L'estate è iniziata da poco e già l'agricoltura soffre della mancanza d'acqua. Il mese di giugno è stato estremamente avaro di piogge e molti agricoltori hanno già subìto pesanti perdite alle produzioni. La viticoltura è uno dei comparti più colpiti, soprattutto nel Nord Italia: spesso i vigneti non sono dotati di sistema di irrigazione, come invece avviene di norma nel Sud Italia che storicamente ha a che fare con la mancanza di piogge durante l'estate.

E così per non perdere la produzione d'uva a causa della siccità alcuni agricoltori hanno portato in campo i rotoloni (usati solitamente su mais) per irrigare le viti con la tecnica dell'aspersione.

Il sistema di funzionamento di queste attrezzature è semplice. Un irrigatore, montato su un carrello, viene sistemato in fondo ad un filare e collegato al rotolone tramite una tubazione in plastica. Il rotolone a sua volta è collegato ad una tubazione, fissa o amovibile che prende acqua dal sistema irriguo aziendale, da un pozzo o da un canale. Mentre l'irrigatore è in funzione, il tamburo riavvolge la tubazione trascinando all'indietro il carrello e in questo modo si riescono a bagnare i filari per tutta la loro lunghezza.
 

Aspetti positivi e negativi dell'irrigazione sovrachioma

Ma quali sono i pro e i contro di questo sistema? Abbiamo chiesto a Diego Tomasi, direttore del Centro Crea di viticoltura ed enologia di Conegliano, il quale è stato netto: "Il rotolone è il sistema più antiquato che possa essere adottato in vigneto. Ha un solo pregio, quello di fornire acqua alle viti e salvare in questo modo la produzione".

Nello specifico l'irrigazione per aspersione o sovrachioma del vigneto ha alcuni ordini di problemi. Vediamo quali.

Costo. Quando si adotta questo sistema occorre considerare il costo di noleggio del rotolone, il gasolio necessario a farlo funzionare, l'enorme quantità di acqua impiegata e il tempo necessario a bagnare l'intera superficie aziendale.

Occorre infatti portare l'acqua fino all'impianto stendendo le tubazioni. Posizionare il rotolone e srotolarlo e infine aspettare che si riavvolga, monitorando in maniera costante il funzionamento per evitare che il carrello, venendo indietro, non si impigli in qualche vite o palo sradicando il tutto.
 

Omogeneità di distribuzione. L'irrigatore spara un getto di dimensioni ragguardevoli (ce ne sono di varia portata) in aria che viene diffuso grazie all'azione del rompigetto che tuttavia riesce solo parzialmente ad allargare la superficie coperta.

Quindi alcune piante verranno investite da maggiori quantità di acqua e altre invece ne riceveranno poca. Si calcola che l'efficacia di questo sistema, intesa come acqua che effettivamente raggiunge la pianta e viene intercettata dall'apparato radicale, sia del 65%, a fronte di un 90% dell'irrigazione a goccia e al 95% della subirrigazione.
 
L'irrigazione può anche essere effettuata senza rotolone
L'irrigazione può anche essere effettuata senza rotolone
(Fonte foto: Alessio Martinelli - Facebook)

Malattie fungine. Imitando l'effetto della pioggia, l'irrigazione con il rotolone provoca gli stessi "effetti indesiderati" a livello di sanità delle piante. La bagnatura fogliare crea le condizioni per attacchi di patogeni fungini come la peronospora. Dunque la vite deve essere trattata dopo l'irrigazione a meno che non sia già difesa con un prodotto ad azione sistemica.

Shock termico. Durante le giornate estive le viti possono raggiungere una temperatura vicina a quella ambientale, specie se sono in stress idrico e quindi l'evapotraspirazione è ridotta. Questo significa che una foglia può essere anche a 40°C. Se si utilizza acqua di pozzo, la cui temperatura è intorno a 16-17°C, si provoca nella pianta uno shock termico che può causare seri danni, in special modo sui grappoli. Ecco dunque che sarebbe meglio irrigare durante le ore più fresche.

Infestanti. L'ultimo e meno importante problema riguarda le infestanti. Se con l'irrigazione a goccia si bagna solo il sottofila, con quella sovrachioma si irriga anche l'interfila e si favorisce in questo modo l'emersione e lo sviluppo della flora spontanea.
 
C'è anche chi irriga a scorrimento, come in questo vigneto in provincia di Udine
C'è anche chi irriga a scorrimento, come in questo vigneto in provincia di Udine
(Fonte foto: Giacomo Mizzau - Facebook)


Conclusione

Fatte tutte queste premesse risulta evidente che l'irrigazione per aspersione in vigneto ha senso solo come ultimo strumento a disposizione del viticoltore per salvare la produzione e non può essere invece intesa come la prassi aziendale.

I viticoltori che fino ad oggi si sono affidati esclusivamente alle precipitazioni atmosferiche devono dunque fare una riflessione, anche alla luce dei cambiamenti climatici, e valutare l'applicazione in campo di un impianto di irrigazione a goccia sottochioma.