Poi, a sorpresa, se ne potrebbe mostrare la data di prima registrazione in Italia, ovvero il 21 dicembre del 1971. A oltre 43 anni ammonta infatti la carriera di folpet nel Bel Paese. Anni nei quali la molecola non ha mai perso un colpo dal punto di vista tecnico, salvo poi scottarsi con gli usi tendenzialmente selvaggi degli agrofarmaci propri degli anni a cavallo fra i 70 e gli 80.
Ora, finalmente rilanciato da una società, Adama, che crede nelle sue enormi potenzialità, folpet può tornare a occupare il posto che gli spetta nella fitoiatria viticola. Non solo per le sue qualità tecniche intrinseche, mai messe in discussione, ma anche per le conseguenze che avranno le recenti normative. Queste hanno infatti riposizionato molte sostanze attive all’interno degli scenari fitopatologici, obbligando il mondo tecnico a una revisione dei propri convincimenti. Un fatto di cui molti detrattori di folpet dovranno prima o poi tenere conto. Tanto per fare un esempio, alla fine dei giochi folpet non compare nemmeno fra le 77 molecole della lista di sostituzione, a differenza di sostanze attive ritenute fino a ieri molto più "politically correct". La vita, del resto, è sempre piena di sorprese. Ma qui finiscono le opinioni personali del giornalista e inizia il reportage di una giornata che per folpet è stata sicuramente speciale.
Per riprendere un filo del discorso abbandonato molti anni fa, Adama ha infatti organizzato un convegno a Firenze, incentrato proprio su folpet. Obiettivo della giornata, condividere le esperienze maturate negli ambienti centro-italiani in materia di vite e peronospora.
Testimonianze importanti sono state portate inoltre da alcuni Enti ufficiali, come per esempio Domenico D’Ascenzo, del Servizio fitosanitario dell’Abruzzo, il quale ha riassunto gli attuali scenari vitivinicoli del Centro. Negli ultimi anni le condizioni climatiche hanno infatti favorito infezioni severe anche in areali in cui era relegata alla eccezionalità, come appunto quelle del Centro-sud Italia, determinando considerevoli danni come è accaduto soprattutto nel 2014. Nei confronti della peronospora vi sono attualmente a disposizione circa 25 sostanze attive aventi diverso meccanismo di azione. Per una precisa e puntuale programmazione della difesa è quindi necessario operare scelte oculate dei prodotti in funzione delle diverse caratteristiche delle molecole e del loro utilizzo nelle diverse fasi fenologiche della coltura, nonché del rischio epidemico. Una possibilità di sicuro interesse potrebbe essere quella di inserire nei Disciplinari folpet fra i prodotti di copertura, per un massimo di tre applicazioni, in alternativa a dithianon o mancozeb.
Ad arricchire ulteriormente i contenuti tecnici della giornata, è quindi giunto l'intervento di Riccardo Bugiani, del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna, il quale ha condiviso lo stato dell'arte sui modelli previsionali e sulle resistenze, tema di crescente interesse.
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Folpet in sintesi
Ci sono sostanze attive specifiche per ben precisi siti d’azione. Altri, invece, sono i cosiddetti “multisito”, ovvero sono capaci di interferire su più processi metabolici dei funghi patogeni. Ciò allontana sensibilmente i rischi di sviluppare resistenze, perché risulta alquanto improbabile una mutazione contemporanea di tutti i siti d’azione su cui il fungicida è attivo.
Folpet è appunto un fungicida ad azione multisito, appartiene alla famiglia delle tioftalimidi ed è efficace contro peronospora e carie bianca, come pure svolge un’azione di controllo su botrite, eutipiosi ed escoriosi. Infine, possiede un’apprezzabile attività collaterale contro oidio e black-rot. Interessante poi la sua azione su alcuni organismi non patogeni, come Aspergillus e Penicillium, produttori di micotossine.
Oltre a svolgere quindi la sua funzione primaria, ovvero quella antoperonosporica, spiana la strada a tutti gli altri fungicidi impiegati contro le patologie summenzionate, irrobustendo l’efficacia dei programmi di difesa.
Dotato di elevata resistenza al dilavamento, a differenza di molti altri prodotti di copertura, folpet rimane al suo posto senza abbandonare anzitempo il partner citotropico o sistemico. Ciò lo candida a molecola di elezione per l’abbinamento a ogni altro antiperonosporico, rendendone più stabili i risultati.
Scarsamente mobile nel suolo, vi si degrada nell’arco di pochi giorni. Ciò mette al sicuro gli ecosistemi acquatici, sebbene gli organismi che vi vivono non risultano molto sensibili alla sostanza attiva, mostrando delle LC50 nell’ordine di milligrammi. Scarsissima la tossicità verso uccelli e, soprattutto, impollinatori. Infine, in test di campo ove è stato applicato quattro volte, folpet non si è discostato significativamente dallo standard di riferimento, il rame, anche nei confronti dei fitoseidi.
Terminando poi le applicazioni in pre-chiusura del grappolo, sono scongiurate anche eventuali interferenze nella fermentazione dei mosti.
Quanto alle esportazioni, Adama ha investito per ottenere le Import Tolerance anche verso Usa e Giappone.
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