E' possibile produrre energia sfruttando il cippato e i residui di potatura della vite in modo da rispettare l'ambiente. Lo dicono i primi risultati del progetto Biotec, presentati oggi 17 dicembre 2010 all'Istituto agrario di San Michele all'Adige, nell'ambito di un convegno dedicato alle energie da biomasse agroforestali.

Il progetto, coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler (Fbk), in partnership con il Centro trasferimento tecnologico dell'Istituto agrario di San Michele e il Cnr-Ivalsa e realizzato col contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, si propone di contribuire ad ampliare le conoscenze scientifiche e tecnologiche relative alle possibilità di utilizzo delle biomasse di provenienza agricola e forestale per la produzione di energia attraverso la combustione e di analizzarne gli aspetti ambientali connessi.

Al convegno sono intervenuti rappresentanti di Fbk, Fondazione Edmund Mach, Comitato termotecnico italianoCnr-Ivalsa. Nella seconda parte della mattinata si è svolta una visita alla centrale a biomasse della Fondazione Mach e al laboratorio didattico Stirling illustrato da Fbk, che presenta un modello in scala pilota di un motore che funziona ad energia termica, prodotta con la combustione di biomasse. Inoltre è stato organizzato un piccolo cantiere di raccolta dei sarmenti grazie alla disponibilità di alcune aziende locali.

La prima fase del progetto, di cui oggi sono stati presentati i risultati, ha previsto una serie di prove di combustione di biomasse agroforestali utilizzando una caldaia di taglia medio-piccola, con verifica della qualità ed efficienza dei processi ed analisi delle emissioni. Dalle prove è emerso che la combustione ha originato fumi con modesti livelli di inquinanti ampiamente entro i limiti fissati dalla legge di settore.

"La seconda parte del progetto prevederà la ricerca e lo sviluppo in merito alla separazione delle fasi di combustione, la loro ottimizzazione e la possibilità di sostituire una o più fasi con processi innovativi" ha spiegato Alessandro Bozzoli di Fbk.

Per quanto la biomassa forestale resti il riferimento c'è un crescente interesse verso i residui agricoli, come i sarmenti di vite. Gianni Picchi e Raffaele Spinelli del Cnr-Ivalsa hanno spiegato che questi scarti di produzione vanno comunque gestiti con un costo (es. la trinciatura sul posto), per cui la loro valorizzazione come biomassa può contribuire a migliorare il bilancio complessivo della coltivazione dei vitigni. Con le macchine attualmente disponibili è possibile produrre biomassa combustibile a un costo di circa 72 euro a tonnellata consegnata in centrale.

Silvia Silvestri, responsabile dell'unità Biomasse e energie rinnovabili della Fondazione Edmund Mach, ha parlato degli aspetti agronomici e ambientali del recupero degli scarti di potatura. L'utilizzo come combustibili delle biomasse forestali o di quelle provenienti da coltivazioni agricole dedicate per alimentare grandi impianti industriali, come le centrali di teleriscaldamento, è una pratica consolidata ed in grado di fornire ampie garanzie dal punto di vista ambientale. "Eventuali criticità - ha detto - possono emergere dall'impiego di particolari tipologie di biomasse (ad esempio scarti di potatura, residui delle vinificazione, deiezioni animali) in caldaie di piccole dimensioni, sprovviste di sistemi di filtrazione dei fumi. In questi casi sia l'idoneità delle biomasse, sia i processi di combustione vanno attentamente controllati al fine di verificare il rispetto dei vincoli normativi in un'ottica di tutela ambientale".