Come per ogni altra coltura, anche nel pomodoro da industria la gestione della flora spontanea è fondamentale per avere produzioni soddisfacenti sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. Le infestanti competono infatti con la coltura per la luce, l'acqua e i nutrienti e se la loro pressione è elevata possono causare anche perdite ingenti. Inoltre possono essere rifugio per insetti, potenziali vettori di batteri e virus.
"Il controllo delle infestanti può essere effettuato attraverso differenti tecniche, quali il diserbo chimico, lavorazioni meccaniche, pacciamatura, falsa semina e così via", spiega Pasquale Montemurro, già professore di Agronomia Generale e specialista in Malerbologia all'Università degli Studi di Bari Aldo Moro. "Da oltre un decennio si è andato affermando il modello del diserbo integrato, inteso come una strategia di gestione che faccia ricorso a diverse tecniche per avere un controllo efficace e sostenibile, nel rispetto delle vigenti normative e delle richieste dei consumatori".
Sommario:
Fattori di selezione della flora spontanea
La coltivazione del pomodoro da industria si effettua lungo tutta la penisola, anche se le regioni a maggiore produzione sono la Puglia e l'Emilia Romagna. Esiste dunque una grande varietà di specie infestanti che caratterizzano i campi di pomodoro. Alcune di esse sono ubiquitarie e si ritrovano quindi in tutti gli areali di produzione, mentre altre sono specifiche di alcune zone circoscritte.
La composizione della flora presente in campo dipende da questi fattori:
- Areale di coltivazione.
- Modalità di impianto, se ad esempio semina diretta o trapianto.
- Coltura precedente.
- Gestione della flora spontanea nella coltura precedente.
- Tipologia di terreno.
È risaputo che la maggior parte delle aziende agricole opta per il trapianto che, anche se più costoso, offre indubbi vantaggi, quali ad esempio una minore competizione con le infestanti e quindi una maggiore certezza di sviluppo della coltura. Il pomodoro è infatti una specie con uno sviluppo iniziale lento, quindi è poco competitiva rispetto alla flora spontanea. Il trapianto consente di avvantaggiare il pomodoro, che inoltre si presenta al momento della raccolta con una maggiore contemporaneità di maturazione, fatto molto importante nel caso della raccolta eseguita meccanicamente.
Un campo appena trapiantato
(Fonte foto: Asipo, Associazione Interprovinciale Produttori Ortofrutticoli)
Importante è poi adottare ampie rotazioni colturali, evitando assolutamente la monosuccessione, pratica che rende la difesa più difficile sotto ogni aspetto. Nel Sud Italia il pomodoro succede spesso a due anni di coltura del grano, mentre nel Nord le rotazioni sono più variegate e comprendono mais, frumento, ma anche soia, girasole e altro.
In ogni caso, nella successione colturale sono da preferire specie appartenenti a famiglie differenti ed epoche di sviluppo diverse, soluzione ideale perché risulta possibile ridurre sia il potenziale di specie di infestanti di difficile controllo nel pomodoro sia, ovviamente, il pericolo di innescare o aumentare fenomeni di resistenza agli erbicidi. Quindi adeguate successioni colturali garantiscono nel tempo una pressione minore sul pomodoro ed un controllo più facile delle infestanti con i mezzi disponibili.
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Le principali malerbe nella coltivazione del pomodoro da industria
I campi di pomodoro da industria sono interessati da un numero elevato di specie infestanti, circa 130, presenti con maggiore o minore importanza a seconda del contesto pedoclimatico e della gestione agronomica del campo stesso.
Le specie più diffuse che possono comporre gli inerbimenti sono:
- Amaranti, quali ad esempio Amaranthus retroflexus, A. hybridus, A. bouchonii e altri.
- Chenopodi, quali ad esempio Chenopodium album, C. rubrum, C. vulvaria e altri.
- Graminacee, quali ad esempio avena (Avena spp.), scagliola (Phalaris spp.), giavone (Echinochloa crus-galli), setaria (Setaria spp.), sanguinella (Digitaria sanguinalis), sorghetta (Sorghum halepense) e altri.
- Poligoni, quali ad esempio P. aviculare, P. lapathifolium, P. persicaria e altri.
- Portulaca (Portulaca oleracea).
- Convolvolo (Convolvulus arvensis).
- Fumaria (Fumaria officinalis).
- Borsa del pastore (Capsella bursa-pastoris).
- Erba stella (Coronopus squamatus).
- Senape selvatica (Sinapis arvensis).
- Ravanello selvatico (Raphanus raphanistrum).
Due discorsi a parte vanno fatti sull'erba morella (Solanum nigrum) e sull'orobanche (Orobanche ramosa). La prima è una specie appartenente alla stessa famiglia del pomodoro (Solanacee) e quindi è difficilmente controllabile con i prodotti erbicidi ammessi sulla coltura. Inoltre è particolarmente dannosa. Si calcola che una sola pianta per metro lineare di pomodoro sia in grado di ridurre la produzione del 10%. Per il suo controllo serve l'impiego di diversi approcci, come la falsa semina o il diserbo meccanico, nonché ampie rotazioni o diserbi molto precoci.
Il Solanum nigrum è l'infestante chiave del pomodoro
(Fonte foto: Wikipedia)
Vista l'affinità genetica, S. nigrum può inoltre ospitare virus e batteri che possono interessare anche il pomodoro. In particolare l'erba morella può essere contagiata da tre virus: mosaico del cetriolo, mosaico del tabacco e virus Y della patata. Inoltre può ospitare tre batteri patogeni, quali gli agenti del cancro batterico, della maculatura batterica e della macchiettatura batterica.
L'orobanche o succiamele ramosa (Phelipanche o Orobanche ramosa) è una pianta parassita, priva di foglie, che si insedia sull'apparato radicale del pomodoro sottraendo nutrimento. Dal seme dell'orobanche si sviluppa una radichetta che penetra nella radice del pomodoro sviluppandosi ampiamente.
Successivamente viene emesso in superficie un ciuffo di fusti che andando a fiore producono una grande quantità di semi che perpetuano l'infestazione. Basti pensare che una singola pianta può generare fino a mezzo milione di semi di piccolissima dimensione, circa 0,2-0,3 millimetri, tanto che in 1 grammo ve ne sono circa 150mila. Semi che, tra l'altro, hanno una vitalità nel terreno che può arrivare fino a dodici anni.
In passato considerata una specie di minore importanza, negli ultimi anni sta diventando un vero grattacapo per molti agricoltori, in quanto difficile da controllare con gli erbicidi disponibili e in grado di causare pesanti danni alle produzioni. Attualmente è particolarmente diffusa in provincia di Foggia, ma si è andata espandendo anche e soprattutto in provincia di Parma e, più recentemente, in quella di Piacenza.
L'orobanche parassitizza l'apparato radicale del pomodoro
(Fonte foto: European Weed Research Society)
Il diserbo chimico del pomodoro da industria
Il diserbo chimico è certamente lo strumento principale di gestione della flora spontanea in campo. Nel corso degli anni sono però diminuite le sostanze attive disponibili ed inoltre alcuni disciplinari di produzione regionali impongono un'ulteriore riduzione, nonché importanti limitazioni all'uso.
Per semplificare possiamo dividere i prodotti a seconda dell'epoca di impiego. In pre trapianto possono essere usati erbicidi non selettivi, quali ad esempio il glifosate, impiegato per ripulire il campo dopo la falsa semina. Questa molecola è però oggetto di importanti limitazioni d'uso: può infatti essere impiegata al volume massimo di 2 litri ad ettaro all'anno (nel formulato da 360 grammi/litro). Limitazione che vale anche se sullo stesso campo insistono due coltre in un medesimo anno.
L'uso di erbicidi è il principale strumento di gestione delle infestanti
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
Per ripulire i campi è ammesso anche il napropamide, un erbicida sistemico a lunga persistenza d'azione caratterizzato da una azione antigerminello ed efficace anche sulle infestanti nelle prime fasi di sviluppo. Gli agricoltori possono impiegare pure l'antigerminello benfluralin, anche se deve essere interrato poiché volatile e fotolabile. Infine è ammesso l'uso dell'acido pelargonico, anche se la bassa efficacia e il costo elevato non lo rendono competitivo.
Sempre in pre trapianto si può usare:
- Metribuzin: erbicida che funziona per assorbimento fogliare e radicale, è utilizzabile sia prima del trapianto che successivamente. È oggi il prodotto maggiormente impiegato per la sua efficacia sia sulle dicotiledoni che sulle graminacee. Persiste nel terreno per tre, cinque mesi.
- Flufenacet: erbicida di pre e post emergenza che esplica la sua azione come antigerminello. Viene assorbito prevalentemente per via radicale e attraverso i germogli, per poi essere traslocato in tutta la pianta. In Emilia Romagna e in Puglia è impiegabile una sola volta ogni tre anni.
- Aclonifen: sostanza attiva ad azione dicotiledonicida per contatto diretto sui semi in via di germinazione. In Emilia Romagna e in Puglia è impiegabile al massimo una volta ogni due anni sullo stesso appezzamento.
- Pendimetalin: prodotto antigerminello efficace sia contro dicotiledoni che graminacee.
- S-metolachlor: sostanza attiva che agisce come antigerminello e per assorbimento radicale, attiva sia contro dicotiledoni che graminacee. In Emilia Romagna e in Puglia è impiegabile al massimo una volta ogni due anni sullo stesso appezzamento.
- Pyraflufen: erbicida ad azione fogliare di contatto. Utilizzabile una sola volta tra pre e post trapianto.
Successivamente al trapianto vengono di solito effettuati uno, due trattamenti, se due distanziati di una quindicina di giorni, che hanno come obiettivo quello di controllare le infestanti e lasciare la pianta libera di svilupparsi e coprire il terreno. Una volta che la vegetazione ha chiuso la fila eventuali erbe nell'interfila possono essere controllate meccanicamente.
Tra le sostanze attive ammesse in post trapianto troviamo:
- Rimsulfuron: con effetto sia graminicida che dicotiledonicida. Contro Solanum nigrum è efficace solo nelle primissime fasi di sviluppo. Prodotto ad assorbimento fogliare, non ha alcuna attività residuale.
- Metribuzin: come sopra.
- Pyraflufen: sostanza attiva che può essere impiegata una sola volta tra pre e post trapianto.
- Cicloxidim: erbicida sistemico graminicida. Viene assorbito per via fogliare ed è attivo anche nel devitalizzare gli organi sotterranei delle infestanti.
- Quizalofop isomero D puro: erbicida sistemico graminicida.
- Propaquizafop: erbicida sistemico graminicida.
- Clethodim: erbicida sistemico graminicida.
Il diserbo meccanico, la sarchiatura del pomodoro da industria
Il diserbo meccanico è un'operazione che attraverso una lavorazione superficiale del terreno elimina le infestanti. Nella coltura del pomodoro si fa ricorso solitamente alla sarchiatura nell'interfila, effettuata tramite apposite attrezzature. Mentre sulla fila l'eventuale soppressione delle malerbe può essere effettuata manualmente.
La sarchiatura dell'interfila
(Fonte foto: Asipo, Associazione Interprovinciale Produttori Ortofrutticoli)
La sarchiatura è indispensabile nelle coltivazioni biologiche, in quanto non è ammesso l'impiego di erbicidi, ma può essere efficace anche in strategie di gestione integrata delle infestanti. In questi casi si procede con la sarchiatura nell'interfila e si applicano invece diserbi selettivi sulla fila.
La sarchiatura offre interessanti vantaggi dal punto di vista idrogeologico, in quanto permette una più facile infiltrazione della pioggia e una minore evaporazione dell'acqua dal suolo perché ne viene interrotta la risalita capillare. Al contempo però è poco efficace nel controllare le malerbe pluriennali, in quanto non devitalizza gli organi di riproduzione vegetativa, quali i rizomi.
La gestione integrata delle infestanti
La riduzione delle sostanze attive ammesse all'uso, la diffusione di specie di infestanti difficilmente controllabili o di popolazioni resistenti agli erbicidi, unite alla richiesta di sempre maggiore sostenibilità avanzata dai consumatori e dall'Ue, costituiscono una forte spinta per gli agricoltori indirizzata verso l'adozione della gestione integrata delle infestanti.
"È opportuno ricordare che per gestione integrata si intende l'impiego, in strategia, di diverse metodologie volte a controllare la flora spontanea, tra le quali il diserbo chimico è solo uno degli strumenti a disposizione", sottolinea Montemurro. "L'obiettivo deve essere perseguire la redditività economica della coltura, unitamente alla sostenibilità ambientale".
Le metodologie da utilizzare nella gestione integrata sono:
- Adozione di ampie rotazioni colturali, privilegiando quelle colture nelle quali sono di facile controllo le specie che invece risultano problematiche nel pomodoro.
- La falsa semina, che prevede la preparazione del letto di semina e successivamente la devitalizzazione con un erbicida o attraverso lavorazioni superficiali.
- Preferire il trapianto alla semina, in modo da avvantaggiare il pomodoro rispetto alle infestanti.
- Adottare le fertirrigazione localizzata per sottrarre nutrimento e risorsa idrica alle malerbe.
- Applicare le soluzioni erbicide in post trapianto solo sulla fila, possibilmente utilizzando delle miscele, ed eliminando meccanicamente le malerbe presenti nell'interfila.
- Ripulire le aree incolte, per evitare la dispersione dei semi, nonché la presenza di insetti dannosi che possono ospitare batteri e virus patogeni, non solo per il pomodoro, ma anche per altre colture in successione.
Diverse strategie di diserbo integrato
(Fonte foto: Coltura&Cultura)
La pacciamatura, molto diffusa nel pomodoro da mensa, è scarsamente impiegata nel pomodoro da industria. Il motivo principale è il costo, sia per quanto riguarda la messa in opera sia per quanto riguarda l'acquisto e lo smaltimento del film plastico. Inoltre, alcune specie infestanti come ad esempio l'equiseto (Equisetum arvense) al Sud, il telmateia (Equisetum telmateia) in Emilia Romagna e lo zigolo (Cyperus esculentus) sono in grado di rompere il telo. Mentre l'orobanche, sviluppandosi a contatto con la pianta di pomodoro, può facilmente fuoriuscire dal foro predisposto per la coltura.
"La gestione integrata del diserbo del pomodoro da industria è l'unica in grado di assicurare redditività e salvaguardia della salute del consumatore e dell'ambiente, specialmente se inserita in un discorso di Integrated Crop Management (Icm), ovvero di una complessiva Gestione Integrata della Coltura, quindi in termini di opportune scelte sia agronomiche che di difesa dalle avversità, biotiche ed abiotiche", conclude Pasquale Montemurro.
"In tutto questo, di notevole aiuto può essere il ricorso all'agricoltura di precisione o ancora meglio all'agricoltura 4.0, per quanto riguarda ad esempio il supporto alle decisioni, in riferimento sia alle varie pratiche agronomiche che di difesa".