A poche ore dall'aver raccolto il testimone della presidenza dal suo predecessore, Nicola Levoni, Lenti si è trovato catapultato nell'assemblea pubblica di Assica, dove ha tracciato con brevi tratti il nuovo corso dell'associazione.
Reduce da un periodo difficile, segnato dalle conseguenze della pandemia, il settore ha chiuso il 2020 con un calo del 7% della produzione, che si è tradotto in una flessione del fatturato del 3,6%.
Ma i "fondamentali" restano buoni e il fatturato si è mantenuto sopra gli 8 miliardi di euro, anche grazie all'export.
Merito di una "maturità" del settore, che ha i suoi punti di forza nel costante miglioramento delle produzioni e nella riduzione degli impatti ambientali, valori che con fatica vengono riconosciuti e valorizzati dal mercato.
Il progetto
La ricetta di Lenti, veterinario e imprenditore di lungo corso nel settore delle carni trasformate, è al contempo semplice e complicatissima. Coinvolgere tutti, dagli allevatori ai mangimisti, dai macelli agli stagionatori, sino alla distribuzione.Alle grandi catene distributive, e qui sta forse la parte più difficile, occorre far comprendere che più benessere animale, minore impatto ambientale, eccellenza qualitativa, hanno costi che vanno pagati.
Come pure vanno sostenuti gli investimenti per aiutare le aziende, tutte quelle che compongono la filiera, nell'evoluzione verso le nuove tecnologie.
A questo proposito Lenti ha ribadito come l'agricoltura rappresenti oggi il modo più economico ed efficiente per avere un territorio sostenibile.
Non a caso il modello italiano è quello che presenta il minore impatto ambientale in Europa.
Se il contributo dell'agricoltura alle emissioni di gas climalteranti è stimato mediamente nel 14,2% nel mondo, In Italia questo stesso valore si ferma al 5%.
Ciò significa che siamo già in una realtà virtuosa, in grado di progredire ulteriormente, purché il suo valore sia riconosciuto e il suo progresso incentivato.
Allevamenti all'avanguardia
Alla zootecnia italiana e con essa a tutto il resto della filiera delle carni, non viene riconosciuto lo sforzo enorme compiuto e i risultati raggiunti nell'adeguarsi alla maggiore sensibilità ambientale. Lo ha ammesso anche il ministro per le politiche agricole, Stefano Patuanelli, intervenendo alla assemblea di Assica.Un percorso, questo verso la sostenibilità ambientale e il benessere animale, che va sostenuto.
Le risorse del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) vanno in questa direzione quando si parla di transizione ecologica e di transizione digitale.
Stop Nutriscore
Il digitale rappresenta poi la chiave di volta per far uscire la carne dall'anonimato che oggi la incatena.Dal Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura, si dicono convinti, per voce del direttore generale Stefano Vaccari, che per le produzioni animali di qualità ci sia uno spazio di crescita.
Purché, come ricordato in occasione dell'incontro Assica, la carne sia capace di darsi un'identità che ne comunichi i valori ambientali e di benessere animale, oltre a quelli di carattere nutrizionale.
Un motivo in più per rifiutare le etichette a semaforo, il Nutriscore, che Vaccari ha bocciato senza appello, definendolo come un sistema idiota, in grado di alterare le condizioni di mercato.
Raccordare tutta la filiera
Che il settore abbia opportunità di crescita puntando sulla innovazione e sulla introduzione delle tecnologie digitali, si sono detti d'accordo gli altri interventi al convegno di Assica.Ricordando più di una volta come l'obiettivo richieda uno sforzo comune nel raccordare tutta la filiera.
Perché a nulla serve il benessere in allevamento se questo viene annullato al macello o viceversa.
Inutile parlare di miglioramento dell'impatto ambientale ricorrendo alle energie alternative se poi non c'è attenzione alla gestione dei reflui. E così per ogni altro passaggio di questo percorso che inizia dalla genetica degli animali per giungere passo dopo passo sino al punto vendita.
Una "rivoluzione"
Tutta la filiera, da sempre strutturata in compartimenti stagni, in concorrenza fra loro, dovrà imparare a lavorare insieme su obiettivi comuni.Sapendo che il successo di un allevamento è il primo passo per un analogo risultato al macello e poi nel salumificio.
Un successo che potrà finalmente essere comunicato con efficacia, mettendone in luce il valore. Che a quel punto dovrà essere riconosciuto da chi vende e da chi compra.
Insomma, una rivoluzione. Ruggero Lenti sembra intenzionato a provarci. Non sarà facile, ma speriamo ci riesca.