La Pac può aiutare l'apicoltura? E come? Queste sono domande che periodicamente ritornano, e per contribuire al dibattito sentiamo l'opinione di Giuseppe Cefalo, presidente di Unaapi, l'Unione nazionale associazioni apicoltori italiani.

Sul tema della Pac, Unaapi è stata una delle prime associazioni a fare una proposta a Bruxelles, insieme alla Ong BeeLife Coordinamento apistico europeo. Una proposta interessante che suggerisce una serie di misure a salvaguardia di api e impollinatori, come è stata accolta?
"Il documento elaborato da BeeLife nel 2019, più che singole proposte, indica un percorso per progettare ed implementare la futura Pac a tutela degli impollinatori, sia a livello comunitario sia nazionale, e propone una serie di strumenti per verificare l'efficacia stessa della politica agricola europea sugli impollinatori. È stato recepito favorevolmente dalla Commissione e diversi Stati membri (emblematico è il caso della Francia) hanno poi attinto contenuti, proponendoli ai propri governi nazionali. Nonostante l'architettura verde della Pac sia stata molto ridimensionata, gli Stati membri possono ancora adottare misure efficaci a favore di api e impollinatori nei Piani strategici nazionali, in particolare nell'ambito del primo pilastro con gli ecoschemi e del secondo attraverso i Psr".

In che modo agricoltura ed apicoltura possono interagire nella futura Pac?
"Questo è il vero nocciolo della questione: immaginare un settore apistico svincolato dal mondo agricolo, dalle sue modalità produttive e dal conseguente impatto ambientale, svilisce il senso stesso di qualsiasi misura della Pac. Unaapi ritiene che agricoltura ed apicoltura debbano operare sinergicamente sullo stesso piano: il settore agricolo necessita di beneficiare dell'incommensurabile apporto di api e impollinatori alla quasi totalità delle produzioni agronomiche e, al tempo stesso, l'apicoltura merita di ricevere i benefici di pratiche agricole meno impattanti e finalizzate al ripristino di habitat e biodiversità, con maggiori risorse nettarifere usufruibili. Le proposte di Unaapi sono formulate con tale prospettiva, in un'ottica di medio e lungo periodo, ma che porterebbero benefici già nell'immediato, sull'intero territorio nazionale".

Giuseppe Cefalo
Giuseppe Cefalo, presidente Unaapi

C'è un forte dibattito sull'opportunità di ricevere dei contributi diretti ad alveare, quale è la posizione di Unaapi a riguardo?
"A dire il vero, si tratta di un dibattito di basso profilo, alimentato specialmente sui social, da chi strumentalizza il difficile momento produttivo del nostro settore che ormai da anni produce poco e con alti costi di gestione. Pensare di cambiare il funzionamento attuale della Pac, per quanto riguarda i pagamenti diretti, è anacronistico rispetto all'andamento e chiusura dei negoziati.

Purtroppo, di fatto, l'assegnazione dei pagamenti sui titoli e sulle unità produttive resterà immutata perché fortemente difesa dagli Stati membri che basano la propria economia agricola su tali sussidi. Pensare di ottenere concessioni per settori che non rientrano, allo stato attuale, in tale sistema di pagamenti diretti è praticamente impossibile. Da apicoltore professionista, conoscendo molto bene i costi gestionali di un'azienda e di un singolo alveare, ritengo che un aiuto, che copra almeno una buona parte dei costi fissi aziendali, dovrebbe aggirarsi intorno agli ottanta e cento euro ad alveare. Quali governi sarebbero disposti a tagliare una fetta così importante dagli attuali fondi destinati agli aiuti diretti, per devolverli all'apicoltura?

Inoltre riteniamo che un sistema di aiuti diretti può avere diverse e pericolose ricadute negative, quali la moltiplicazione di alveari fittizi, la diffusione di problematiche di abbandono con annessi rischi sanitari e il decadimento del livello tecnico e professionale delle aziende apistiche. Infine gli aiuti diretti non inciderebbero sulle cause principali del declino delle api e sull'andamento negativo delle produzioni apistiche".


Comunque aiuti ad alveare, concessi ad apicoltori professionisti per contribuire alle spese di gestione sempre più gravose, soprattutto in annate difficili, non potrebbero essere utili?
"Potrebbero essere utili, ma non risolverebbero il problema gravoso che attanaglia il settore apistico ovvero la preoccupante crisi produttiva dell'apicoltura italiana ed europea. Se il nostro settore ha raggiunto l'attuale elevato livello tecnico e professionale, riconosciuto in tutto il mondo, e se il nostro miele è un'eccellenza a livello comunitario, lo si deve al fatto che gli apicoltori italiani hanno saputo valorizzare le potenzialità del territorio nazionale e le caratteristiche uniche floreali che abbiamo, sviluppando know how e professionalità. Il cambiamento climatico, l'erosione delle superfici agricole e boschive d'interesse nettarifero e l'impatto dei pesticidi sui pronubi impongono proposte e risposte differenziate. Credere di poter risolvere la situazione complessa di degrado, con contributi diretti ad alveare, è semplicistico e riduttivo".

Quali sono le proposte avanzate da Unaapi per sostenere l'apicoltura nella futura Pac?
"In rappresentanza del settore apistico nazionale, Unaapi interpreta le esigenze dei produttori e cerca di costruire con proposte concrete e praticabili. In particolare, sul tema strategico della Pac, abbiamo formalizzato una serie di proposte sinergiche tra loro, sia sul primo sia sul secondo pilastro, che potrebbero, almeno in parte, arginare e contenere la devastante crisi produttiva dell'apicoltura nel breve e medio periodo, se adeguatamente implementate. Le proposte sono state depositate e illustrate nella recente audizione del 16 giugno 2021, presso la Commissione agricoltura della Camera dei deputati, e sono scaricabili dal nostro sito www.unaapi.it.

Per il primo pilastro, data l'importanza che attribuiamo all'architettura verde della prossima Pac, riteniamo fondamentale l'implementazione di un 'ecoschema impollinatori' che preveda incentivi per gli agricoltori virtuosi che su base volontaria, adottino pratiche agricole compatibili con il benessere di api e impollinatori.

Relativamente al secondo pilastro, abbiamo proposto una serie di misure da inserire nel Piano strategico nazionale che prevedono un canale preferenziale di accesso per le aziende apistiche nell'ambito delle misure agroambientali gestite dalle regioni; un riconoscimento anche del ruolo fondamentale delle aziende apistiche e degli apicoltori che con enormi sacrifici e nella quotidiana attività di allevamento, assicurano la sopravvivenza delle api. Tali misure, se implementate correttamente, potrebbero prevedere anche incentivi progressivi per le aziende apistiche.

Emblematico e innovativo è il bando Psr della Regione Calabria sulla misura 10.1.9 che prevede appunto incentivi agli apicoltori che effettuano nomadismo in determinati areali della regione, individuati dal piano attuativo della misura. Segnalo infine che Unaapi sta lavorando con alcuni importanti partner per la creazione di polizze assicurative a premio agevolato, da attivare con i fondi della Pac destinati alla gestione del rischio produttivo in agricoltura, per contenere, con strumenti innovativi, le perdite dovute alle carenti produzioni di miele derivanti dal cambiamento climatico. L'andamento dei lavori al momento sta portando risultati molto positivi, e pertanto speriamo a breve di avere un modello di polizza da proporre a tutti gli apicoltori interessati.

Infine, anche se ad oggi non mi risulta sia stata presentata alcuna altra proposta specifica per la Pac a favore dell'apicoltura, saremo molto contenti di valutare e nel caso supportare le eventuali altre proposte circostanziate ed implementabili. Non abbiamo nessun problema a collaborare con chiunque vorrà lavorare ad un percorso condiviso che metta al centro della futura politica agricola l'apicoltura e le api".