Sono questi alcuni dei dati emersi dal Rapporto 2006-2007 realizzato dall’Osservatorio sulla cooperazione agricola italiana istituito presso il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, presentato a Roma alla presenza del ministro Luca Zaia.
“Il Rapporto – ha spiegato Paolo Bruni, a nome di tutte le organizzazioni di rappresentanza delle cooperative agroalimentari che hanno contribuito allo studio (Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Agci-Agrital, Unci-Ascat e Unicoop) – è uno strumento fondamentale per le analisi sulla cooperazione e ci consegna finalmente un sistema informativo unico sulle dimensioni chiave della cooperazione associata. Ne emerge un quadro di notevole interesse che riguarda le caratteristiche strutturali, i comportamenti e le performance delle cooperative tali da legittimare ancora di più la centralità del modello cooperativo nel futuro dell’agroalimentare”.
Un tratto distintivo e particolarmente virtuoso, che accomuna l’intero sistema cooperativo agricolo nazionale rispetto agli altri Paesi europei, è la percentuale molto alta (l’82 % come media nazionale) della materia prima conferita dai soci.
“Un dato estremamente significativo – commenta De Rita – se si pensa che la riforma del diritto societario del 2003 ha fissato il principio della mutualità prevalente al 50,1% del totale degli approvvigionamenti. Questo significa che le cooperative assicurano un fortissimo radicamento con il territorio e con i produttori agricoli, che permette ai consumatori di contare su prodotti garantiti in termini di qualità e rintracciabilità delle materie prime, ma soprattutto di origine certa”.
“Che la cooperazione lavori quasi esclusivamente materia prima italiana – ha sottolineato il professor Corrado Giacomini dell’Università di Parma, coordinatore del Comitato scientifico dell’Osservatorio – evidenzia come le cooperative siano il principale garante del modello produttivo made in Italy. Inoltre la completa tracciabilità di filiera ‘dal campo alla tavola’ garantita dalle cooperative di trasformazione consente di ridurre la distanza tra produzione e consumo e offre alti livelli di sicurezza alimentare.
L’analisi di bilancio condotta su 1.226 cooperative e 4.578 imprese non cooperative – ha proseguito il Prof. Giacomini – mette in evidenza la specificità dell’impresa cooperativa che nella ripartizione del risultato di gestione privilegia l’interesse del socio, garantendogli una remunerazione spesso superiore a quella degli altri produttori di mercato”.
Per quanto riguarda le esportazioni, la cooperazione registra nel 2007 una quota sull’export alimentare pari al 9% sul totale. Il flusso verso l’estero del prodotto cooperativo è in crescita del 4,4 rispetto all’anno precedente, grazie alla sempre maggiore proiezione internazionale delle imprese cooperative delle quali una su tre (27% del totale) sta investendo sui mercati esteri. In alcuni settori tipici del made in Italy (formaggi, vino, ortofrutta, per esempio) il ruolo della cooperazione è, inoltre, nettamente più marcato.
La cooperazione si caratterizza per una consolidata e forte presenza nella fase della gestione della produzione agricola, ma negli ultimi 20 anni si è fortemente sviluppata nella fase della trasformazione dei prodotti e oggi è sempre più orientata alla conquista dei segmenti avanzati della commercializzazione e distribuzione.
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Fonte: Fedagri - Confcooperative