Non è una bocciatura alla carne prodotta in laboratorio, ma certo un freno alla sua crescita.
È quanto emerge dalle decisioni della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo chiamata ad esprimersi sulle politiche da adottare in tema di approvvigionamento di proteine vegetali da destinare all'alimentazione degli animali e non solo.
Si è partiti dalla constatazione della forte dipendenza dalle importazioni di fonti proteiche che per circa il 70% proviene dai paesi terzi.
Ecco allora l'invito degli eurodeputati a prendere in considerazione la possibilità di introduzione di regimi ecologici per leguminose e prati da affiancare alla creazione di fondi per sostenere la produzione di vegetali ad elevato tenore proteico.
Fra le proposte anche la possibilità di avviare colture ad elevato tenore proteico sui terreni a riposo.
La "carne in provetta"
Nella discussione non poteva mancare un riferimento alla possibilità di produrre carne in laboratorio (c'è chi la definisce carne coltivata, quasi a celarne la reale origine).
La proposta, che avrebbe favorito un'apertura alla produzione di questi prodotti, è però stata cancellata e non figura nel progetto presentato dalla Commissione Agricoltura, approvato con 33 voti favorevoli, 9 contrari e 3 astensioni.
La ricerca non si ferma
Nessun veto, dunque, alla carne sintetica e nessuno potrà lamentare che si tratti di un freno alla ricerca e al progresso scientifico.
Semmai si è scongiurato, ma solo in parte e solo per ora, il pericolo che a prevalere siano le lobby che sostengono con grandi investimenti lo sviluppo di questa produzione.
Ora non resta che attendere la discussione di questa proposta in occasione della "plenaria" in calendario fra il 16 e il 19 ottobre, dove il progetto di risoluzione sul tema delle proteine andrà in votazione.
Attenti ai rischi
Intanto il mondo produttivo ha salutato con enfasi (e un briciolo di eccessivo ottimismo) l'esclusione della carne sintetica dal progetto della Commissione Agricoltura.
Soddisfatto il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che nel ricordare il veto già espresso dall'Italia, evidenzia come nel dibattito europeo stia crescendo la consapevolezza dei rischi che il cibo prodotto in vitro potrebbe nascondere e dei danni che potrebbe arrecare a intere filiere, senza peraltro offrire benefici per l'ambiente.
I limiti della "finta carne"
La partita però non è conclusa. Il "vento" ecologista che anima le scelte politiche europee e le pressioni delle multinazionali della finta carne torneranno ad accendere i riflettori su questo tema.
C'è da preoccuparsi? No.
Produrre carne in laboratorio ha costi elevati che, anche portati su larga scala, difficilmente potranno essere competitivi.
Per di più alcune ricerche hanno bocciato queste produzioni anche sul piano ambientale.
Senza dimenticare la necessità di impiegare antibiotici e ormoni. Rischi che si aggiungono a quelli ancora sconosciuti.
Non serve dunque vietarla. Meglio chiedere chiare indicazioni in etichetta. Poi deciderà il consumatore. Sempre che sia disposto a spendere molto.