Con le semine di grano duro e tenero quasi concluse in tutta Italia, gli agricoltori ora guardano alle quotazioni dei cereali. La speranza è che anche quest'anno si mantengano alti i prezzi del frumento, in modo da coprire gli alti costi di produzione e ottenere un interessante guadagno.

 

A Milano il grano tenero di forza veniva scambiato ad inizio anno a 420 euro/tonnellata, mentre il grano duro sul mercato di Foggia quotava 490 euro/tonnellata appena prima di Natale. Prezzi in leggero calo rispetto alle settimane precedenti, ma pur sempre su livelli molto elevati.

 

"Prezzi che, con tutta probabilità, rimarranno storicamente elevati anche nel 2023", spiega Annachiara Saguatti, senior Analyst di Areté, Società esperta di previsioni di prezzo delle materie prime agrifood.

 

"Questo per diverse ragioni: superfici coltivate a livello globale tendenzialmente stabili se non in leggero aumento, scorte basse, consumi in crescita e il perdurare di tensioni geopolitiche".

 

Al netto dell'andamento del clima, che può stravolgere qualunque tipo di analisi, vediamo ora nel dettaglio quali sono le previsioni per quanto riguarda il prezzo del frumento duro e di quello tenero.

 

Grano duro, nessun boom delle semine

Con le quotazioni del grano duro che quest'anno hanno girato intorno ai 600 euro la tonnellata, in molti si sarebbero aspettati che le superfici seminate in Italia crescessero enormemente nel 2023. Così invece non è stato. Areté stima un incremento del 4-5% e anche le indicazioni fornite da cerealicoltori pugliesi, marchigiani e siciliani contattati confermano solo un leggero aumento.

 

Clima permettendo, la produzione nazionale dovrebbe essere stabile se non in cauta crescita, mentre la Commissione Europea prevede superfici stabili a livello continentale, secondo il Mid-Term Outlook di dicembre.

 

Per quanto riguarda il Canada, è ancora presto per conoscere le intenzioni di semina, visto che questa avviene in primavera, ma molto dipenderà dai prezzi delle prossime settimane. Il raccolto 2022 è stato buono (5,4 milioni di tonnellate) anche se sotto le previsioni (pari a 6,1 milioni di tonnellate). E proprio l'arrivo sul mercato europeo del grano canadese ha causato i cali di prezzo delle ultime settimane, la cui portata dovrebbe tuttavia essere limitata nei mesi che ci separano dal nuovo raccolto.

 

"La mancata crescita delle superfici seminate a grano duro è riconducibile al fatto che ci sono altre colture competitive e che lo spread di prezzo tra il tenero di forza e il duro si è molto ridotto. Bisogna poi considerare che la coltivazione del grano duro è più complessa e meno produttiva del tenero", spiega Annachiara Saguatti.

 

"In attesa dei dati dal Canada, la cui prima uscita è prevista per questo mese, e al netto dell'andamento climatico, la nostra previsione è che le quotazioni del prezzo del grano duro si manterranno storicamente elevate anche nei prossimi mesi".

 

Grano tenero, incognita Russia-Ucraina

L'Italia ha raccolto lo scorso anno 2,8 milioni di tonnellate di grano tenero, lo 0,36% della produzione globale. Un dato che serve a sottolineare come gli aumenti di superfici previsti nel Belpaese avranno ben poca influenza sul prezzo a livello globale.

 

Questo sebbene stime informali parlino di un 8-10% di aumento, con punte anche del 15% in certi areali. Ad influire sulle quotazioni del grano tenero, oltre al clima, sono Paesi come la Russia, gli Usa, la Francia o l'Australia, dove si concentra la produzione e l'export.

 

"La Russia nel 2022 ha prodotto 91-100 milioni di tonnellate di grano tenero, ma prevediamo che le superfici seminate siano in diminuzione", sottolinea Annachiara Saguatti. "In Ucraina, che prima del conflitto produceva circa 33 milioni di tonnellate, quest'anno a causa della guerra avremo una contrazione delle superfici intorno al 40%, oltre ai noti problemi di esportazione".

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L'Europa nel suo complesso dovrebbe aumentare la produzione, mentre raccolti eccezionali, come quello australiano, sono geograficamente molto distanti per influenzare significativamente il mercato occidentale. Ad incidere sui prezzi saranno poi le semine primaverili in Nord America, anche queste influenzate dall'andamento dei prezzi della granella nei prossimi mesi.

 

"In ogni caso l'annata cerealicola appena conclusa è deficitaria rispetto al fabbisogno globale. Mancano all'appello circa 2,5 milioni di tonnellate. Se a questo aggiungiamo che siamo al terzo anno consecutivo di scorte in discesa è probabile che la tensione sui prezzi resterà alta anche nel 2023", conclude Annachiara Saguatti.