la crescita demografica che ha visto la popolazione mondiale passare da quattro miliardi nel 1975 ai quasi sette miliardi di oggi (+57% in 25 anni), garantendo cibo sufficiente e sicuro per tutti a prezzi accessibili. Tuttavia è evidente che senza un ulteriore sforzo di innovazione che deve passare anche attraverso nuovi investimenti pubblici R&S, non è possibile aumentare la produzione per far fronte alle importanti sfide future di fronte alla crescente scarsità di risorse idriche, di terreni coltivabili, ed ai cambiamenti climatici".
Anche nelle parole di Giuseppe Blasi, dirigente presso il ministero per le Politiche agricole, risuona il termine "competitività". "In questi giorni riparte la discussione tra i capi di Governo UE sul bilancio comunitario e da più parti si teme che i finanziamenti all'agricoltura possano essere ridotti. Quindi la priorità numero uno è oggi quella di difendere il budget, anche perché la gran parte del sostegno al settore agricolo è di origine Ue. Dobbiamo sempre ricordare - ha aggiunto Blasi - che la nuova politica agricola comunitaria dovrà aiutare l'agricoltura ad essere competitiva".
Il ruolo dell'agricoltore diventa quindi fondamentale e deve assumere nuove competenze per far fronte alle sfide che lo attendono nei prossimi anni. In particolare la capacità professionale dell'imprenditore agricolo, soprattutto nella scelta e nell'utilizzo sostenibile delle innovazioni tecnologiche, rivestiranno un ruolo di primo piano nel garantire produzioni abbondanti, sicure, di qualità e sostenibili per l'ambiente.
Ciò rivaluta radicalmente la figura dell'agricoltore di oggi, spesso visto come semplice contadino, ma in realtà altamente informato, tecnologico, responsabile e consapevole del fatto che è necessario produrre di più, con più qualità, in modo più sostenibile e attraverso un più efficacie utilizzo delle risorse. La tecnologia e gli strumenti per le coltivazioni oramai sono arrivati a dei livelli molto alti, trasformando l'agricoltore in un operatore molto specializzato, che deve essere valorizzato come tale.