L'Epa, Environmental Protection Agency americana, deputata anche alla valutazione dei rischi derivanti dall'uso di antiparassitari in agricoltura, ha sviluppato una stima dell'esposizione delle specie considerate a rischio a tre diversi erbicidi: atrazina, simazina e glifosate.
Sul tema è stato quindi realizzato uno specifico dossier focalizzato solo su quest'ultimo, dal momento che le due triazine sono state da tempo revocate in Europa.
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Il lavoro di Epa
Negli Stati Uniti sono state elaborate per glifosate 1.795 determinazioni su specie terrestri e acquatiche, inclusive di mammiferi, uccelli, serpenti, pesci, invertebrati (acquatici e terrestri) come pure anfibi e organismi vegetali, tutti già considerati a rischio di estinzione o comunque in qualche modo minacciati.
Glifosate è stato considerato agente con potenziali effetti di disturbo (Laa: "Likely to Adversely Affect") in ragione del 93,4% dei casi relativi alle specie. Analoga valutazione è stata svolta per gli habitat in cui esse vivono, sviluppando 792 determinazioni di cui 759 sono risultate anch'esse catalogabili come Laa.
A loro volta, i gruppi Laa per specie e habitat sono stati poi segmentati in tre differenti sottogruppi in base alla significatività dell'esposizione al rischio. In tal senso, le evidenze considerate "forti" sono state solo lo 0,06% per le specie e lo 0,79% per gli habitat. Le evidenze sono state invece considerate "moderate" rispettivamente per il 95,76 e 96,57% dei casi e infine sono state considerate "deboli" per il 4,18 e 2,63% dei casi.
Ciò lascia intuire negli Usa un'interfaccia diffusa tra gli impieghi di glifosate e le aree in cui vivono le specie considerate "a rischio" o comunque minacciate, ma le evidenze che vi siano reali impatti avversi sono risultate quasi tutte "moderate" o "deboli".
Confrontando infine i dati americani e italiani relativi agli usi di glifosate, in termini di tonnellate/anno, di dosi d'impiego e di modalità di applicazione, emergono alcune differenze significative dal punto di vista delle possibili sensibilità ambientali all'erbicida dei diversi ecosistemi, soprattutto in termini di comparto acquatico.
A conferma, sviluppando degli appositi Criteri di Qualità (Qc) per alcune specie acquatiche sensibili a glifosate - e confrontandoli poi con dati analitici ufficiali (Report Ispra 2020) - emerge come per le acque superficiali, per le specie considerate, tali soglie siano ampiamente rispettate nella quasi totalità dei casi, rilevandosi degli sporadici sforamenti solo in corrispondenza dei valori massimi rinvenuti nelle campagne di monitoraggio.