Su questi punti è intervenuto Alfonso Di Massa, coordinatore regionale di Agrinsieme, al convegno "Castagna, montagna, territorio: quale futuro" tenutosi domenica 6 novembre 2016 nell'ambito della 34° edizione della Sagra della Castagna di Montella Igp.
Di Massa ha lanciato a nome dei dirigenti campani e territoriali di Confagricoltura, Cia, Copagri e Alleanza delle cooperative italiane un vero e proprio manifesto di proposte sulla filiera castanicola campana, non solo per uscire dalla crisi indotta dal Cinipide del castagno e dalle altre fitopatie, ma soprattutto per la definitiva tutela del castagneto della regione ed il rilancio della commercializzazione del prodotto in Italia e all'estero.
Sul piatto la salvezza dell'intera filiera in Campania: circa 5mila aziende agricole impegnate nella produzione di castagne e marroni, 25 impianti di trasformazione, un potenziale produttivo da 300mila quintali fino agli anni '90 del secolo scorso, poi crollato ai 60mila ad inizi anni 2000 e con circa 300 milioni di euro di fatturato di filiera.
"La coltivazione del castagno nelle zone interne rappresenta una risorsa importante per l'assetto ambientale e per l'economia locale. L'emergenza fitosanitaria che ha colpito il castagno mina di anno in anno il futuro di un intero territorio (l'Irpinia rappresenta più del 50% del comparto) travolgendo imprese, posti di lavoro e spingendo molti all'abbandono delle terre.
Come Agrinsieme, grazie all'impegno dei responsabili territoriali della provincia di Avellino delle organizzazioni appartenenti al Coordinamento, vogliamo lavorare con la Regione Campania ed iniziare un nuovo percorso di confronto qualificato e professionale per la crescita e lo sviluppo delle imprese agricole e agroalimentari dei territori dell'Irpinia" ha spiegato Di Massa.
Di Massa ha poi illustrato le proposte per fronteggiare la crisi fitosanitaria, proposte che vanno in due direzioni: difesa e rilancio del patrimonio castanicolo.
Sul primo aspetto Di Massa ha affermato: "E' necessario a questo punto riclassificare e riconoscere da parte della Regione Campania che i castagneti da frutto sono attività di coltura, così da permettere pratiche agronomiche e di difesa fitosanitaria, che vanno attuate senza indugio, perché il tempo a nostra disposizione per salvare la coltura sta scadendo".
Tale aspetto vale soprattutto per la lotta al Cinipide del castagno, contro il quale si sta sperimentando la lotta biologica con il Piretro, ma anche per le altre avversità. Inoltre, la promozione del castagneto a frutteto sbloccherebbe anche la lotta integrata: "Con l'uso del secondo intervento in deroga di Lambda cialotrina adatta al contenimento dei fitofagi" ha sottolineato Di Massa.
Anche perchè: "Occorre sviluppare misure di prevenzione e lotta ai fitofagi presenti nei castagneti cedui, visto l'accanirsi di Cidie, balanino, cancro della corteccia, ruggine fogliare, marciumi dei frutti" ha continuato il coordinatore di Agrinsieme Campania.
Nel frattempo occorre fronteggiare una situazione di perdita di ricavi delle imprese castanicole che in alcuni casi tocca il 100%: "Con misure straordinarie di sostegno al reddito" ha sostenuto Di Massa.
Al fine di coordinare tutte queste azioni, il portavoce di Agrinsieme ha chiesto una "Cabina di regia, un'unità di crisi unica tra istituzioni, enti, mondo scientifico, associazioni, ed organizzazioni agricole per dare attuazione a tutte le misure proposte per la salvaguardia ed il ripristino del patrimonio castanicolo Irpino e campano".
Per il rilancio del patrimonio castanicolo, Agrinsieme propone l'utilizzo di tutte le misure del Programma di sviluppo Campania.
In particolare Di Massa ha sostenuto: "E' necessario aprire tutti gli altri bandi Psr, ed in particolar modo si sollecitano quelli relativi alla misura 1 - Formazione - informazione; misura 2 - Servizi di consulenza e assistenza alle aziende agricole.
Misura 4.2.1 - A favore dell'agroindustria; misura 9 - Incremento della competitività; misura 16 - Cooperazione- filiere - energie rinnovabili".
L'obiettivo è quello di ottenere un prodotto certificato e rintracciabile, per accrescere competitività delle aziende e riconoscibilità del prodotto, grazie ad una "Maggiore aggregazione delle imprese, allo sviluppo della cooperazione, leve necessarie a produrre innovazione, anello ancora debole della catena agroalimentare" ha sostenuto Di Massa.
E per dare competitività al sistema castanicolo serve: "Ricambio generazionale, con misure per l'ingresso dei giovani in agricoltura, anche in termini di credito e reti per la ricerca, l'innovazione, il posizionamento sui mercati esteri".