Si chiama ansia congenita da allarme alimentare. E' il “virus” che ha colpito i media e a quanto pare non esiste una valida terapia. Che altro dire dopo la psicosi da carne di cavallo che ha invaso carta stampata e video di ogni tipo? Perché se è vero che di frode si tratta, è altrettanto vero che rischi per la salute non ce ne sono. Anzi, c'è persino chi sostiene particolari virtù salutistiche di queste carni. Ma intanto, strillando strillando, i consumi di carne sono scesi. E lasagne surgelate e polpette sono rimaste sugli scaffali. I consumi di primi piatti pronti, surgelati è ragù, afferma Coldiretti, sono crollati di oltre il 30%. Così un altro allarme dai toni eccessivi (e non sempre attento alla verità) alla fine ha fatto solo danni. Dove non è arrivato l'allarmismo, ci ha pensato la crisi, con un taglio del 7% delle macellazioni bovine, anche questo un dato diffuso da Coldiretti.
Il virus “cinese”
E adesso ci risiamo con i suini. Nella lontana Cina pare siano stati rinvenuti alcuni maiali morti, trasportati dalla corrente del fiume Huanpu (alzi la mano chi sa dove si trova con esattezza). Per alcuni il problema riguarda sole poche carcasse chissà come finite lì. Per altri un'ecatombe di migliaia di animali. Partono i controlli e l'agenzia di stampa cinese Xinhua afferma che sono stati isolati ceppi di un circovirus responsabile della PCV. Sarà il nome un po' esotico o lo strana sigla della malattia, e subito è scattato il nuovo “allarme”. E tutti, ma proprio tutti, a sbracciarsi nel ricordare che non importiamo suini dalla Cina, che quelli che arrivano sulle nostre tavole al massimo parlano una delle 27 lingue della Ue e che i suini italiani nulla hanno a che fare con questo circovirus. Invece la PCV c'è anche in Italia, come in tutte le parti del mondo dove esiste una suinicoltura avanzata, ma ciò che più conta è che questa malattia è del tutto innocua per l'uomo. E per di più esistono strumenti di prevenzione validi e collaudati da tempo.
PCV, malattia ubiquitaria
La PCV, acronimo della sua definizione inglese di Porcine CircoVirus, è una malattia che colpisce in particolare i reparti di riproduzione degli allevamenti, con calo della produttività e mortalità dei suinetti. Non ne sono indenni nemmeno gli animali più avanti in età, dove spesso si presenta in forma asintomatica, ma con un peggioramento delle prestazioni produttive che erode i già magri margini degli allevatori. E' una malattia subdola e nota da tempo, il primo caso fu isolato in Canada nel 1998. Anche Agronotizie ha avuto modo di occuparsi della PCV parlando di un vaccino messo a punto nei laboratori della Divisione Animal Health di Boehringer Ingelheim, la cui efficacia nel contrastare la comparsa della malattia è testimoniata dal gran numero di vaccini, un miliardo, utilizzati sino ad oggi nel mondo.
Nulla di nuovo
Dunque l'aver isolato il virus in Cina non è una notizia degna di nota. Lo stesso virus lo potremmo trovare dal Canada all'Argentina, nella penisola scandinava come in Sud Africa, come in uno degli allevamenti italiani. Stessa cosa potremmo dire per molti altri virus che purtroppo tormentano il sonno degli allevatori e attentano alla salute dei suini, ma che non rappresentano alcun pericolo per l'uomo. Alcune di queste malattie dei suini hanno anche nomi strani e originali. Fra le tante ne vogliamo ricordare una, la malattia di Aujesky. Con un nome così, magari la ritroviamo nei prossimi giorni gridata sulle prime pagine dei giornali. Con il conseguente coro di dichiarazioni sulla salubrità delle nostre carni. Che salubri lo sono davvero, ma a non crederci è il consumatore, ormai sospettoso oltre ogni limite. Meglio ricordargli che le malattie trasmissibili dall'animale all'uomo sono praticamente nulle, specie consumando carne cotta. E in ogni caso i controlli sono serrati e costanti.