Una risposta importante alle ipotesi che fino a ieri erano semplici deduzioni o intuizioni derivate dalla conoscenza di altri batteri: è questo, in sintesi, il risultato del progetto di ricerca e sperimentazione sulla Batteriosi del kiwi condotto in Emilia-Romagna negli ultimi due anni. Coordinato dal Crpv-Centro Ricerche Produzioni Vegetali e cofinanziato da Regione Emilia-Romagna, Organizzazioni dei produttori, banche e altri organismi privati di servizi, tutti legati alla filiera produttiva del kiwi, il progetto si poneva essenzialmente l’obiettivo di studiare a fondo la malattia e individuare le tecniche migliori per contrastarla.

“Il cancro batterico dell’actinidia (Psa o Pseudomonas syringae pv actinidiae) - spiega Giampiero Reggidori, presidente del Crpv di Cesena - è stato un problema nel passato e continuerà ad esserlo nel futuro, ma grazie al lavoro di squadra svolto in questi anni siamo riusciti a contenerlo. Non dobbiamo però abbassare la guardia e continuare sulla strada intrapresa. Abbiamo fatto importanti passi avanti nella conoscenza della Psa e degli strumenti migliori per prevenirla e contenerla. Restano però ancora molti aspetti da approfondire e dubbi da chiarire. A questi interrogativi cercherà di rispondere il nuovo progetto 'Ricerche su Psa del kiwi e PPV delle drupacee', che proseguirà l’attività di ricerca in questo campo per altri due anni. Sarà sempre coordinato dal Crpv e cofinanziato per la maggior parte dalla Regione Emilia-Romagna. L'obiettivo di questo nuovo progetto è quello di fornire le indicazioni utili alla convivenza, seppur non semplice, con la batteriosi prevedendo che non sarà possibile debellarla completamente”.

Contemporaneamente, anche il nuovo Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020 contribuirà a rafforzare le strategie contro la malattia. “A tal proposito - ha detto Reggidori - il Crpv si pone come elemento attivo e protagonista a supporto della nuova programmazione agricola regionale, rimarcando il proprio ruolo di primo piano nella raccolta delle esigenze di ricerca e sperimentazione grazie alla professionalità, all’esperienza ed al forte legame con il mondo della produzione. La ricerca da sola non basta a rendere più solido e competitivo un settore economico, tanto più quando si parla di agricoltura: serve una filiera dell’innovazione che parta dal produttore e torni al produttore".

“Grazie a questa iniziativa di virtuoso lavoro di squadra - dichiara Maria Grazia Tommasini, coordinatrice del progetto per Crpv - abbiamo ottenuto informazioni estremamente utili per affrontare con maggiore consapevolezza la prevenzione e la difesa del kiwi dal Psa. In particolare abbiamo potuto approfondire alcuni importanti aspetti epidemiologici di Pseudomonas syringae pv. Actinidiae relativi all’influenza del polline e dei frutti nella disseminazione del batterio: mentre i frutti non manifestano presenza di Psa alla raccolta e pertanto non rappresentano un rischio, il polline può rappresentare un veicolo di diffusione della malattia. Il progetto ha anche confermato la capacità di sopravvivenza del batterio come ospite occasionale su altre colture e specie infestanti, senza dare origine a sintomi. Interessanti prospettive sembrano essere offerte da antagonisti isolati da impianti di kiwi infetti e su cui gli studi stanno proseguendo. In merito alle pratiche agronomiche, l’irrigazione, entro i limiti della normale restituzione idrica, sembra non avere particolari effetti sullo sviluppo del batterio, influenzato invece dalla fertilizzazione ed in particolare da alcuni microelementi come lo zinco, su cui si sta ulteriormente indagando".
"Se da un lato i risultati di due anni di ricerca confermano l’importanza di una corretta gestione agronomica per prevenire e contenere questa malattia -
sottolinea Tommasini - dall’altro evidenziano che sul fronte della difesa stiamo attraversando una fase di 'work in progress' nella quale, comunque, alcuni prodotti come i rameici ed il Bion (Acibenzolar-S-methil) continuano a ricoprire un ruolo importante nella lotta al Psa”.


L'Assessore all'agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Tiberio Rabboni,
illustra i risultati ottenuti alla lotta su Psa

Si sono poi susseguiti gli interventi dei rappresentanti delle maggiori OP ortofrutticole emiliano-romagnole coinvolte nel progetto: Davide Vernocchi presidente di ApoConerpoDavide Zanotti presidente di ApofruitLuciano Pula Presidente di Pempacorer. Entrambi hanno elogiato il lavoro svolto e sottolineato l'importante gioco di squadra fatto per il raggiungimento dell'obiettivo comune.

A conclusione della conferenza stampa l'intervento delle istituzioni regionali. "In questo biennio siamo riusciti ad ottenere ottimi risultati - spiega Tiberio Rabboni, assessore all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna -, migliorando le conoscenze del batterio e della sua lotta. Dal 2010 ad oggi la Regione Emilia-Romagna ha stanziato oltre 3 milioni di euro di contributi ai produttori e complessivamente sono stati estirpati 152 ettari di frutteti. Complessivamente la superficie colpita da Psa rappresenta il 3,5% della superficie produttiva complessiva: un livello fisiologico accettabile ottenuto anche grazie all’ottimo lavoro svolto e alla tempestività d’intervento. Per il 2014 i contributi previsti sono di circa 600 mila euro, con l’intenzione poi di ridurre progressivamente l’esborso economico nei prossimi anni. Si segnala comunque che già da quest’anno alcune importanti Regione produttrici di kiwi in Italia abbiano tolto qualsiasi forma di contributo economica per l’espianto. Ho intenzione di scrivere al ministro dell'agricoltura Maurizio Martina per promuovere un appuntamento nazionale sull'esito degli studi effettuati negli ultimi anni su Psa. Ritengo infatti sia mancata una regia nazionale che raccordasse le diverse iniziative promosse a livello regionale, ed in futuro auspico un maggior coordinamento fra il ministero e le regioni".