Le iniziative della Giornata Mondiale dell'Alimentazione si sono aperte il 16 ottobre, per ricordare l'anniversario della fondazione della Fao (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, fondata il 16 ottobre 1945), e sono proseguite fino al 15 dicembre: i temi centrali di quest'anno sono stati la sicurezza alimentare e le sfide poste dal cambiamento.
Alcuni eventi sono stati organizzati dal Cnr (Centro Nazionale delle Ricerche), che ha voluto riaffermare il proprio impegno a favore di un settore così fondamentale, specie in un momento di crisi alimentare diffusa che investe tutti i Paesi, ma che pesa maggiormente su quelli emergenti e in via di sviluppo.
"Attualmente, la produzione alimentare mondiale potrebbe essere sufficiente per tutti, e se fosse equamente distribuita, ogni essere umano avrebbe a disposizione il proprio fabbisogno calorico giornaliero", sottolinea il professor Alcide Bertani, direttore del dipartimento Agroalimentare (Daa) del Cnr. "Purtroppo gli squilibri socio-politici mondiali fanno sì che le persone che oggi vivono in condizioni di sottoalimentazione siano ancora scandalosamente numerose: circa 850 milioni".
Fondamentale per la risoluzione dei problemi alimentari il ruolo della ricerca, precisa Bertani. "In ambito scientifico vi è un generale consenso sulla possibilità che il sistema agricolo mondiale possa essere in grado di aumentare la produzione attuale e che possa soddisfare le esigenze di 8-10 miliardi di persone, sostenendo così un aumento pari a circa il 50% della popolazione attuale".
A questo proposito, non bisogna dimenticare che è il riso il cereale più consumato al mondo e sfama oltre metà della popolazione mondiale, ma soffre lo stress, un "malessere" che può comprometterne la redditività. Un dato preoccupante, specie se si considera che l'Italia è il maggior esportatore europeo, con una produzione concentrata per il 94 per cento in Lombardia e Piemonte. I ricercatori dell'Istituto di biologia e biotecnologia agraria (Ibba) del Cnr di Milano hanno dunque intrapreso uno studio per individuare e caratterizzare alcuni geni del riso in grado di attivare meccanismi di protezione: come spiega Elena Baldoni del Cnr, lo scopo è quello di "selezionare varietà che li esprimano maggiormente, risultando quindi più resistenti agli stress, con evidenti vantaggi per la produttività".
L'integrazione delle biotecnologie con sistemi di miglioramento genetico tradizionale è importante in quanto permette oggi lo sviluppo di piante di qualità superiore. Oltre al riso, è anche il caso del 'Superpomodoro', nato nei laboratori del Cnr dall'incrocio delle varietà San Marzano e Black Tomato. Un 'connubio' naturale che ha consentito di fondere i due patrimoni genetici e di ottenere una nuova varietà ad alto valore salutistico: è dotato di alto valore nutrizionale, ha un ottimo sapore, è commerciabile sia come succo sia come salsa e, sottoposto a temperature di cottura superiori a 280 gradi, mantiene in gran parte il suo potere antiossidante.
Le tematiche legate all'alimentazione non possono escludere l'attenzione all'ambiente, la cui tutela comincia dalla tavola: ogni famiglia italiana, infatti, potrebbe ridurre le emissioni di gas serra di circa duemila chilogrammi l'anno e tagliare i consumi di petrolio semplicemente seguendo abitudini alimentari più sane e sostenibili. E oltre al portafogli, ne guadagnerebbe anche la salute.
Questi i "consigli per gli acquisti" del dottor dottor Gaetano Zipoli, ricercatore dell'Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze (Ibimet-Cnr): una dieta equilibrata, maggior attenzione ai prodotti locali e di stagione (accorciando così la filiera produttore-consumatore), gli acquisti di gruppo, il riciclo dei contenitori della spesa e la riduzione degli imballaggi, un occhio più attento ai consumi energetici per la conservazione e la preparazione dei cibi. Oltre, ovviamente, al sostegno attivo alla raccolta differenziata. Suggerimenti semplici e concreti che, se applicati su vasta scala, contribuirebbero in modo determinante alla sostenibilità ambientale.
I numeri dicono tutto: "Per produrre una chilocaloria di carne", osserva Zipoli, "ne servono ben 25 di energia fossile (11 volte quella necessaria a produrre un alimento vegetale). Se ciascun cittadino americano sostituisse nella dieta quotidiana il 5 per cento della carne con alimenti vegetali si risparmierebbero 385 kcal di energia fossile al giorno, equivalenti a 95/126 grammi di anidride carbonica".
Ma gli esempi si sprecano: dall'acqua in bottiglia (paradosso estremo: per fare un contenitore in plastica da 1,5 litri si usa mezzo litro di acqua), ai pomodori (l'import dalla Cina è responsabile dell'emissione di 40mila tonnellate di Co2 l'anno), alle prugne cilene (un viaggio di 12mila chilometri per via aerea), alla dubbia sostenibilità dei biocombustibili (produrli in Italia significherebbe oggi sottrarre un quarto dei terreni disponibili alle colture vegetali e consumare il 34 per cento in più delle risorse idriche).
Sempre restando in tema di alimentazione e tecnologie, si è tenuta a novembre la prima cena "biotech": niente piatti strani o sapori inconsueti, ma polenta, formaggi, salumi e strudel. "La cena prevedeva l'uso di alimenti variamente derivati o relazionati ad Ogm", dice Roberto Defez, ricercatore dell'Istituto di genetica e biofisica 'A. Buzzati-Traverso' (Igb) del Cnr di Napoli e coordinatore generale di SAgRi, (Salute, Agricoltura, Ricerca), associazione no profit fondata per dare nuovo slancio al dibattito mediatico sulle biotecnologie e sulla sicurezza alimentare degli organismi geneticamente modificati.
La polenta, piatto forte della cena, è stata realizzata con farina di mais Bt, prodotto transgenico coltivato in diversi Paesi europei tra i quali Spagna, Francia, Germania. Dulcis in fundo, la cena si è conclusa con uno strudel alle mele, non Ogm, "della varietà valdostana, la cui sopravvivenza è minacciata dalle larve di un maggiolino che si ciba delle radici della pianta" prosegue Defez. "Per non rischiare la loro estinzione, è stato sviluppato un portainnesto Ogm che proteggerebbe i meli dagli attacchi di questi insetti senza modificare la parte aerea che produce il frutto. Una tecnica attualmente non utilizzabile perché non consentita dalla legge".
In conclusione, secondo le previsione del Cnr, aumentare la produzione primaria, sia animale che vegetale, salvaguardando le risorse ambientali e genetiche diventa, così, la vera sfida dell'umanità nei prossimi decenni. "Ci si aspetta che la ricerca scientifica possa giocare un ruolo di primo piano", precisa Bertani, "per esempio nello sviluppo delle moderne tecnologie indirizzate alla realizzazione di sistemi per la gestione di risorse ambientali indispensabili come l'acqua e il suolo, oppure nell'adozione di tecniche, materiali e macchine innovative che rendano le pratiche agrarie sempre più efficienti e sostenibili; o ancora nella realizzazione di sistemi di produzione energetica a costo accessibile".
Grande aspettativa è riservata, infine, all'analisi delle risorse genetiche. "Esse", fa notare infatti Bertani, "possono rivelarsi il fondamento per un nuovo e miglior utilizzo dell'esistente, oltre che costituire fonte e riserva di sequenze geniche necessarie a ottenere piante di nuova generazione in grado di soddisfare le future esigenze della produzione agraria. In questo contesto il sistema di ricerca deve saper analizzare, capire e comunicare con rigore scientifico e senza pregiudizi o termini del problema".
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Fonte: Cnr - Consiglio nazionale delle ricerche
Autore: Francesca Bilancieri