Genobu è un progetto Piano operativo nazionale 1 in area Agrifood, finanziato nell'ambito dei progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nelle quattro regioni italiane designate nell'obiettivo della convergenza Ue: Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Il Cnr partecipa mettendo a disposizione il know-how interdisciplinare di due istituti afferenti al dipartimento di Scienze agroalimentari (Cnr-Disba): l'Istituto per il sistema produzione animale in ambiente Mediterraneo (Cnr-Ispaam) e l'Istituto di biologia e biotecnologia agraria (Cnr-Ibba), anche esercitando un ruolo di collegamento e coordinamento tra enti di ricerca, aziende del settore industriale e del settore zootecnico bufalino.
Genobu vede coinvolti anche il dipartimento di Scienze agrarie dell'Università degli Studi Federico II di Napoli il dipartimento di Scienze farmaceutiche dell'Università di Salerno e l'Associazione nazionale allevatori specie bufalina (Anasb). Come aziende del settore industriale ci sono il consorzio Biogene (Ceinge), la Neatec Spa e la Avantech Group Srl, e come aziende del settore zootecnico bufalino l'Azienda agricola Iemma.
Il progetto ha l'obiettivo di sviluppare tecnologie e metodologie innovative per migliorare la filiera bufalina mediante la selezione genetica dei migliori riproduttori bufalini.
Diversi gli strumenti adottati, si comincia dal "ri-sequenziamento del genoma e dell'esoma di un maschio bufalino di razza Mediterranea italiana di alto valore genomico mediante le più moderne tecniche di sequenziamento" per poi puntare alla "selezione genetica di bufale resistenti a malattie endemiche come brucellosi e tubercolosi" ma anche "selezione citogenetica di riproduttori esenti da anomalie cromosomiche con estensione delle mappe citogenetiche" è scritto nella nota.
E se queste ambiziose linee di ricerca riguardano obiettivi di sanità animale, non mancano quelli puntati sulla qualità e costanza nel tempo delle produzioni zootecniche. A cominciare dalla "selezione di riproduttori per caratteri quali-quantitativi del latte e suoi derivati mediante marcatori molecolari" passando per un "incremento della progenie femminile mediante seme sessato e testato mediante spermio-Fish".
Per quanto riguarda la rintracciabilità dei prodotti zootecnici saranno delineati "profili proteomici di organi e fluidi biologici per la valorizzazione e il tracciamento delle materie prime dalla filiera bufalina".
Con le ricerche in itinere, la componente industriale e aziendale al tempo stesso produrrà:
- microarray di Snps specifici per la selezione su vasta scala di riproduttori che meglio assicurino incrementi qualitativi e quantitativi delle produzioni e resistenza alle malattie infettive,
- software per la messa a punto di indici genomici,
- schede sanitarie degli animali,
- strumenti per il tracciamento e la valorizzazione della filiera bufalina,
- un Portale bufalino per favorire l'integrazione e la comunicazione tra gli specialisti del settore (ricercatori, veterinari, allevatori) ed i consumatori.