Dal miele si possono trarre molte informazioni come quali piante sono state visitate dalle api, se ci sono inquinanti nell'ambiente, se nell'alveare ci sono determinate malattie, e anche che specie di afidi hanno contribuito a produrre un miele di melata.

 

Ma è possibile sapere quale ape ha prodotto quel miele? 

 

Oggi sì. A dirlo sono i ricercatori del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell'Università di Bologna, che hanno messo a punto una metodologia di analisi del Dna in grado di individuare quale sottospecie di Apis mellifera ha prodotto il miele analizzato.

 

Un'analisi che potrebbe diventare molto interessante come strumento per monitorare la biodiversità delle api da miele, ma anche per eventuali programmi di promozione del miele stesso, potendone indicare non solo l'origine botanica e geografica, ma anche quella per così dire apistica.

 

Per farci spiegare di cosa si tratta e che risultati sono stati ottenuti fin ora, abbiamo intervistato il dottor Valerio Joe Utzeri, che ha partecipato alla messa a punto del metodo e alla sua pubblicazione sulla rivista scientifica Scientific Reports, edita da Nature.

 

Dottor Utzeri, senza entrare in aspetti troppo tecnici, può spiegarci come funziona questa analisi?

"Certo, ci tengo però a precisare che il lavoro, come sempre in questi casi e in questo ambito di ricerca, è stato svolto a livello multidisciplinare utilizzando metodiche di genomica e bioinformatica avanzate presenti all'interno del gruppo di ricerca del professor Luca Fontanesi, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell'Università di Bologna.

 

Andando al punto della domanda possiamo dire che l'analisi, a partire direttamente da un campione di miele di poche decine di millilitri, è in grado di rilevare ed analizzare in modo specifico le regioni del Dna nucleare delle api che hanno prodotto quel miele, in mezzo a tutti gli altri Dna presenti".

 

joe-utzeri-by-unibo-1200x800-jpg.jpg

Il dottor Valerio Joe Utzeri

(Fonte foto: Università di Bologna)

 

Quali sottospecie o popolazioni può rilevare l'analisi?

"A livello sistematico si parla di sottospecie o popolazioni locali, l'analisi è stata testata su oltre 100 campioni di miele, prodotto da diverse sottospecie di api presenti nella penisola italiana. È stato anche utilizzato il Dna delle api che hanno prodotto alcuni dei campioni di mieli utilizzati, per confronto.

 

Le sottospecie testate e perfettamente discriminate attraverso l'analisi sono state Apis mellifera siciliana, Apis mellifera ligustica e una popolazione locale di Apis mellifera mellifera denominata Ape Nera del Ponente Ligure.

 

L'analisi può essere comunque estesa all'Apis mellifera carnica e sono in corso i test per sottospecie lontane dai confini nazionali. I risultati hanno anche mostrato di individuare linee ibride tra diverse sottospecie".

 

In un alveare ci possono essere anche api operaie geneticamente molto diverse tra loro, figlie della stessa regina, ma di fuchi appartenenti anche a sottospecie. Cosa viene rilevato in questo caso?

"Nel caso in questione si rileverebbero tutti i 'segnali' presenti, e quindi la diversità intrafamigliare. Si potrebbe capire quale linea materna e quali linee paterne sono state alla base dell'origine della famiglia in questione".

 

Si può quindi risalire a quale ape ha fatto un dato miele? E con quale accuratezza?

"Si può risalire alla sottospecie o linea genetica familiare con l'accuratezza adeguata a identificare sottospecie diverse e quindi comprendere l'origine entomologica del miele".

 

Voi, come gruppo di ricerca avete già fatto delle prove in alcuni territori. Che cosa è venuto fuori fino ad ora?

"Fino ad ora abbiamo ottenuto risultati importanti dal punto di vista del monitoraggio della biodiversità apistica nazionale, con importanti ripercussioni sulla possibilità di mantenere e tutelare l'ape italiana e le altre sottospecie autoctone.

 

Questa tecnologia permetterà anche l'impostazione di metodi a basso costo per la valorizzazione dei prodotti dell'alveare, in primis il miele, nell’ottica di rendere tracciabili e autenticabili gli stessi, a tutto vantaggio di produttori, apicoltori e consumatori, oltre che del mantenimento della biodiversità genetica apistica.

 

Dal punto di vista dell'autenticazione alimentare, oltre a sapere da quale ape è stato prodotto un miele si può anche valutare se è miele, in quanto spesso, in certi prodotti venduti fraudolentemente come miele, il Dna delle api non c'è per il semplice motivo che non lo hanno prodotto le api.

 

Per quanto riguarda il mantenimento della biodiversità genetica apistica, questo aspetto ha risvolti molto importanti nel contesto di cambiamento climatico in cui ci troviamo: conservare le risorse genetiche in ambito apistico permetterà di mantenere tutte le caratteristiche di resilienza necessarie, e ancora inesplorate, presenti nella biodiversità genetica delle api che troviamo nel territorio nazionale".