Si fa un gran parlare in questi giorni, spesso a sproposito, dell’influenza AH1N1, alla quale era stato affibbiato inizialmente il nome di influenza suina. Perché i primi focolai, come molti ricorderanno, si erano verificati in Messico con la migrazione del virus dal suino all’uomo. Si paventò chissà quale catastrofe sanitaria, ma oggi è noto, voglia di allarmismo a parte, che si tratta di una banale influenza. Almeno per l’uomo. Non così per il suino, dove si manifesta con pesanti ripercussioni sulle performance produttive degli animali. Ma tutti presi dall’influenza umana, ci si è dimenticati di quella del suino e della necessità di porre in atto tutte le possibili misure di prevenzione. Nei primi giorni di novembre il SCoFCAH (comitato permanente per la filiera alimentare e la salute degli animali) è però intervenuto con la stesura di un documento nel quale si tracciano le indicazioni sulle misure di controllo e di sorveglianza per la protezione dei suini dal contagio con il virus dell’influenza AH1N1. Il documento della SCoFCAH fa leva sui servizi veterinari dei singoli Stati membri affinché concentrino i loro sforzi sull’individuazione del virus con azioni di sorveglianza mirata. La diffusione del virus fra gli animali avviene per solito con il contatto diretto e la comparsa della malattia  in allevamento è per lo più legata alla movimentazione degli animali. Di qui la necessità di prestare attenzione all’ingresso di nuovi animali, ma anche ai mezzi di trasporto che varcano le soglie dell’azienda e alle persone che hanno accesso all’allevamento e che potrebbero essere inconsapevoli vettori del virus. Queste misure di igiene e  prevenzione sono nella maggior parte dei casi sufficienti ad impedire la comparsa dell’influenza negli allevamenti suini, ma è necessario non abbassare la guardia e continuare nella applicazione delle norme di biosicurezza, norme che negli allevamenti sono per solito sempre ben seguite.

 

Attenti alla blue tongue

Nella stessa giornata lo SCoFCAH ha preso in esame anche la febbre catarrale maligna degli ovini, forse più conosciuta con la definizione anglosassone di blue tongue, che tanti problemi ha creato nel recente passato negli allevamenti di pecore e di bovini. Ora la situazione è decisamente migliorata grazie alle vaccinazioni di massa. Contribuisce a migliorare la situazione anche la stagione invernale con la scomparsa dell’insetto vettore della malattia, un moscerino del genere Culicoides. Ma con la prossima primavera e con il ritorno di questi insetti sarà necessario rialzare la guardia e per questo è stata ipotizzata la proroga a tutto il 2010 delle norme ancora oggi in vigore. E’ stato anche confermato il vincolo allo spostamento degli animali dalle zone infette a quelle indenni, che potrà avvenire solo a condizione che gli animali siano vaccinati.

 

Peste suina in Romania

Si è parlato anche della peste suina, problema che affligge ancora gli allevamenti della Romania, dove però si fanno registrare netti miglioramenti grazie alle campagne di eradicazione di questa patologia. L’orientamento indicato dalla SCoFCAH è quello di proseguire con le misure di controllo sanitario e di monitoraggio degli allevamenti. Un compito reso più difficile dalla presenza in Romania di numerosi  piccoli allevamenti a carattere famigliare che possono sfuggire ai controlli e diventare così pericolosi serbatoi di sopravvivenza e quindi di diffusione del virus.