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Quando una causa viene archiviata
Non pare però che la notizia sia stata percepita in tal guisa dalla stampa generalista, la medesima che tempo tre decimi di secondo dall’apertura dell’indagine della Procuratrice Viviana Del Tedesco aveva già spammato edicole e web con lapidarie condanne dell’agricoltura e della chimica agraria.
Di cosa sia accaduto in Friuli AgroNotizie ne aveva già dato ampia disamina, consultabile al seguente approfondimento:
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Api friulane e methiocarb: un'analisi dei fatti
Oggi nulla cambia dal punto di vista fattuale: le tracce di metiocarb rinvenute nelle api analizzate non era sufficiente a causare un qualche danno, come pure non è stato possibile stabilire neppure approssimativamente la proporzione del caso denunciato, visto che una stima affidabile delle api realmente morte non era disponibile. Qualcosa cambia invece dal punto di vista giudiziario, visto che la Procura della Repubblica di Udine ha proposto di archiviare il caso, pur mantenendo come detto alcune sanzioni amministrative a carico di specifici agricoltori.
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Moria Api: Procura Udine chiede archiviazione
Emblematiche le dichiarazioni del Procuratore capo, Antonio De Nicolo: "Le indagini, fin dall'inizio, sono apparse molto complesse, sia in linea di diritto, avendo come riferimento ipotesi di reato introdotte da poco nell'ordinamento e costruite dal legislatore con una terminologia di non facile decifrazione, sia in punto di fatto, essendo iniziate le investigazioni dopo che le semine erano già state effettuate".
Che il caso fosse complesso non si discute. Se degli apicoltori producono un esposto e una Procuratrice si attiva, poi si apre un domino di eventi difficilmente gestibile. A tratti perfino difficilmente comprensibile per chi non sia dimestico con agrofarmaci, fitoiatria ed ecotossicologia. Dura infatti trovare spiegazioni quando il grande accusato, il metiocarb, viene trovato a livello di nanogrammi, cioè del tutto insufficienti a causare il benché minimo danno alle api. Ancor più dura quindi accusare gli agricoltori che lo avevano utilizzato alla semina, essendo un conciante legalmente autorizzato al momento dell’impiego.
Certo, se qualcuno lo ha manipolato con leggerezza non è cosa buona. Né se qualcuno ha agito in modo scriteriato, in palese violazione persino delle indicazioni di etichetta del prodotto. Ma da qui a descrivere i maiscoltori friulani come un’orda di Unni devastatori della salute e dell’ambiente ce ne corre.
Sul tema si sono invece espressi ovviamente i soliti medici, oncologi e neurologi, per come risulta dalla disamina dei media generalisti. Ovviamente, nessuno si è peritato di consultare tossicologi, agronomi ed ecotossicologi, cioè quelli che non si limitano a leggere le frasi “H” sulle etichette dei formulati commerciali, spesso usate per fare vero e proprio terrorismo popolare. Se fossero state interpellate le persone giuste, quelle cioè lontane da crociate ideologiche o interessi personali, si sarebbe appreso che sono i reali livelli di esposizione a generare un possibile rischio, non le etichette in sé. Ma a tali scorribande di giornalisti, medici e loro associazioni il mondo agricolo è ormai abituato, sebbene non abbia ancora ben compreso come difendersi da tali congreghe.
Ciò che infatti lascia poche speranze all’agricoltura è l’usuale atteggiamento rogaiolo della stampa generalista, quella che purtroppo si rivolge al cittadino comune, quello che nulla capisce di difesa fitosanitaria, di produzione del cibo e di valutazione e gestione dei rischi ambientali e sanitari. Quello che si può cioè facilmente spaventare o fare indignare presentando i fatti solo dalla parte più funzionale alle proprie vendite, cioè quella pseudo-ecologista spacciata a difesa di ambiente e cittadini.
E così, se si effettua una ricerca su Google sul tema api friulane si contabilizzano pagine e pagine di risultati in cui emergono espressioni come “api sterminate”, “pesticida altamente tossico” e altre contumelie assortite. Diversi giornali parlano addirittura di neonicotinoidi, non capendo neppure che metiocarb non appartiene a questa famiglia chimica. A dimostrazione che il sentito dire al bar (in tal caso il web) fa più danni delle cavallette.
Il succo dei fatti, invece, è che la montagna ha partorito il classico topolino, com’era facilmente prevedibile fin dall'inizio, visti i precedenti sul tema. In attesa ovviamente del prossimo caso choc, delle prossime indagini di qualche Procura della Repubblica e di altre condotte dalle ormai note trasmissioni sedicenti di inchiesta.
A Toro Seduto, storico capo della tribù dei Lakota, viene attribuita la seguente citazione:
“Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche”.
Non si sa se il Grande Capo abbia davvero pronunciato tale frase. Ciò che è certo è che quando avranno eliminato ogni agrofarmaco, fatto chiudere l’ultima azienda agricola, eliminato l’ultimo capo di bestiame e indotto all’abbandono ogni campo coltivabile, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare l’allarmismo e le fake news che hanno accumulato nelle proprie vite.