Bufala, un progetto di ricerca genomica da otto milioni di euro
Si chiama Genobu, durerà tre anni ed è stato finanziato dal ministero dell'Università e della ricerca: punta a selezionare individui resistenti alle zoonosi e ad utilizzare i marcatori molecolari per rafforzare la tracciabilità delle produzioni zootecniche innalzandone la qualità

La parte industriale del progetto svilupperà tra l'altro microarray di Snps specifici per la selezione su vasta scala di riproduttori bufalini
Fonte foto: © Maurizio Malangone - Adobe Stock
Il ministero dell'Università e della ricerca ha dato il definitivo via libera al progetto di ricerca "Sequenziamento del genoma bufalino per il miglioramento quali-quantitativo delle produzioni agro-alimentari" denominato "Genobu" che vede capofila il Consorzio Biogene (Ceinge) e come coordinatore scientifico l'Istituto per il sistema produzione animale in ambiente mediterraneo del Consiglio nazionale per le ricerche (Cnr-Ispaam). Il progetto vale circa otto milioni di euro ed avrà una durata di tre anni a partire da gennaio 2021. Lo rende noto il Cnr con una nota esplicativa per la stampa.
Genobu è un progetto Piano operativo nazionale 1 in area Agrifood, finanziato nell'ambito dei progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nelle quattro regioni italiane designate nell'obiettivo della convergenza Ue: Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Il Cnr partecipa mettendo a disposizione il know-how interdisciplinare di due istituti afferenti al dipartimento di Scienze agroalimentari (Cnr-Disba): l'Istituto per il sistema produzione animale in ambiente Mediterraneo (Cnr-Ispaam) e l'Istituto di biologia e biotecnologia agraria (Cnr-Ibba), anche esercitando un ruolo di collegamento e coordinamento tra enti di ricerca, aziende del settore industriale e del settore zootecnico bufalino.
Genobu vede coinvolti anche il dipartimento di Scienze agrarie dell'Università degli Studi Federico II di Napoli il dipartimento di Scienze farmaceutiche dell'Università di Salerno e l'Associazione nazionale allevatori specie bufalina (Anasb). Come aziende del settore industriale ci sono il consorzio Biogene (Ceinge), la Neatec Spa e la Avantech Group Srl, e come aziende del settore zootecnico bufalino l'Azienda agricola Iemma.
Il progetto ha l'obiettivo di sviluppare tecnologie e metodologie innovative per migliorare la filiera bufalina mediante la selezione genetica dei migliori riproduttori bufalini.
Diversi gli strumenti adottati, si comincia dal "ri-sequenziamento del genoma e dell'esoma di un maschio bufalino di razza Mediterranea italiana di alto valore genomico mediante le più moderne tecniche di sequenziamento" per poi puntare alla "selezione genetica di bufale resistenti a malattie endemiche come brucellosi e tubercolosi" ma anche "selezione citogenetica di riproduttori esenti da anomalie cromosomiche con estensione delle mappe citogenetiche" è scritto nella nota.
E se queste ambiziose linee di ricerca riguardano obiettivi di sanità animale, non mancano quelli puntati sulla qualità e costanza nel tempo delle produzioni zootecniche. A cominciare dalla "selezione di riproduttori per caratteri quali-quantitativi del latte e suoi derivati mediante marcatori molecolari" passando per un "incremento della progenie femminile mediante seme sessato e testato mediante spermio-Fish".
Per quanto riguarda la rintracciabilità dei prodotti zootecnici saranno delineati "profili proteomici di organi e fluidi biologici per la valorizzazione e il tracciamento delle materie prime dalla filiera bufalina".
Con le ricerche in itinere, la componente industriale e aziendale al tempo stesso produrrà:
Genobu è un progetto Piano operativo nazionale 1 in area Agrifood, finanziato nell'ambito dei progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nelle quattro regioni italiane designate nell'obiettivo della convergenza Ue: Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Il Cnr partecipa mettendo a disposizione il know-how interdisciplinare di due istituti afferenti al dipartimento di Scienze agroalimentari (Cnr-Disba): l'Istituto per il sistema produzione animale in ambiente Mediterraneo (Cnr-Ispaam) e l'Istituto di biologia e biotecnologia agraria (Cnr-Ibba), anche esercitando un ruolo di collegamento e coordinamento tra enti di ricerca, aziende del settore industriale e del settore zootecnico bufalino.
Genobu vede coinvolti anche il dipartimento di Scienze agrarie dell'Università degli Studi Federico II di Napoli il dipartimento di Scienze farmaceutiche dell'Università di Salerno e l'Associazione nazionale allevatori specie bufalina (Anasb). Come aziende del settore industriale ci sono il consorzio Biogene (Ceinge), la Neatec Spa e la Avantech Group Srl, e come aziende del settore zootecnico bufalino l'Azienda agricola Iemma.
Il progetto ha l'obiettivo di sviluppare tecnologie e metodologie innovative per migliorare la filiera bufalina mediante la selezione genetica dei migliori riproduttori bufalini.
Diversi gli strumenti adottati, si comincia dal "ri-sequenziamento del genoma e dell'esoma di un maschio bufalino di razza Mediterranea italiana di alto valore genomico mediante le più moderne tecniche di sequenziamento" per poi puntare alla "selezione genetica di bufale resistenti a malattie endemiche come brucellosi e tubercolosi" ma anche "selezione citogenetica di riproduttori esenti da anomalie cromosomiche con estensione delle mappe citogenetiche" è scritto nella nota.
E se queste ambiziose linee di ricerca riguardano obiettivi di sanità animale, non mancano quelli puntati sulla qualità e costanza nel tempo delle produzioni zootecniche. A cominciare dalla "selezione di riproduttori per caratteri quali-quantitativi del latte e suoi derivati mediante marcatori molecolari" passando per un "incremento della progenie femminile mediante seme sessato e testato mediante spermio-Fish".
Per quanto riguarda la rintracciabilità dei prodotti zootecnici saranno delineati "profili proteomici di organi e fluidi biologici per la valorizzazione e il tracciamento delle materie prime dalla filiera bufalina".
Con le ricerche in itinere, la componente industriale e aziendale al tempo stesso produrrà:
- microarray di Snps specifici per la selezione su vasta scala di riproduttori che meglio assicurino incrementi qualitativi e quantitativi delle produzioni e resistenza alle malattie infettive,
- software per la messa a punto di indici genomici,
- schede sanitarie degli animali,
- strumenti per il tracciamento e la valorizzazione della filiera bufalina,
- un Portale bufalino per favorire l'integrazione e la comunicazione tra gli specialisti del settore (ricercatori, veterinari, allevatori) ed i consumatori.
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Fonte: AgroNotizie
Autore: Mimmo Pelagalli
Tag: allevamento prodotti tipici ricerca genomica genetica animale salute animale zootecnia
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