"L'Australia si classifica al quarto posto tra i maggiori Paesi esportatori mondiali di grano ed i danni alla produzione del cereale, provocati dalla forte pioggia e dall'alluvione, hanno fatto volare i prezzi delle partite di maggiore qualità dirette verso i mercati mondiali". Lo sottolinea la Coldiretti, in riferimento alla grave alluvione che ha raggiunto anche Brisbane, dove sono state bloccate le esportazioni di grano per i danni che si sono verificati nell'area portuale

"Le difficoltà dell'Australia - spiega la confederazione - che è un grande esportatore di grano ad alto contenuto proteico, si aggiungono a quelle che si sono verificate in altri Paesi produttori, come il Canada e la Germania, e hanno determinato notevoli pressioni sui prezzi all'origine, causate anche delle proteste che si stanno verificando in Tunisia ed in altri Paesi del mondo arabo". 

"La produzione - continua la Coldiretti - risulta in calo anche in Italia, sia per il grano duro che per quello tenero, per effetto delle condizioni atmosferiche caratterizzate dall'abbondante pioggia che non ha permesso lo svolgimento regolare delle semine. Nonostante gli aumenti, i prezzi del grano sono attualmente inferiori del 40% rispetto al valore record di 13 dollari per bushel (37 centesimi al chilo) raggiunto nel marzo 2008, secondo una analisi della Coldiretti sulla base delle quotazioni al Chicago board of trade, punto di riferimento del commercio mondiale". 

L'aumento dei prezzi delle materie prime che si è verificato nel corso del 2010 che è stato pari al 25% per il grano, non ha consentito di recuperare il calo subito negli anni precedenti. Il problema è quello di contenere la volatilità delle quotazioni dei prodotti agricoli. Garantire la stabilità dei prezzi in un mercato a domanda rigida come quello alimentare è, a detta della confederazione, un obiettivo di interesse pubblico, che va sostenuto con l'introduzione di interventi di mercato innovativi come le assicurazioni sul reddito nell'ambito della riforma di mercato della Pac. 

Secondo la Coldiretti l'emergenza alimentare non si risolve con i prezzi bassi all'origine per i produttori, perché questi non consentono all'agricoltura di sopravvivere e con la chiusura delle imprese destrutturano il sistema, che non è più in grado di riprendersi anche in condizioni positive. 

"Occorre investire nell'agricoltura delle diverse realtà del pianeta - conclude la Coldiretti - dove servono politiche agricole regionali che sappiano potenziare le produzioni locali con la valorizzazione delle identità territoriali, per sfuggire all'omologazione che deprime i prezzi ed aumenta la dipendenza dall'estero".