Una storia antica, ma contraddistinta dalla volontà di innovazione. Biogas, allevamento in biologico e agricoltura di precisione, come ci racconta Giampietro Sabbatani, oggi direttore della cooperativa e per trenta anni in Terremerse. Una cooperativa che oltre a mais e cereali produce patate biologiche (20 ettari), cipolle (35 ettari), pomodoro da industria biologico (65 ettari) e ha 82 ettari di vigneto e 60 di frutteto (in parte biologico).
Sabbatani, da alcuni anni voi avete abbracciato i principi della cosiddetta agricoltura di precisione. Da dove siete partiti?
"Per prima cosa abbiamo georeferenziato tutti i nostri campi. Questo ci ha permesso di conoscere esattamente le coordinate geografiche di ogni parcella. Un lavoro utile ai fini burocratici, per gli aiuti Pac, ma che ci ha permesso di implementare tutti i servizi che si basano sul satellite".
Come la guida parallela?
"Esattamente. Uno dei primi passi è stato quello di dotare i trattori di alta potenza, come i tre cingolati Case IH da 500 cavalli, di guide satellitari Rtk (fornite da Trimble). In tutto sono una decina gli apparecchi installati e l'esborso non è stato da poco. Oggi le stesse tecnologie hanno prezzi molto più abbordabili e molti costruttori propongono mezzi già dotati di antenna e sistema di guida".
Che tipo di impatto ha avuto sull'azienda questa tecnologia?
"Abbiamo visto gli effetti sia sul modo di lavorare dei nostri 35 trattoristi sia sui bilanci. La guida parallela ti permette di non dover correggere in ogni momento la traiettoria del trattore, ma di pensare solo alle svolte in capezzagna e all'attrezzo. Questo lascia gli operatori più rilassati e quindi più produttivi".
È una novità che è stata accolta bene?
"In linea di massima direi di sì. C'è stato qualcuno che all'inizio si è sentito punto nell'orgoglio, dopo una vita a guidare il trattore. Pensavano di non aver bisogno di questo aiuto tecnologico, ma poi si sono ricreduti e oggi non tornerebbero più indietro".
Dal punto di vista economico quali effetti avete riscontrato?
"Prima di tutto abbiamo visto una riduzione degli errori in campo. Non ci sono più sovrapposizioni grossolane o strisciate di terreno non lavorate o non trattate. E poi abbiamo stimato un risparmio di input produttivi, come concimi e sementi, di almeno un 10%. Significa decine di migliaia di euro ogni anno. A questo va poi aggiunta una minore usura delle macchine e un risparmio di gasolio".
La vostra è una cooperativa con 2.450 ettari e avevate la stazza per intraprendere questo percorso di innovazione. Un piccolo agricoltore come può fare?
"Bella domanda. Non ho una risposta certa, dico solo che ognuno dovrebbe farsi i conti in tasca e pensare seriamente ai vantaggi che queste tecnologie possono apportare. Per i piccolissimi i costi sono forse ancora fuori portata, ma già per chi ha 100 ettari i ritorni sono innegabili. Non dimentichiamoci poi che con il credito d'imposta previsto dalla nuova legge di Bilancio ci sono degli aiuti importanti per chi rinnova trattori e attrezzature".
Se la guida parallela è considerata il primo step dell'agricoltura di precisione, quello successivo prevede la somministrazione di input a rateo variabile. State lavorando anche su questo fronte?
"Assolutamente sì, stiamo già lavorando con la fertilizzazione e la semina a rateo variabile. Per la realizzazione delle mappe di prescrizione ci avvaliamo di due fonti di dati. Da un lato le analisi del terreno di tutti gli appezzamenti, che ci forniscono le informazioni sulla tessitura e la fertilità. Dall'altro usiamo le trebbiatrici con sensori di carico che misurano metro dopo metro la produttività del campo. Da quest'anno avremo poi accesso alle immagini satellitari dei campi con elaborazioni puntuali delle mappe di vigoria".
E cosa fate con tutti questi dati?
"Abbiamo già iniziato a fare una fertilizzazione di precisione. In questi giorni ad esempio stiamo iniziando a dare concimi azotati al frumento e lo facciamo secondo le reali necessità dello stesso. Dando più azoto dove la pianta è maggiormente carente e meno dove invece è più vigorosa".
Quali sono i benefici di questo approccio?
"Alle piante poco vigorose diamo il nutrimento necessario ad esprimere produzioni ottimali. A quelle invece che dal terreno ricevono già abbastanza evitiamo sovraccarichi, e quindi sprechi e problemi come l'allettamento. C'è poi la questione ambientale".
In che senso?
"Tutte queste tecnologie permettono di ridurre l'impatto dell'agricoltura sull'ambiente. È un aspetto importante in termini assoluti, ma anche come valore aggiunto da offrire ai clienti del nostro agriturismo, che hanno accesso anche alle aree verdi, 180 ettari di zone rinaturalizzate".
Anche in questo caso però la vostra stazza aziendale aiuta, non tutti hanno trince innovative o accesso ai dati satellitari...
"Certo, ma oggi molti contoterzisti hanno machine all'avanguardia ed esistono applicazioni di digital farming che hanno un costo abbordabile anche per le piccole aziende agricole".
Anche nell'irrigazione delle colture siete 'precisi'?
"Tutta l'azienda è raggiunta da acqua in pressione fornita dal Consorzio di bonifica. Usiamo pivot e rotoloni sulle estensive, la microirrigazione su orticole, frutteti e vigneti. Siamo in una zona ricca di acqua, ma in estate le precipitazioni ormai scarseggiano e l'irrigazione diventa fondamentale. Per questo abbiamo trovato conveniente usare la microirrigazione anche per il mais su circa 160 ettari".
Usate le ali gocciolanti su mais? È economicamente sostenibile?
"Usare le manichette ha un costo di materiale e di posa non indifferente, ma poi ti permette di usare meno acqua, che costa, e meno forza lavoro. Perciò nelle annate in cui la pioggia si fa attendere e dovremmo intervenire con i rotoloni sono molto efficaci ed economicamente vantaggiose. Negli anni di piogge abbondanti invece meno. Ma sapere prima come sarà l'annata è impossibile".
Non c'è solo l'agricoltura di precisione, ma anche la zootecnia. In questo ambito avete qualche esperienza?
"Nel 2016 la nostra stalla, con 170 vacche in lattazione, era in perdita. Abbiamo dunque deciso di riconvertila al biologico e nel piano di rilancio, che abbiamo sostenuto anche economicamente con 500mila euro, abbiamo adottato i podometri. Sensori legati alla caviglia delle vacche che permettono di monitorarne il comportamento ed individuare malesseri nonché il momento migliore per la fecondazione".