"A volte ritornano. O almeno, cercano di ritornare". Questo l'incipit di un articolo comparso su La Repubblica in tema Ogm, visti i respingimenti dei decreti cosiddetti "Bellanova", ormai ex-ministra all'Agricoltura. Il coro mediatico in tal senso pare infatti unanime, parlando di "imbarazzi" generati dal tentativo di aprire alle biotecnologie anche in Italia.

Di imbarazzo, purtroppo, ne crea molto l'oscurantismo antiscientifico di molta della stampa generalista, la quale senza conoscere gli aspetti tecnici, storici, normativi e agronomici degli Ogm ha assunto fin dal primo momento un niet preconcetto. E questo non è che deve ritornare: non è proprio mai andato via.

Le nuove biotecnologie, note con l'acronimo Nbt (new breeding techniques), hanno ricevuto un Nobel, ma per i media italiani restano un pericolo e un'offesa per la tradizione agricola e agroalimentare nazionale. Eppure, proprio La Repubblica aveva dato risalto a questo conferimento, quasi che la mano destra non sappia o non capisca cosa scrive la sinistra.

Di quanto tali preclusioni si basino su bufale e preconcetti se n'era già parlato su AgroNotizie, mettendo a disposizione anche un dossier informativo, molto sintetico, cui rifarsi in caso si fosse del tutto digiuni sul tema. È solo un "bigino", ci mancherebbe, ma piuttosto che parlare senza nulla sapere, un qualche aiuto pur lo dà.

Si è anche già spiegato come sotto l'acronimo Ogm siano ormai raccolte dal luglio 2018 tutte le colture modificate in modo artificiale dall'uomo, incluse quelle che fino a un paio di anni fa erano considerate "naturali", tipo il triticale, il tritordeum e le oltre tremila varietà che affondano le proprie origini, direttamente o indirettamente, nei laboratori in cui sono state utilizzate radiazioni o sostanze mutagene per alterare il Dna delle piante inducendo mutazioni "random".
 
Nonostante ciò, l'italico ostracismo verso le biotecnologie perdura e per giunta si rafforza, basandosi sui soliti mantra triti e ritriti: la tipicità, la biodiversità, l'ambiente, la salute. Tutte pseudo-argomentazioni prive di fondamento ma che sono funzionali agli interessi di poche e ben precise lobby e associazioni, andando a discapito di un'agricoltura italiana sempre più asfittica e fallimentare. Motivo per il quale il Belpaese è sempre più dipendente dall'estero per i propri approvvigionamenti alimentari. Approvvigionamenti che, ça va sans dire, sono in buona parte rappresentati da prodotti Ogm, come mais, soia, colza e perfino cotone. O forse si pensa che asciugamani, lenzuola e camicie siano ricavate da piante da fibra coltivate a zappa da qualche contadino col cappello di paglia?

Eppure, sugli Ogm non si dovrebbe ormai nutrire più alcuna ritrosia. Oltre al "bigino" di cui sopra, vi sono dalla scienza supporti pluridecennali agli Ogm, come per esempio quelli espressi nella primavera 2018 dalle metanalisi sviluppate in Italia dalla Scuola Superiore Sant'Anna e dall'Università di Pisa. Metanalisi che hanno generato l'usuale ondata di contumelie da parte di chi sulla denigrazione degli Ogm trae da sempre vantaggio al pari della demonizzazione della chimica agraria.
 
Ma a parte la metanalisi "pisana", il consenso scientifico globale è oltremodo robusto, relegando i detrattori a una minoranza, per quanto questa sia iperattiva nello sfornare pubblicazioni, talvolta basate purtroppo sulla manipolazione dei dati e sulla falsificazione dei risultati. Fatto che già di per sé dovrebbe essere visto come prova che, se devi falsificare per dimostrare, vuol dire che gli Ogm non sono affatto come vengono descritti.
 
Non si sa se prima o poi si comprenderà chi davvero cerca la verità e chi invece fa di tutto per tenerla nei cassetti. Perché in Italia non è nemmeno possibile fare ricerca sugli Ogm a vocazione agricola, al contrario delle molteplici biotecnologie già al servizio della medicina cui si fa serenamente ricorso da alcuni decenni. E poi ci sono i ribelli italiani, come Giorgio Fidenato, da sempre esposto in prima persona anche a livello giudiziario per la sua pervicace ostinazione a seminare Ogm in modo provocatorio, salvo poi vederseli distruggere sistematicamente prima della raccolta. A volte dalle Autorità, a volte da degli scalmanati che sanno forse di Dna molto meno di quanto servirebbe.
 
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L'Italia non deve sapere

Fra l'altro, notizia recente, Giorgio Fidenato l'ha spuntata ancora ed è riuscito a portare la questione davanti alla Corte di Giustizia europea: il Tribunale di Pordenone ha accolto la sua richiesta di sottoporre alla Corte la questione della legittimità, secondo le norme dei Trattati europei, del divieto alla coltivazione di Ogm, pur nel rispetto delle norme di coesistenza. La battaglia quindi continua.

Chi poi desidera restare informato sull'evoluzione dei campi sperimentali pro-Ogm di Colloredo, può farlo visitando il Forum Ogm Colloredo.

In considerazione di quanto sopra esposto, come pure di altre fonti indicate di seguito, scelte fra le tante, resta quindi il dubbio su cosa generi più imbarazzo: la scelta di aprire finalmente alla scienza, oppure la riottosità anacronistica di chi ancora crede che l'agricoltura debba restare blindata su stereotipi da piccolo mondo antico. Anche perché si dubita che i suddetti "imbarazzati" desiderino essere curati oggi come venivano medicati i propri nonni, né operati con seghe e scalpelli come avveniva un secolo fa. Perciò di imbarazzante resta semmai quella minoranza di influenzatori che utilizzano tecnologie super moderne (media e internet) per ostacolarne altre (chimica e genetica). Un non sense di cui prima o poi si dovrà parlare seriamente. Che i super biotecnologici vaccini per il Covid possano smuovere tale ottusa percezione della scienza e dell'innovazione al servizio dell'uomo? Speriamo, seppur con molta cautela.
Altre fonti: