“La crisi del latte sta rientrando” ha detto il Commissario europeo Mariann Fischer Boel intervenendo alla riunione del Parlamento, a Strasburgo, nei giorni scorsi. Di parere opposto sembrano essere gli allevatori di Francia, Germania, Spagna, Austria, Belgio, dove per protesta sono stati allagati i campi con migliaia di litri di latte. Scene che si sono ripetute anche in Italia, di fronte ad importanti strutture di trasformazione del latte. L’aumento del prezzo del burro (+4% in Francia) e del prezzo del latte scremato (+ 2% in media nella Ue), non sono bastate a calmare gli animi e soprattutto a rimettere in sesto i bilanci delle stalle europee. Tantomeno di quelle italiane, dove il prezzo ha dato qualche timido segnale di recupero (superando di poco quota 30centesimi al litro), ma ancora non copre nemmeno i costi di produzione.

Sono dunque necessari interventi radicali e di ampio respiro e dal Parlamento europeo è stata approvata (447 voti favorevoli, 70 contrari e 16 astensioni) la proposta legislativa per prorogare gli acquisti di burro e di latte in polvere. Secondo i deputati l’aiuto dovrebbe applicarsi anche ai formaggi. E’ questa un’apertura alle richieste italiane, portate avanti dal presidente della Commissione agricoltura, Paolo De Castro.

 

Gli interventi

Il Parlamento rivolge anche un invito alla Commissione a intervenire per arginare la crisi. Invito raccolto mettendo sul tavolo una serie di proposte a medio e lungo termine, fra le quali iniziative per riequilibrare offerta e domanda e messa a punto di strumenti che consentano una maggiore stabilità sul mercato del latte. Fra le proposte figura anche la creazione di mercati a termine, la cui finalità dovrebbe essere quella di contribuire a rendere più trasparenti i prezzi. Nell’immediato oltre ai 600 milioni per le misure di mercato, ci sono i 4,2 miliardi del piano europeo di ripresa economica per far fronte alle “nuove sfide”, come la ristrutturazione del settore lattiero caseario. E’ anche possibile un aiuto, da parte dei singoli stati, per un massimo di 15mila euro per ogni allevatore.

 

L’Italia e i formaggi

Vedremo come e se gli aiuti che derivano da queste disponibilità potranno realmente essere un volano per la ripresa del settore, ma ora le maggiori attenzioni vanno all’ammasso dei formaggi (ma per la decisione occorre attendere ottobre) e alla proposta di intervenire sulle quote latte con un programma di acquisto da parte dei governi. Secondo questo progetto, finalizzato a favorire l’abbandono della produzione, i singoli stati potrebbero acquistare le quote e inserirle nella Riserva Nazionale, quantitativi che però non verrebbero inclusi nei conteggi per il calcolo degli eventuali esuberi produttivi nazionali. Peccato che anche questa iniziativa (come gli aiuti all’ammasso per latte in polvere e burro) vada a premiare le zootecnie del Nord Europa e sia ininfluente per gli allevatori italiani. Con l’aumento di quota nazionale che l’Italia ha già ottenuto, le multe saranno comunque solo un (brutto) ricordo già dal prossimo anno, senza bisogno di ricorrere a questo ennesimo “marchingegno-complica-quote”. Non resta allora che sperare nell’apertura all’ammasso dei formaggi. Il vantaggio andrà anche alle industrie casearie, ma se vanno bene loro, vanno bene anche gli allevatori. E viceversa. Una “regoletta” che a  volte le industrie del settore sembrano dimenticare.