La giornata di studio su: “Prodotti a denominazione di origine. Fattore di qualità e competitività: i formaggi” che si è svolta ieri, 2 dicembre, ai Georgofili, ha evidenziato l’importanza in Italia dei prodotti a denominazione di origine del settore lattiero caseario, non soltanto per il peso economico (i formaggi Dop assorbono la metà di tutto il latte vaccino prodotto e le aziende agricole di produzione, insieme a quelle di trasformazione, fatturano circa 7 miliardi di euro l’anno) ma anche per la funzione di presidio del territorio, salvaguardia dell’ambiente, tutela della biodiversità e per il valore sociale (i due prodotti Dop più importanti danno lavoro a circa 100mila addetti).

L’Italia, con 46 Dop registrate nel comparto dei formaggi, è al primo posto in Europa. Si tratta di un sistema, o meglio di una serie di sistemi, che operano secondo rigorose e consolidate norme dettate dai disciplinari di produzione, con elevate garanzie di qualità e di sicurezza, apprezzate dai consumatori di tutto il mondo. Tuttavia questa attenzione alla tracciabilità e alla tutela del consumatore non sempre riesce a penetrare i mercati extraeuropei, dove non c’è specifica legislazione a riguardo.

Proprio su questo tema è intervenuto Paolo De Castro, coordinatore della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, sottolineando come sia importante porre l’attenzione sui mercati di destinazione dei prodotti Dop italiani, alla luce della crescita economica e socio demografica che interesserà il mondo nei prossimi anni, soprattutto per il peso delle economie emergenti (Bric). Purtroppo, per i nostri prodotti ci sono ancora molte barriere all’ingresso di Paesi con mercati importanti come gli Usa l’unico mezzo che l’Europa ha di contrastarle è la politica dei negoziati, sulla quale l’Ue sta già lavorando da tempo. La competitività, ha detto De Castro, deve trovare necessariamente un ambito di sviluppo nella internazionalizzazione.