E' un momento di svolta per l'Anas, l'associazione nazionale allevatori suini. Giandomenico Gusmaroli, che l'ha presieduta con grande vitalità in questi anni, si è detto indisponibile a riproporre la propria candidatura per un altro mandato.  E il Consiglio direttivo dell’associazione, riunito a Roma il 7 dicembre, ha nominato alla presidenza Andrea Cristini, un giovane allevatore bresciano che insieme al fratello Tiziano porta avanti con successo un allevamento di 750 scrofe della razze Landrace e Large White, ovviamente iscritte al Libro Genealogico e fra le quali sono presenti esemplari che hanno conseguito importanti riconoscimenti nelle principali manifestazioni dedicate alla suinicoltura.

 

I traguardi raggiunti

E’ un’eredità impegnativa quella che si trova a gestire il neo presidente dell’Anas. Sono infatti importanti i traguardi raggiunti durante la presidenza Gusmaroli, a dispetto delle grandi difficoltà che il settore ha dovuto affrontare, specie in questi ultimi anni. Colpa di un mercato da tempo in affanno con il prezzo del vivo fermo a poco più di un euro al chilo.  Pochi numeri sono sufficienti a delineare il quadro delle difficoltà del settore. Il prezzo medio dei suini pesanti (quelli destinati alla produzione di salumi Dop) è fermo ad una media di 1,23 centesimi al chilo. Il valore complessivo del settore è di 2,36 miliardi di euro, ma solo il 15,90% finisce nelle tasche degli allevatori, il resto è appannaggio di trasformazione e distribuzione, con quest'ultima che si prende il 50% del valore della filiera. Tutta colpa, è l'opinione ricorrente delle industrie di trasformazione, della eccessiva offerta di prodotto. Sarà, ma mentre gli allevatori italiani producono 26 milioni di cosci, se ne importano dall'estero 55 milioni di pezzi. Vale a dire che ogni tre prosciutti consumati due sono di importazione. Se il mercato è “ingolfato” la colpa, viene da dire, non è solo degli allevatori.
Solo pochi mesi fa Gusmaroli aveva puntato il dito contro le difficoltà incontrate nel far rispettare gli accordi di filiera da parte dei vari protagonisti, industrie di trasformazione in testa. E per superare la fase di stallo si era detto pronto ad accogliere nel progetto “chi ci sta”. Ed ecco arrivare, a inizio autunno, il patto siglato con i consorzi dei prosciutti Dop di Parma e San Daniele, del quale anche Agronotizie aveva riferito. Sulla stessa scia si colloca l'accordo con l'Associazione italiana allevatori (Aia) per la valorizzazione della carni suine con il marchio Italialleva. Di fatto una nuova strategia di promozione del prodotto italiano dopo la “bocciatura” da parte della Ue del marchio Dop per il Gran Suino Padano che contrassegnava le carni ottenute dai suini pesanti destinati alle produzioni di salumi e insaccati Dop.

 

Le difficoltà

Non meno importanti le modifiche allo statuto di Anas che ora può aprirsi ad altri protagonisti della filiera che non siano solo associazioni di allevatori. Una strategia che va di pari passo con le iniziative intraprese attraverso il tavolo della filiera suinicola istituito presso il ministero dell'Agricoltura. Molti i punti che in questa sede erano stati concordati fra allevatori e industrie del settore, dal modello di valutazione delle carcasse alla programmazione dei volumi produttivi. “Purtroppo – ha commentato Gusmaroli durante l'assemblea dei soci Anas per il rinnovo delle cariche – i comportamenti delle parti non hanno permesso l'implementazione degli accordi sottoscritti.” Unica nota positiva su questo fronte l'identificazione di un mercato unico nazionale di riferimento e il contemporaneo avvio della Commissione unica nazionale (Cun)  per la definizione del prezzo dei suini.

 

Una lunga crisi

Sullo sfondo resta però la pesantezza del mercato con prezzi che ancora oggi (e siamo in una fase ciclicamente alta del mercato) quotano appena 1,22 centesimi per le categorie oltre i 150 kg di peso vivo. Intanto crescono i costi di alimentazione con il prezzo dei mangimi spinto verso l'alto dal prezzo dei cereali, in continua fibrillazione sui mercati internazionali. Ce n'è abbastanza per mettere in ginocchio i 100mila allevamenti italiani dai quali escono i 9 milioni di suini pesanti che offrono alle industrie di trasformazione una materia prima unica al mondo per realizzare le eccellenze della nostra salumeria. E' anche grazie a questa qualità se le esportazioni di prosciutti e salumi hanno potuto segnare nel 2010, come sottolinea Assica, risultati eccellenti con incrementi del 14%. Con dati così positivi il mercato dovrebbe reagire premiando gli allevatori di suini con un aumento dei prezzi. Così non avviene, e anche questo è un segno, semmai ce ne fosse bisogno, dello scarso potere contrattuale che gli allevatori possono esercitare sul mercato. Un problema non di oggi e difficile da aggredire, solo in parte spiegabile con la scarsa coesione del mondo agricolo. Un banco di prova sul quale il neo eletto presidente di Anas, Andrea Cristini, avrà modo di dimostrare la sua capacità di “governare” il settore per portarlo fuori dalle secche di questa pesante crisi. Gli saranno certamente utili le esperienze maturate come presidente della sezione suinicoltori dell’Apa di Brescia, come consigliere del direttivo dell’Associazione italiana allevatori e come membro del consiglio di amministrazione del Consorzio del prosciutto di Parma. Non resta che augurargli buon lavoro per i prossimi tre anni, quelli durante i quali guiderà le sorti di Anas.