Il pomodoro (Solanum lycopersicum) è una specie che può essere attaccata da oltre quaranta tipologie di funghi. In particolare la peronospora è la principale avversità di questa coltura insieme all'alternaria. I danni che il fungo può causare alle coltivazioni sono ingenti e possono interessare praticamente ogni stadio fenologico, dal germogliamento fino alla maturazione dei frutti.

 

Sulle foglie la peronospora causa ampi disseccamenti che compromettono la capacità fotosintetica della pianta. Mentre sui frutti si possono avere avvizzimenti, imbrunimenti e spaccature che azzerano il valore commerciale dei pomodori. Particolarmente dannosi, anche se non frequenti, sono gli attacchi precoci, in quanto possono compromettere la sopravvivenza delle giovani piantine.

 

In questo articolo vedremo prima di tutto il ciclo biologico di Phytophthora infestans, l'agente patogeno della peronospora delle Solanacee, e successivamente i danni che può provocare e le corrette strategie di difesa, che si basano sull'adozione di buone pratiche agronomiche e sull'uso di agrofarmaci fungicidi.

 

 

Il ciclo biologico della peronospora del pomodoro

La peronospora è una malattia causata da Phytophthora infestans, un fungo oomicete arrivato dal Centro America nel 1800 e in grado di riprodursi a danno di diverse piante ospiti della famiglia delle Solanacee, come la patata e il pomodoro.

 

Una pianta di pomodoro fortemente danneggiata da peronospora

Una pianta di pomodoro fortemente danneggiata da peronospora (Foto di archivio)

(Fonte foto: © DimitriDim - Adobe Stock)

 

Lo sviluppo di P. infestans è fortemente influenzato dalle condizioni ambientali ed è strettamente legato alla presenza di acqua sugli organi vegetali e a livelli di umidità elevati. Per questo motivo su pomodoro in pieno campo gli attacchi si concentrano nei mesi di giugno e luglio, mentre in serra la finestra temporale è ben più ampia.

 

Phytophthora infestans sverna come micelio nei tessuti vegetali rimasti in campo oppure come oospora svernante, generata dalla riproduzione sessuata di due funghi sessualmente compatibili (denominati A1 e A2). Questo ultimo caso è piuttosto raro in Italia e non è dunque rilevante.

 

L'inoculo primario è a carico dunque delle zoospore, liberate dagli sporangi, a loro volta prodotti dal micelio svernante. Le zoospore vengono trasportate sulle piante di pomodoro attraverso il vento, le gocce di pioggia o gli insetti e se le condizioni ambientali sono favorevoli germinano dando via all'infezione.

 

Ciclo biologico della peronospora

Ciclo biologico della peronospora

(Fonte foto: Università di Bologna)

 

Le condizioni ideali per la germinazione sono umidità relativa elevata, meglio se vicina al 100%, temperatura intorno ai 21°C e bagnatura fogliare persistente (dieci, dodici ore). In queste condizioni le zoospore presenti sui tessuti vegetali emettono un tubetto germinativo che penetrando dagli stomi si diffonde all'interno del mesofillo, inserendosi all'interno delle cellule e svuotandole del contenuto.

 

Dopo un periodo di crescita il fungo entra nella fase di sporulazione, producendo i rami sporangiofori, strutture alla cui terminazione sono presenti gli sporangi, che a loro volta contengono le zoospore. Se le condizioni ambientali sono favorevoli, gli sporangi vengono trasportati da agenti atmosferici sulla nuova vegetazione, dove liberano le zoospore che causano poi successive infezioni. Con temperature superiori a 30°C invece lo sviluppo del fungo si arresta.

 

Sui rami sporangiofori si sviluppano gli sporangi, all'interno dei quali sono presenti le zoospore che propagano l'infezione di peronospora

Sui rami sporangiofori si sviluppano gli sporangi, all'interno dei quali sono presenti le zoospore che propagano l'infezione di peronospora

(Fonte foto: Università di Bologna)

 

A fine stagione, gli sporangi possono sopravvivere nel terreno durante l'inverno ed essere la causa delle infezioni primarie in primavera. Oppure, come già detto, la peronospora può sopravvivere come micelio in tessuti vegetali rimasti in campo, oppure su piante spontanee nelle vicinanze dei campi coltivati.

 

I sintomi di infezione da peronospora

Phytophthora infestans è in grado di colonizzare tutti i tessuti erbacei del pomodoro, quindi foglie e germogli, fusti, fiori e frutti, ma prima dell'invaiatura. Sulle foglie la malattia provoca la comparsa di macchie traslucide che velocemente imbruniscono e necrotizzano. Se le condizioni ambientali sono favorevoli, sulla pagina inferiore delle foglie sono ben visibili le formazioni riproduttive del fungo, i rami sporangiofori.

 

Su fusti e peduncoli fogliari si formano tacche necrotiche, in corrispondenza dei quali i tessuti tendono a ripiegarsi e a morire. Questi attacchi, compromettendo il passaggio di linfa, possono provocare la rapida morte di intere piante.

 

I frutti sono suscettibili fintanto che sono verdi e quindi presentano gli stomi sulla superficie. Il fungo si propaga all'interno della bacca e si formano delle aree circolari traslucide, poi verde scuro e necrotiche. I tessuti vegetali si spaccano, specie se il frutto è avanti con la maturazione, e si possono insediare successivi microrganismi opportunisti.

 

Le caratteristiche macchie d'olio sulle foglie di pomodoro

Le caratteristiche macchie d'olio sulle foglie di pomodoro

(Fonte foto: Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna)

 

Come prevenire la diffusione della peronospora del pomodoro

Posto che la difesa delle colture da Phytophthora infestans è un elemento imprescindibile per avere produzioni soddisfacenti, gli agricoltori possono adottare diverse buone pratiche agronomiche volte a limitare il diffondersi di questo patogeno e a ridurne la pressione sulla coltura.

 

Prima di tutto è fondamentale effettuare ampie rotazioni, evitando la monosuccessione e la presenza ripetuta di specie appartenenti alla famiglia delle Solanacee. La rotazione è facilmente eseguibile in campo aperto, mentre in serra è di più difficile realizzazione.

 

È importante poi scegliere piantine certificate, esenti da malattie, ed eliminare i residui colturali interrandoli o trasportandoli all'esterno dell'area di coltivazione. Come detto, una delle forme svernanti del fungo è il micelio presente nei tessuti vegetali, che sopravvive all'inverno ed emette gli sporangi in primavera.

 

Essendo P. infestans un fungo il cui sviluppo è fortemente influenzato dalla presenza di acqua e umidità nell'aria, è bene favorire il passaggio di aria tra le piante. Questo significa, ad esempio, non eccedere con le concimazioni azotate che possono portare ad un rigoglio vegetativo eccessivo e quindi alla permanenza di umidità al suolo.

 

Peronospora, la difesa fungicida del pomodoro

Fatte tutte queste doverose premesse, la difesa fungicida resta indispensabile per contrastare il diffondersi della peronospora in campo. A questo proposito possono essere utilizzate diverse sostanze attive ammesse dai disciplinari di produzione che sono efficaci contro Phytophthora infestans.

 

Per evitare di effettuare trattamenti non necessari, è importante monitorare attentamente l'andamento climatico intervenendo solo quando sono presenti le condizioni per lo sviluppo del fungo. Condizioni che sono riportate nei bollettini regionali.

 

In quest'ottica trovano sicuramente un importane ruolo i Sistemi di Supporto alle Decisioni (Dss), in grado di suggerire all'agricoltore il livello di rischio in campo per quanto riguarda lo sviluppo di P. infestans.

 

Tra le sostanze attive ammesse dai disciplinari di produzione integrata troviamo: prodotti a base di rame, olio essenziale di arancio dolce, fluazinam, fosetil alluminio, metalaxil-m, cimoxanil, dimetomorf, mandipropamide, ametoctradina, metiram, propamocarb, azoxystrobin, pyraclostrobin, zoxamide, oxathiapiprolin, cyazofamid, amisulbrom.

 

I trattamenti devono essere effettuati seguendo le indicazioni d'etichetta e quanto riportato nei disciplinari di produzione integrata, rispettando i limiti di utilizzo e alternando prodotti con differente meccanismo d'azione al fine di non selezionare popolazioni resistenti.

 

I trattamenti, in particolare quelli a base di rame, devono essere eseguiti in maniera precoce, tenendo in considerazione l'andamento climatico. E in condizioni di particolare pressione del fungo è consigliabile utilizzare sostanze attive di tipo sistemico.

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