Mantenere elevata la qualità delle produzioni, avviare un dialogo di filiera e con la grande distribuzione, comunicare con i consumatori, spingere sulla strada del benessere animale e ampliare il giro di esportazioni.
Così gli allevatori di suini di Italia, Germania e Spagna vedono un percorso comune, dove l'etichetta ha meno spazio (non per Anas e Coldiretti), ma vince il messaggio che seduce i consumatori e comunica la qualità delle produzioni e il rispetto dell'etica in allevamento.

Il taccuino degli appunti che delineano uno "Sguardo sul futuro della suinicoltura", titolo del convegno organizzato da Anas (Associazione nazionale allevatori di suini), col partner tecnico del Consorzio agrario del Nord Est e con la presenza di relatori internazionali provenienti da Spagna e Germania, paesi leader nella produzione di carni suine, mette in evidenza aspetti comuni. Il che non significa necessariamente che poi le esperienze verranno messe a dimora comune per strategie condivise. Sarebbe forse troppo, alla luce delle caratteristiche diverse dei tre modelli di filiera.

L'Italia alleva suini pesanti, destinati a una salumeria che annovera 21 prodotti Dop e 18 Igp, con una quota export in valore che arriva a 1,6 miliardi.
"La suinicoltura italiana è la settima in Europa per volumi e si distingue da tutte le altre per le proprie produzioni Dop: una particolarità alla quale non possiamo rinunciare – ha detto il numero uno di Anas, Thomas Ronconi - La biodiversità è una leva vitale per il nostro futuro".

La Spagna nel giro di pochi anni è arrivata a produrre quasi 52 milioni di suini e ha saputo avviare un processo di ammodernamento che ha contribuito a ridurre i costi di produzione negli allevamenti e una standardizzazione delle produzioni.
"La Spagna è il quarto produttore mondiale per numero di suini e il primo in Ue per numero di scrofe allevate – come ricordato da Alberto Alvarez de Benito di Zoetis Spain - Siamo autosufficienti al 120% ed esportiamo oltre il 10% della nostra produzione, che per il 60% è destinato al mercato comunitario e per il 40% ai paesi terzi".

La Cina è uno dei mercati privilegiati, anche se il dollaro basso impone alla filiera suinicola spagnola di trovare nuove destinazioni, in modo da diversificare le rotte commerciali. Messico e Canada, ad esempio, sono nel mirino.

Punto di debolezza: l'elevato uso di antibiotici e una campagna mediatica che pone spesso all'indice la zootecnia. Capita in Italia come in Spagna come anche in Germania, che con 60 milioni di capi macellati è una potenza europea indiscussa, al punto da influire in maniera abbastanza diretta sul mercato italiano.

Il rispetto delle norme sul benessere animale, magari rispettando parametri ancora più stringenti rispetto a quelli imposti dalle legislazioni vigenti, può essere un veicolo per comunicare ai consumatori quei valori che – insieme al gusto – ricercano. Basta indicare l'origine e non perdersi in fronzoli di etichetta, ma che l'Animal welfare sia un elemento chiave è lampante.
"Abbiamo avviato una campagna sul benessere animale, alla quale hanno finora aderito il 12% dei produttori di maiali – ha detto Hans-Peter Schons della German animal breeder’s federation - Puntiamo ad ampliarla, con costi suddivisi fra produttori e macellatori, così come in parallelo stiamo portando avanti una campagna di riduzione delle emissioni di gas serra e di rispetto dell’ambiente".
Temi, questi ultimi, sui quali la componente dei Verdi in Germania è da sempre molto attenta.

La comunicazione è un altro elemento sul quale poggiare le strategie di rilancio della suinicoltura. non soltanto per raccontare la qualità, alla luce del fatto che, mentre diminuiscono i consumi di carne suina, aumentano quelli dei salumi confezionati e affettati in atmosfera modificata.

"Nel primo trimestre del 2017 la salumeria a marchio Dop e Igp ha segnato una crescita del 14,3% in valore e dell’11,5% in volume", ha comunicato Linda Fioriti, analista di mercato di Ismea.
Eppure, nel suo complesso, "il consumo di carne suina è in diminuzione e le proiezioni sono che il 20% dei consumatori di carne rossa ha detto che ne diminuirà i consumi, mentre il 24% pensa di ridurre il consumo di salumi”.

Comunicare è dunque fondamentale.
"Ismea e Mipaaf stanno lanciando il sito www.carnerossa.info con l'obiettivo di promuovere la corretta informazione sui temi della carne rossa e dei salumi. Il presidente del Comitato scientifico sarà Giorgio Calabrese, esperto e volto noto della televisione".