Diffuso in tutte le aree viticole del mondo, il mal dell'esca apporta danni consistenti specialmente in quei vitigni sensibili, come la Glera. Nei vigneti giovani (sotto i dieci anni) la diffusione di piante malate è tra il 2-4%, ma supera il 10% nei vigneti più vecchi. Per quanto riguarda le perdite economiche, il costo stimato è di 2mila euro/anno/ettaro, utilizzando come parametri dei valori medi (un vigneto di venticinque anni d'età e una percentuale di piante infette del 6%) e tenuto conto che l'incidenza aumenta con l'aumentare dell'età del vigneto. Senza considerare che, per i vitigni che raggiungono la piena produttività dopo i venticinque anni, l'entità del danno aumenta considerevolmente.
Ad oggi non esiste una cura contro il mal dell'esca, ma solo strategie preventive che si basano sull'utilizzo di un genere di fungo benefico, il Trichoderma, che gioca un ruolo di antagonista dello sviluppo dei funghi patogeni e ha dato buoni risultati a livello di prevenzione del contagio. Tuttavia due ricerche del Crea (pubblicate su Environmental microbiology e Soil biology) potrebbero aprire nuove strade nel contrasto di questa malattia.
I ricercatori hanno analizzato i funghi presenti nelle viti di un medesimo vigneto, alcune colpite dal mal dell'esca ed altre sane. "Siamo stati fortunati a trovare un vigneto monitorato da anni in cui erano presenti sia piante malate che piante sane. Oltre ad avere isolato i funghi che causano il mal dell'esca abbiamo analizzato anche quelli presenti nelle piante sane e abbiamo scoperto essere infetti da diversi virus", spiega ad AgroNotizie Luca Nerva, ricercatore del Crea Viticoltura ed enologia che insieme a Walter Chitarra ha condotto le ricerche.
In che modo la presenza di questi virus influisce sul fungo che causa il mal dell'esca?
"Anche i funghi, come i mammiferi o gli insetti, sono soggetti al contagio da parte di virus. Dopo l'infezione il fungo è debilitato, meno virulento e il sistema immunitario della vite è maggiormente in grado di gestire l'infezione. Si tratta di una scoperta interessante perché questi virus potrebbero essere utilizzati come agenti di biocontrollo".
Una pianta affetta da mal dell'esca nella zona di Soave
In che modo?
"Un fungo infetto è in grado di trasmettere i virus agli altri funghi con cui entra in contatto. La nostra idea è quella di allevare nelle biofabbriche funghi, infettati successivamente dai virus isolati in laboratorio, da disperdere poi nell'ambiente in modo che contagino i funghi che causano il mal dell'esca".
È un metodo efficace?
"Assolutamente sì. Negli anni Ottanta il cancro del castagno ha minacciato seriamente le colture di tutta Europa. Attraverso l'utilizzo di funghi infetti da virus è invece stato possibile controllare la sua diffusione efficacemente".
Questa tecnica può essere efficace anche per la cura di piante già infette?
"Non abbiamo condotto ancora degli studi a riguardo, tuttavia è difficile che questo metodo sia efficace su piante già compromesse. In questo caso la soluzione migliore è l'espianto della vite e l'impianto di una nuova barbatella, con le dovute precauzioni però".
A quali precauzioni si riferisce?
"Ogni anno i viticoltori espiantano le viti con sintomi evidenti di mal dell'esca e le sostituiscono con barbatelle nuove. Noi siamo andati ad analizzare il terreno intorno alle radici delle viti infette e abbiamo constatato un'alta concentrazione di funghi patogeni. Funghi che nonostante vivano all'interno della pianta ospite sono anche in grado di sopravvivere nel terreno. Impiantare una nuova barbatella in un substrato così compromesso è rischioso. Si rischia di avere piante infette sempre più giovani".
Come si può scongiurare un'infezione a carico della nuova pianta?
"Da studi preliminari riteniamo che ristabilendo il giusto equilibrio nel microbiota del suolo si possa influire sulla capacità delle piante di resistere a nuove infezioni".
In che modo si ristabilisce l'equilibrio nel terreno?
"Ad oggi stiamo studiando la possibilità di arricchire il terreno con microrganismi benefici per le viti. In questo senso stiamo testando l'impiego di funghi micorrizici e di batteri in grado di stimolare la crescita della pianta e di fornirle nutrienti. La fumigazione, che una volta veniva utilizzata per bonificare il suolo, oltre ad essere ormai vietata, è anche inefficace perché crea quello che viene definito il 'vuoto biologico'. Una situazione di assenza quasi totale di microrganismi che di fatto favorisce quelli patogeni".
Il tronco delle piante affette dal mal dell'esca presenta tipiche spaccature verticali