Bacillus thuringiensis: dottor Jekyll e mister Hyde?
Il dibattito emerso durante la riunione di luglio dello Scopaff riguardo l’associazione tra differenti ceppi di Bacillus thuringiensis e casi di intossicazione alimentare ha ricordato l’attualità di un problema affrontato dal panel “Biohaz” dell’Efsa ancora nel 2016 e legato alla genealogia del batterio.
Secondo il contributo dell’agenzia, il Bacillus thuringiensis appartiene al gruppo del Bacillus cereus, una suddivisione del genere Bacillus dove il più famoso degli insetticidi microbiologici, il cosiddetto BT, è in compagnia di personaggi non proprio raccomandabili, come il B. anthracis, e il B. cytotoxicus, oltre al Bacillus cereus sensu stricto, universalmente associato al manifestarsi di malattie gastrointestinali e non.
Seppure non sia dimostrato che il Bacillus thuringiensis sia in grado di produrre la tossina emetica cereulide, il panel di esperti dell’Efsa ha raccomandato il sequenziamento dell’intero genoma dei ceppi che si intendono utilizzare in fitoiatria, in modo da evitare brutte sorprese dal cugino cattivo, tenendo anche conto che le normali indagini microbiologiche spesso non sono in grado di distinguere il Bacillus cereus dal thuringiensis, per cui è meglio agire a livello preventivo. Ovviamente il sequenziamento dell’intero genoma del batterio non è applicabile a livello di analisi di monitoraggio, per cui è stata raccomandata l’individuazione di markers in grado di distinguere agevolmente il “buono” thuringiensis dal “cattivo” cereus.
E i virus?
La domanda sorge spontanea, ma il salto di specie effettuato dal coronavirus che sta ancora causando infiniti problemi a livello mondiale e chissà quanti ne creerà ancora, potrebbe essere effettuato anche dai virus normalmente utilizzati in fitoiatria?
Se c’è qualcosa di vicino all’impossibile, questo lo è, vista la differenza dei target di riferimento (insetto e mammiferi in generale). Tuttavia l’Efsa la guardia non la abbassa e nella valutazione prende in considerazione tutte le eventualità.
Nella sua ultima conclusione, riguardante la valutazione di una nuova sostanza attiva per il controllo della Spodoptera exigua, il cosiddetto SeMNPV, un virus causa la ben nota e letale patologia poliedrosi nucleare. Qui i rilievi dell’Efsa non riguardano l’uomo, ma, ancora una volta, le api: il dossier di questo promettente bioinsetticida non contiene tutte le informazioni che ne possano scongiurare l’infettività verso le api e gli altri insetti non bersaglio. Un semplice data gap o un potenziale problema che ne potrebbe minare l’utilizzo? Il dibattito proseguirà nei prossimi mesi e allora sapremo se all’arsenale dei bioinsetticidi potremo aggiungere anche questo virus per fronteggiare insetti sempre più pericolosi, vista anche la sempre più grave carenza di alternative chimiche in seguito ai sempre più restrittivi criteri di approvazione in Europa.
Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi
- Sito della commissione Ue sulle riunioni dei comitati della commissione Ue sulle riunioni dei comitati
- Hazards (BIOHAZ), EFSA Panel on Biological. "Risks for Public Health Related to the Presence of Bacillus Cereus and Other Bacillus Spp. Including Bacillus Thurin-giensis in Foodstuffs". Efsa Journal 14, n. 7 (2016): e04524. https://doi.org/10.2903/j.efsa.2016.4524.
- Authority (EFSA), European Food Safety, Fernando Alvarez, Maria Arena, Domenica Auteri, Jorge Borroto, Alba Brancato, Luis Carrasco Cabrera, et al. "Peer Review of the Pesticide Risk Assessment of the Active Substance Spodoptera Exigua Multi-capsid Nucleopolyhedrovirus (SeMNPV)". EFSA Journal 19, n. 10 (2021): e06848. https://doi.org/10.2903/j.efsa.2021.6848.
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Fonte: Agronotizie