Nelle moderne aziende da latte le tre più significative fonti di costo sono l'alimentazione, i costi della manodopera e la rimonta. Quest'ultima voce arriva ad impattare fino ad un 20% del costo totale, la cui maggiore componente è l'alimentazione, che vale circa un 73% del totale. In una situazione ideale la scelta di messa in riproduzione delle manze dovrebbe essere fatta sulla base di misure biometriche e non solo sulla base dell'età. Le misure da prendere in considerazione sono il peso delle manza e l'altezza misurate al garrese o alla groppa. Lo spostamento delle manze dal gruppo di accrescimento al gruppo di inseminazione dovrebbe essere fatto con cadenza settimanale, in accordo con il raggiungimento degli obiettivi preposti.

Scarica la rivista Allevatori Top

Il consiglio di non basarsi sull'età, ma piuttosto sui valori di peso e altezza raggiunti, lo si correla al fatto che alcuni animali a parità di dieta sono in grado di raggiungere lo sviluppo ottimale alla riproduzione in tempi più rapidi di altri, e per questo è necessario inserirli nel gruppo di riproduzione più precocemente rispetto alle contemporanee. Questa strategia va messa in pratica per evitare l'overconditioning, l'eccessivo ingrassamento delle manze che hanno avuto uno sviluppo più rapido. Inserire una manza con un eccessivo stato di ingrassamento in riproduzione risulta estremamente dannoso per il futuro riproduttivo della manza stessa.
 

Metodo Penn State

Una strategia possibile è quella di utilizzare un sistema adattabile per la valutazione dei target di crescita. La Pennsylvania State University ha sviluppato un metodo che permette di calcolare le curve di accrescimento delle manze sulla base degli obiettivi di età al primo parto, sfruttando le misure biometriche degli animali nella propria stalla. Questo sistema è personalizzabile in funzione delle caratteristiche degli animali maturi presenti nelle differenti aziende. Questo "Customized Heifer Growth Chart" è gratuitamente scaricabile da internet qui ed è implementabile nella propria azienda.
Più nel dettaglio, il sistema si basa sull'utilizzo di alcuni target per le manze e per le primipare, e sulla successiva creazione di un flusso di informazioni che ha come risultato finale quello di predisporre il regime alimentare ottimale per raggiungere tali accrescimenti, come riassunto nello Schema 1.

Schema 1: metodo della Penn State University
Schema 1: Metodo della Penn State University
 

Età al concepimento

Il principale scopo nella pianificazione della riproduzione delle manze deve essere incentrato sull'età al concepimento e non solo sull'età al primo parto. I costi del ritardo nel concepimento delle manze sono stati quantificati: si può stimare che per ogni mese di ritardo al primo parto delle manze (dal ventiquattresimo mese in poi), il costo di produzione della manza per l'allevatore cresca del 5% sul totale del costo della rimonta. La Penn State University ha calcolato un valore totale relativo al costo di produzione della manza che si aggira intorno ai 2.050 dollari. In questa valutazione sono inclusi i costi di alimentazione dalla nascita al primo parto, il valore della manodopera, le spese veterinarie, i costi riproduttivi e i costi fissi legati alla stabulazione (Fonte: Resource Agriculture Alternative PSU Edu). Un'indagine a livello europeo riporta che l'età al concepimento è variabile dai 13 ai 18 mesi, con una età al primo parto che fluttua tra i 23 e 31 mesi.

Bovini all'aperto
 

Management riproduttivo

Le manze sono spesso stabulate in aree distanti dalla mandria in lattazione e in molte situazioni il tempo dedicato al management della rimonta è limitato. Nella stabulazione delle manze spesso si verificano condizioni di sovraffollamento che influenzano negativamente la possibilità di valutare in maniera efficiente i segni primari e secondari dell'estro. Per questa ragione l'utilizzo di programmi per il controllo della fertilità ha suscitato un crescente interesse. L'utilizzo di questi protocolli ha il vantaggio di ottimizzare il tempo dedicato all'inseminazione della rimonta e risultano essere molto utili nel facilitare il concepimento nei periodi ottimali, riducendo i costi correlati con il già menzionato ritardo al primo parto.
 

Uso di prostaglandine

Il programma per il controllo della fertilità di più semplice applicazione e che ha trovato ampio seguito, è il programma a base di prostaglandine. Questo programma si basa sulla somministrazione di una dose di prostaglandina F2α a partire dal giorno in cui le manze sono eleggibili per il concepimento. Dal momento dell'iniezione le manifestazioni estrali devono essere monitorate in multiple occasioni giornaliere, per un periodo di 6-7 giorni. In questo caso il picco dei calori si manifesterà tra i 2 e i 5 giorni successivi al trattamento. Tutte le manze non inseminate dopo la prima iniezione riceveranno una seconda dose di PGF2α 14 giorni dopo la prima somministrazione.

I risultati ottenibili con l'uso di questo protocollo sono tuttavia molto variabili. In condizioni di eccellente riconoscimento dei calori si può prevedere che circa l'85% degli animali venga inseminato al termine del programma, con tassi di concepimento comparabili a quelli dei calori naturali. Il programma richiede un minimo di 12 giorni di valutazione dei calori (6 giorni successivi a ognuna delle iniezioni). Il successo del protocollo è strettamente legato alla capacità di identificare efficacemente gli animali in estro, richiede inseminazioni multiple nell'arco del tempo, e la distanza tra l'inizio del trattamento e l'ultima inseminazione può arrivare fino a 20 giorni. Infine, non garantisce l'inseminazione di tutte le manze idonee per la riproduzione.
 

Progesterone naturale

L'utilizzo di protocolli di fertilità a tempo fisso con l'impiego di impianti vaginali a base di progesterone naturale (Progesterone releasing intravaginal device, Prid) ha suscitato un crescente interesse negli ultimi anni. Questa tipologia di approccio consente l'inseminazione di tutti gli animali eleggibili nello stesso momento, con raggiungimento di tassi di ingravidamento paragonabili a quelli ottenibili su calore naturale. Il loro utilizzo riduce significativamente il tempo dedicato alla ricerca dei calori, consente di ottimizzare il lavoro necessario al controllo dei ritorni in estro e permette di applicare sistemi di re-sincronizzazione rapidi alla diagnosi di non gravidanza.

Uno dei primi protocolli di inseminazione a tempo fisso usato sulle manze è stato sicuramente il protocollo a base progestinica di 7 giorni (vedi Figura 1, Protocollo 1).

Protocollo 1

Questo sistema vede l'introduzione di un impianto a base di progesterone al giorno 0, in combinazione con l'iniezione di GnRH; il ruolo di questa iniezione è di controllare l'emergenza di una nuova ondata follicolare. Al settimo giorno l'impianto viene rimosso e viene somministrata un'iniezione di PGF2α. Nei primi protocolli utilizzati, si iniettava il GnRH 56 ore dopo la rimozione dell'impianto e le manze venivano inseminate 16 ore dopo, e una delle problematiche correlate a questo tipo di protocollo era la gestione dei "calori precoci". Per risolvere questa situazione è stato consigliato (vedi Figura 2, Protocollo 2) di osservare i segni dell'estro nelle manze dal momento della somministrazione della PGF2α e rimozione dell'impianto di progesterone nell'arco delle 72 ore successive e di inseminare le manze che manifestano calore in questo intervallo di tempo. Una volta raggiunte le 72 ore tutte le manze che non hanno manifestato calore vengono inseminate contemporaneamente all'iniezione di una dose di GnRH per indurre l'ovulazione a tempo fisso.

Protocollo 2

Nel 2008 il gruppo di Mike Day dell'Università dell'Ohio, che ha sviluppato un protocollo per ottimizzare la qualità follicolare, propose il raccorciamento dai 7 ai 5 giorni del tempo di permanenza dell'impianto di progesterone. Il primo test fu condotto su vacche da carne in allattamento e i risultati furono da subito molto interessanti; vari studi successivi effettuati su manze da latte hanno confermato che ridurre la durata del tempo di permanenza dell'impianto intravaginale di progesterone ha un effetto positivo sulla fertilità. In questo caso (vedi Figura 3, Protocollo 3) è prevista la somministrazione di PGF2α sia al momento della rimozione del Prid, sia 24 ore dopo.
È da notare come in questi protocolli, così come nei precedenti, la ricerca dei calori è consigliabile dalla somministrazione della seconda prostaglandina fino al momento dell'inseminazione a tempo fisso.

Protocollo 3
 

Protocolli a confronto

In un recente studio pubblicato dall'Università della Florida, il protocollo sopracitato ha raggiunto tassi di concepimento al di sopra del 60% su un gruppo di 304 manze di 400 giorni di età. Un equivalente numero di manze (n = 297) è stato trattato con un sistema più convenzionale (vedi Figura 4, Protocollo 4): le manze sono state osservate per i segni del calore per 7 giorni (valutazione mattutina della rimozione del tail-paint e inseminazione immediata alla diagnosi di rimozione), poi sono state sincronizzate utilizzando PGF2α e sono state inseminate sulla base dei calori manifesti con valutazione giornaliera; tutti gli animali non inseminati a cadenze regolari di 14 giorni hanno ricevuto somministrazioni consecutive di PGF2α nel tentativo di ingravidare il maggior numero possibile di animali in un intervallo di tempo di 12 settimane.

In questo studio, sottoponendo manze di età corretta alla riproduzione a protocolli per il management della fertilità a base di progesterone, l'età media al concepimento si è ridotta di 12 giorni e si è evidenziato un incremento del 6% del numero totale di manze ingravidate con successo nell'arco delle 12 settimane. Per quello che riguarda la performance dei ritorni in calore, il 50% delle manze che non ha concepito al momento dell'inseminazione a tempo fisso, ha manifestato calore ed è stata re-inseminata tra il 19° e il 23° giorno, con tassi di concepimento del 49,5%.

Protocollo 4

In conclusione con questa tipologia di protocolli di fertilità è possibile ottenere un 60% di animali ingravidati al giorno 0, e un 25% di ingravidati durante un periodo di osservazione dei calori di 4 giorni, per un totale di 85% di manze gravide in 23 giorni ed un lavoro di ricerca degli estri limitato a un breve e definito periodo.
 

Variante 5 più uno

Da un ultimo studio svolto da Ceva e dall'Università del Wisconsin in Portogallo, è stato dimostrato che prolungare la permanenza dell'impianto progestinico di 24 ore nel protocollo di 5 giorni (vedi Figura 5, Protocollo 5) consente di ottenere i medesimi tassi di concepimento, ovviando però alla necessità di osservare le manifestazioni di calori precoci tra la somministrazione della seconda prostaglandina e l'inseminazione a tempo fisso.
Dall'analisi della recente bibliografia scientifica è dunque possibile individuare le strategie più efficaci di management riproduttivo della rimonta; il consiglio di chi scrive è analizzare i dati riproduttivi aziendali e quindi, su consiglio del veterinario, effettuare la scelta della strategia di management più adatta alla propria realtà.

Protocollo 5

Scarica la rivista Allevatori Top
 

La redazione di Allevatori Top ringrazia Ceva Salute Animale Spa per la collaborazione

di Federico Randi - medico veterinario, PhD, Technical Service Ceva