L'Italia è il secondo produttore mondiale, dopo la Turchia, con una media produttiva di circa 100mila tonnellate. La superficie coltivata è di circa 70mila ettari concentrati in Campania, Lazio, Piemonte e Sicilia. Nel 2015 la produzione è stata di oltre 127 milioni di chili, nel 2014 di 75,5 milioni di chili e nel 2011 di 129 milioni di chili (fonte dati Istat, 2015). Questo dimostra una forte variabilità produttiva negli anni.
Il 14 e 15 luglio 2017 si terranno delle giornate tecniche sul nocciolo, a Caprarola (Vt), per approfondire gli aspetti tecnici e commerciali di questa specie. L'evento è organizzato dal Gruppo di lavoro frutta secca della Soi - Società ortoflorofrutticola italiana, in collaborazione con Civi Italia, Ferrero, Dafne - Dipartimento di Scienze agrarie e forestali dell'Università della Tuscia e Aiia - Associazione italiana di ingegneria agraria. La segreteria organizzativa è il Cefas di Viterbo.
AgroNotizie.it e Plantgest.com saranno media partner dell'evento.
Sul sito di Cefas sono disponibili il programma dell'evento e il modulo di iscrizione.
AgroNotizie ha chiesto a Roberto Botta, responsabile del Gruppo di lavoro Frutta secca della Soi, le motivazioni dell'espansione del nocciolo, le opportunità offerte dal settore e alcune anticipazioni sull'evento.
La produzione di nocciolo è in crescita in Italia: si stima un +35% dal 2000 ad oggi (Fonte foto: © Agrion)
Perché avete scelto di organizzare queste giornate tecniche sul nocciolo?
"Il nocciolo è in crescita, soprattutto per gli investimenti piemontesi (da 14mila ettari del 2010 a 22mila ettari del 2016). Tuttavia la situazione di espansione della coltura non riguarda solo le aree e le regioni tradizionali ma interessa anche nuovi areali e nuove regioni.
Però produttori ed operatori del settore sono alla ricerca d'informazioni che li supportino nelle loro scelte produttive, commerciali ed imprenditoriali. Queste giornate tecniche vogliono contribuire a dare queste informazioni".
Qual è la situazione dal punto di vista produttivo ed agronomico per il nocciolo in Italia?
"L’Italia è il secondo produttore mondiale di nocciole con un’incidenza del 12%, contro il 65% della Turchia. E’ quindi un paese naturalmente vocato ove la coltivazione si è sviluppata in quattro regioni principali (Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia) ed è basata su cultivar locali di eccellenza, alcune delle quali sono la base per Igp e Dop.
La sua crescita è dovuta da diversi motivi: i prezzi remunerativi che il prodotto ha fatto registrare negli ultimi anni, le difficoltà di mercato o i problemi fitopatologicigi di altre specie che lasciano liberi terreni con poche alternative colturali, lo stimolo derivante dal 'Progetto nocciola', nato da una iniziativa congiunta di Ismea e Ferrero, che mira a promuovere lo sviluppo del settore corilicolo italiano coinvolgendo tutti gli attori della filiera.
Dal punto di vista agronomico la situazione italiana è diversificata: si va dai sistemi in cui il nocciolo costituisce una realtà quasi agroforestale fino a impianti professionali con elevate rese produttive ed una gestione intensiva (gli impianti più recenti sono sempre più spesso a monocaule, irrigui, con operazioni colturali interamente meccanizzate)".
Il 99% del prodotto italiano è destinato all'industria
(Fonte foto: © Agrion)
Quali sono le prospettive?
"Le prospettive per produzioni di qualità, come quelle italiane, sono buone. Ma occorre tenere presenti alcuni fattori.
Innanzitutto si stima che il 99% circa delle nocciole prodotte in Italia siano destinate all’industria. Ne consegue che il valore del prodotto dipende dalla scelta della varietà e delle sue caratteristiche adatte alla trasformazione. Inoltre va sottolineato che la formazione del prezzo di mercato delle nocciole è fortemente influenzata dalle produzioni turche. Questo fatto ha sempre causato fluttuazioni dei prezzi, con variazione della redditività.
E' quindi necessario raggiungere accordi tra industria e produttori. Infine va evidenziato che il nocciolo va coltivato in ambienti vocati se si vuole ottenere buoni risultati in termini produttivi, qualitativi, economici e di sostenibilità ambientale".
Quali sono le principali innovazioni che sono state introdotte in questo settore?
"Gli impianti più moderni sono gestibili con una meccanizzazione completa delle operazioni, dalla potatura alla raccolta. In molti casi è preferito il monocaule al cespuglio e vi è anche interesse per l’innesto su portinnesto non pollonifero, soluzione che risolverebbe il problema della spollonatura, ma ancora poco sperimentata con le nostre cultivar. Ove possibile si sta diffondendo l’irrigazione, molto utile nei mesi da giugno a metà agosto, durante lo sviluppo della nocciola e del seme.
Con fabbisogni complessivi inferiori a quelli di altre colture, il nocciolo potrà essere una valida alternativa a queste se in futuro vi sarà minore disponibilità di acqua".
(Fonte foto: © Agrion)
"Anche nel post raccolta si sono fatti notevoli passi avanti finalizzati a mantenere la qualità e la stabilità dell’olio, principale costituente del seme. Si sta affermando l’uso degli essiccatoi per ottenere una rapida perdita di umidità delle nocciole dopo la raccolta, mentre per la conservazione ci si può avvalere di celle refrigerate eventualmente corredate di sistemi per l’atmosfera controllata (99% azoto), come avviene per le mele, con risultati molto buoni fin oltre l’anno di conservazione".
Di cosa si parlerà al convegno nocciolo di Caprarola?
"Alle giornate tecniche verranno toccati tutti quegli aspetti utili alla coltivazione del noccioleto in un’ottica di produttività rivolta alla qualità ed alla sostenibilità.
Vi saranno interventi non solo di docenti universitari e ricercatori ma anche di rappresentanti del mondo del vivaismo, dell’associazionismo cooperativo francese e dell’industria, tutti rivolti a trasferire conoscenze ed esperienze. Un aspetto che emergerà è l’importanza di un vivaismo di qualità basato su materiale certificato geneticamente e dal punto di vista fitosanitario.
Dal punto di vista agronomico si parlerà delle prospettive di realizzazione di impianti più fitti e della loro gestione meccanizzata. La difesa tratterà della problematica emergente relativa alla cimice asiatica.
Tra le novità si presenteranno ipotesi di conduzione del noccioleto che si avvalgono dell’impiego dell’agricoltura di precisione, basata sull’uso di sensori che consentono di ottimizzare le pratiche di fertilizzazione, irrigazione e difesa mirando ad un uso più attento ed ecosostenibile delle risorse".