I risultati dimostrano l'efficacia delle misure adottate per far fronte all'emergenza Bse come il divieto dell'uso delle farine animali nell'alimentazione del bestiame e l'eliminazione degli organi a rischio Bse dalla catena alimentare. Ma anche e soprattutto l'introduzione a partire dal 1° gennaio 2002 di un sistema obbligatorio di etichettatura che consente di conoscere l'origine della carne acquistata con riferimento agli Stati di nascita, di ingrasso, di macellazione e di sezionamento, nonché un codice di identificazione che rappresenta una vera e propria carta d'identità del bestiame.
Anche Confagricoltura commenta soddisfatta la notizia: 'Con l'approvazione da parte della Ue del regolamento che innalza da 24 a 30 l'età dei bovini ai quali è consentito mantenere la colonna vertebrale, torna finalmente sulle tavole degli italiani la 'vera' fiorentina che per tradizione viene da animali di 30 mesi'. Confagricoltura ricorda che il periodo di quarantena per questo prelibato taglio di carne, che da sempre fa parte della tradizione culinaria del nostro Paese, era cominciato il 7 Febbraio 2001, con le misure prese proprio in seguito alla crisi della Bse.
Diagnosticata per la prima volta nel Regno Unito nel 1986, la 'malattia della mucca pazza' ha raggiunto proporzioni epidemiche tanto da costituire un vero e proprio problema di sanità pubblica, a seguito della scoperta di un possibile legame tra la Bse e la variante umana, malattia di Creutzfeldt-Jakob, diagnosticata per la prima volta nel 1996.
Una buona notizia per tutti gli allevatori, che vedono premiato il proprio impegno, questo il punto di vista della Cia (Confederazione italiana agricoltori): 'Finalmente i consumatori italiani potranno mangiare la fiorentina ottenuta da bovini di 30 mesi. La decisione della Commissione europea premia così l'impegno e gli sforzi compiuti degli agricoltori italiani che si sono orientati sempre di più alla qualità, alla sicurezza, alla genuinità. In questo modo', ricorda
La fiorentina dà vita ad un fatturato di oltre 200 milioni di euro, circa il 5% del totale complessivo della carne bovina italiana. Un fatturato al quale contribuiscono quattro milioni di turisti stranieri che, in vacanza in Italia, consumano ogni anno almeno una 'bistecca con l'osso' a testa.