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Il ragnetto rosso (Tetranychus urticae), chiamato anche ragnetto bimaculato, è un acaro presente in tutta Italia in grado di nutrirsi di un gran numero di specie differenti, circa 150, alcune delle quali di interesse agrario, come la soia. Il pomodoro (Solanum lycopersicum) è sicuramente una delle colture che più risente degli attacchi di questo artropode e in aree dove la pressione è particolarmente forte, come nella provincia di Piacenza, i danni possono essere ingenti.
T. urticae, nutrendosi del contenuto delle cellule che compongono il mesofillo delle foglie, causa estesi disseccamenti e se l'infestazione è elevata si ha il collasso della pianta, non più in grado di sintetizzare nutrienti.
Per questo motivo in molti areali vocati alla produzione di pomodoro da industria il ragnetto rosso è considerato l'insetto chiave da cui difendersi. Tuttavia la sua capacità di riprodursi molto velocemente, nonché la capacità di sviluppare resistenze alle sostanze attive acaricide, rende la difesa non semplice.
Due esemplari di ragnetto rosso
(Fonte foto: Veneto Agricoltura)
"Per ottenere un controllo soddisfacente di questo fitofago è necessario adottare una difesa integrata che sfrutti tutti gli strumenti oggi a disposizione", spiega Emanuele Mazzoni, docente presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, che ha condotto studi specifici sulle popolazioni resistenti di Tetranychus urticae. "Elemento chiave è utilizzare gli agrofarmaci in maniera oculata, trattando solo se davvero necessario e in maniera corretta".
Per gestione integrata si intende dunque non solo l'uso degli agrofarmaci, che rimangono fondamentali, ma anche controllo biologico grazie al lancio di antagonisti naturali, nonché strumenti digitali e buone pratiche agronomiche.
Biologia e comportamento di Tetranychus urticae
Per comprendere come difendere efficacemente il pomodoro dal ragnetto rosso è necessario prima di tutto comprenderne la biologica. T. urticae sverna come femmina fecondata nel terreno e tra i residui vegetali. Quando le temperature si alzano, la femmina esce dallo stato di quiescenza e si sposta alla ricerca di piante di cui nutrirsi, prediligendo quelle erbacee. Spesso tra gli ospiti primaverili troviamo quindi il grano e l'orzo, dal quale poi l'acaro si sposta per andare su pomodoro.
Le femmine depongono le uova, dalle quali emergono larve che iniziano a nutrirsi della pianta ospite, attraversando due stadi giovanili prima di raggiungere la forma adulta. Se le uova sono state fecondate da un maschio dalle uova usciranno esemplari femmina, mentre quelle non fecondate daranno origine a maschi.
Uova di T. urticae
(Fonte foto: Koppert)
La temperatura e l'umidità dell'aria sono fattori determinanti nello sviluppo di questa specie. La soglia di sviluppo è intorno ai 10°C, mentre 24-25°C ed elevata umidità rappresentano l'ottimo. In queste condizioni l'uovo matura in undici, quattordici giorni, e l'ovideposizione avviene dopo due, tre settimane. Si calcola che per il raddoppio della popolazione siano necessari da sette a dodici giorni e che in campo il ragnetto compia sette, dieci generazioni l'anno.
Gli esemplari di Tetranychus urticae sono lunghi da 0,5 millimetri (le femmine) a 0,3 millimetri (i maschi) e sono dotati di un apparato boccale pungente succhiante. Dopo aver inserito il suo stiletto in una cellula del parenchima fogliare, l'acaro immette una sostanza che avvia un processo di digestione esterna del contenuto cellulare, che poi viene aspirato.
L'operazione richiede circa 15 minuti e apporta danni limitati alla pianta, ma quando le popolazioni sono elevate i tessuti vegetali collassano e la pianta entra in una fase di stress con pesanti ripercussioni sulla produttività.
Oltre che per la forma, il ragnetto rosso ha assunto questo nome anche per i caratteristici fili sericei che produce e che ricoprono la pagina inferiore delle foglie, dove staziona per nutrirsi. Questi fili, simili a ragnatele, hanno la funzione di facilitare il movimento del ragnetto, ma anche di proteggerlo dai predatori e di mantenere sulla superficie della foglia un microclima ideale. Inoltre sono utili ad ancorare uova e crisalidi.
La difesa insetticida del pomodoro dal ragnetto rosso
Come detto, ad inizio stagione il ragnetto rosso si nutre su piante erbacee, come il frumento, per poi spostarsi su pomodoro. Le infestazioni partono quindi sempre dai bordi dei campi, specie se confinano con appezzamenti coltivati con specie interessanti per l'acaro.
L'agricoltore deve prima di tutto osservare attentamente le piante per individuare ingiallimenti, segno della presenza del ragnetto, e controllare con la lente d'ingrandimento le foglie. In caso di infestazioni consistenti è necessario intervenire tempestivamente con i prodotti registrati contro questo fitofago.
Ad inizio stagione il ragnetto rosso si nutre su piante erbacee, come il frumento, per poi spostarsi su pomodoro
(Fonte foto: David Cappaert, Michigan State University, Bugwood.org)
Guardando al Disciplinare di Produzione Integrata dell'Emilia Romagna 2022, le sostanze attive ammesse sono le seguenti (tra parentesi il Gruppo Irac a cui appartiene il meccanismo d'azione):
- Abamectina (Gruppo Irac 6): prodotto che agisce per contatto ed ingestione, attivo contro le forme mobili del ragnetto.
- Bifenazate (Gruppo Irac 20): prodotto che agisce per contatto, attivo contro le forme mobili.
- Acequinocyl (Gruppo Irac 20): prodotto ad azione di contatto, attivo contro le forme mobili.
- Clofentezine (Gruppo Irac 10): prodotto di contatto con azione ovicida. Di solito viene miscelato con un adulticida.
- Exitiazox (Gruppo Irac 10): prodotto che agisce per contatto ed ingestione, è attivo contro le uova e le larve.
- Fenpiroximate (Gruppo Irac 21): prodotto che agisce per contatto ed ingestione, attivo contro larve, ninfe e adulti.
- Cyflumetofen (Gruppo Irac 25): prodotto che agisce per contatto ed ingestione, attivo contro le forme mobili. Il prodotto commerciale ha delle limitazioni d'uso (una volta ogni due anni sullo stesso appezzamento).
"Da prove condotte in laboratorio su popolazioni prelevate in campo è emerso che attualmente la sostanza attiva più efficace nel controllare T. urticae è il cyflumetofen, seguito dal bifenazate. L'abamectina ha avuto performance meno nette, soprattutto su una delle sei popolazioni testate. Mentre il fenpiroximate ha avuto una efficacia scarsa", spiega Mazzoni.
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Ragnetto rosso e popolazioni resistenti agli acaricidi
A causa delle caratteristiche genetiche del ragnetto e dei ripetuti trattamenti effettuati con medesimi prodotti, nel corso degli anni sono state selezionate popolazioni resistenti agli insetticidi. "Il problema si presenta soprattutto con gli ovicidi, in quanto oggi abbiamo solo due sostanze disponibili, il clofentezine e l'exitiazox, che però nella maggior parte dei test di laboratorio si sono dimostrate inefficaci", sottolinea Mazzoni. "Questo è un grosso problema, in quanto se anche vengono eliminati con i trattamenti gli adulti, gli esemplari che emergono dalle uova sono in grado di ripristinare le popolazioni in pochi giorni".
Per evitare problemi di resistenza e garantire la sostenibilità della coltura sono ammessi al massimo tre interventi acaricidi all'anno e al massimo un intervento all'anno con le sostanze attive che hanno lo stesso meccanismo d'azione. Non bisogna poi impiegare più di due sostanze attive in miscela.
Infine, è bene utilizzare nel primo trattamento di stagione un prodotto con una sostanza attiva avente meccanismo d'azione differente rispetto all'ultimo trattamento effettuato l'anno precedente. Bisogna stare attenti che due sostanze attive (come clofentezine e exitiazox) possono avere il medesimo meccanismo d'azione (Gruppo 10).
Oltre alle sostanze attive di sintesi, sono ammessi anche prodotti a base del fungo entomopatogeno Beauveria bassiana, sali potassici di acidi grassi, olio minerale e maltodestrina. "Per quanto riguarda l'uso di B. bassiana può essere efficace a patto che il clima sia umido, mentre estati molto calde e secche possono ridurne l'efficacia. Abbiamo condotto delle prove con i sali potassici degli acidi grassi in miscela con adulticidi e abbiamo riscontrato un aumento dell'efficacia del prodotto", sottolinea Emanuele Mazzoni.
"In generale si tratta di prodotti che hanno una efficacia meno netta, ma il grande pregio di essere maggiormente sostenibili rispetto ai formulati di sintesi e al momento non ci sono evidenze di sviluppo di resistenze".
Il biocontrollo del ragnetto rosso
In natura Tetranychus urticae è predato da un gran numero di specie che tuttavia, nei moderni impianti, faticano a controllare la popolazione. La diminuzione di zone rifugio dove i predatori possono sopravvivere, nonché l'impiego di prodotti insetticidi scarsamente selettivi, hanno fatto venire meno il controllo naturale di questo acaro. Con la nuova Pac e l'obbligo di lasciare incolte alcune aree si potrebbero avere dei benefici sotto questo punto di vista.
È possibile tuttavia sfruttare il potenziale di alcuni predatori per mantenere basse le popolazioni di ragnetto rosso. Nello specifico vengono impiegati due acari fitoseidi: Amblyseius andersoni e Phytoseiulus persimilis, che devono essere distribuiti (anche grazie all'ausilio dei droni), sopra i campi quando il pomodoro ha già sviluppato il proprio ombrello, ma prima che ci siano infestazioni gravi di ragnetto.
Un esemplare di Phytoseiulus persimilis intento a cibarsi di un ragnetto rosso
(Fonte foto: Koppert)
A. andersoni è un predatore generalista, in grado di insediarsi nel campo di pomodoro in quanto si nutre anche di altre specie, nonché di polline. P. persimilis è invece un predatore specie specifico, in grado di muoversi relativamente bene sulle piante di pomodoro e di predare efficacemente il ragnetto rosso. In un giorno questo fitoseide può eliminare anche venti uova o cinque adulti.
"L'utilizzo dei fitoseidi offre delle interessanti prospettive, ma occorrono sperimentazioni più accurate sia per quanto riguarda la selezione di popolazioni maggiormente efficaci in pieno campo, sia per quanto concerne la definizione di strategie di applicazione", sottolinea Mazzoni.
"Dalle prove che abbiamo condotto risulta che l'efficacia dei fitoseidi è molto variabile ed è influenzata da fattori ambientali, come ad esempio le alte temperature. Le potenzialità ci sono, ma prima ancora di pensare all'impiego di questi acari predatori è necessario sensibilizzare gli agricoltori sul corretto uso degli agrofarmaci, di cui a volte se ne fa un abuso".
La difesa integrata del pomodoro da industria
Il ragnetto rosso è un nemico di difficile gestione in quanto è altamente prolifico e polifago ed è in grado di sviluppare con una certa facilità popolazioni resistenti agli insetticidi. Per questo motivo è necessario che l'agricoltore adotti una strategia di gestione integrata del problema, che prenda in considerazione tutti gli strumenti a disposizione.
Prima di tutto è necessario adottare le buone pratiche agronomiche:
- Ampie rotazioni.
- Prediligere varietà di pomodoro maggiormente tolleranti.
- Monitorare attentamente la coltura e intervenire in maniera tempestiva solo all'insorgere del problema.
- Controllare la flora spontanea intorno ai campi eliminando quelle specie su cui il ragnetto rosso può moltiplicarsi.
- Mantenere zone inerbite con essenze non interessanti per il ragnetto, ma che possono fungere da rifugio per insetti antagonisti.
- Effettuare i trattamenti correttamente, utilizzando attrezzature funzionanti e ben tarate, avendo cura di bagnare accuratamente anche la pagina inferiore delle foglie, usando ad esempio ugelli a doppio ventaglio.
- Adottare una concimazione equilibrata, non troppo spinta, in modo da non sollecitare eccessivamente il vigore vegetativo e la fogliosità, al fine di facilitare la bagnatura e sottrarre ripari al ragnetto.
- Se un prodotto non risulta efficace sospenderne l'impiego per alcuni anni e poi provare a utilizzarlo nuovamente.
- Utilizzare sostanze acaricide selettive.
Si può poi sfruttare il potenziale rappresentato dagli antagonisti naturali, i quali però devono essere applicati in campo con il timing corretto e in maniera preventiva, tenendo in considerazione anche lo stadio di sviluppo della coltura e l'andamento delle temperature.
Gli acari fitoseidi giocano infatti un ruolo di prevenzione, impedendo a popolazioni di scarsa entità di moltiplicarsi e rappresentare un problema. Ma non sono in grado di contenere le popolazioni quando sono divenute già troppo abbondanti e le piante hanno iniziato a mostrare segni evidenti di danno. In questo caso è necessario intervenire con i prodotti di sintesi, che però elimineranno non solo T. urticae, ma anche gli acari fitoseidi.
Nella scelta del corretto timing di posizionamento dei prodotti fitosanitari, come anche del lancio degli antagonisti, può aiutare la tecnologia e in particolare i Decision Support System (Dss). Sistemi in grado di prevedere la pressione dell'insetto sul campo e quindi di aiutare l'agricoltore a posizionare il prodotto.
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