Incidenti anche gravi. Solo in Toscana il 30% degli infortuni mortali sul lavoro avvengono nel settore agroforestale. E la principale causa di questi incidenti è legata all'uso delle macchine agricole.
Un problema grave, quindi, affrontato nei giorni scorsi anche in due convegni tenuti all'Accademia dei Georgofili a Firenze, dove è stato presentato anche un progetto pilota di 'Certificazione dei formatori qualificati mediante corsi di formazione per formatori che operano per la sicurezza delle macchine agricole' promosso dall'Accademia stessa con Inail Toscana, regione, Università degli studi di Firenze, dall'Enama e dal Cai contoterzisti agricoli.
Per farci spiegare meglio di cosa si tratta abbiamo intervistato Marco Vieri dell'Università di Firenze che coordina il progetto insieme a Marco Rimediotti che ne cura la parte tecnica.
Marco Vieri, quali sono oggi le principali cause degli infortuni sul lavoro in agricoltura?
"Il trattore agricolo forestale rappresenta la principale causa di infortunio sul lavoro in agricoltura. Le statistiche sugli infortuni evidenziano come tale mezzo, impiegato nelle svariate realtà territoriali, dalle più piccole alle più grandi, sia la causa ogni anno di moltissimi infortuni mortali. Dalle dinamiche degli incidenti si evincono varie motivazioni scatenanti, per le quali si verifica una perdita di controllo del mezzo ed il conseguente ribaltamento che provoca la fuoriuscita dell'operatore dal posto di guida, in quanto non trattenuto dai dispositivi di ritenzione.
Nell'impiego del trattore in un contesto estremamente particolare come quello agricolo, i fattori che concorrono ad incrementarne il rischio di instabilità sono molteplici: percorrenza di pendii, cedimenti sotterranei del suolo, manovre errate, obsolescenza del mezzo, ecc. Il D.lgs 81/2008 impone sia la conformità dei mezzi che l'uso corretto, ovvero secondo quanto contemplato nel libretto di uso e manutenzione. Molto spesso, l'aspetto comportamentale è più determinante nel concorrere a causare l'infortunio: ad esempio, posso avere un mezzo conforme alle disposizioni legislative dotato quindi di rops e cinture di sicurezza, ma se queste ultime non vengono adoperate dall'operatore, in caso di ribaltamento verrà comunque sbalzato fuori dal posto di guida con conseguenze nefaste.
A tal proposito potrei fare tanti altri esempi che dimostrano che l'uso improprio delle macchine e la scarsa percezione del rischio rappresentano due aspetti basilari su cui costruire le fondamenta per la formazione degli operatori, anche attraverso la capitalizzazione delle esperienze degli operatori più esperti e dei mancati infortuni avvenuti. Solo attraverso un processo di sensibilizzazione e di promozione della cultura della sicurezza è possibile modificare la scorrettezza comportamentale dell'operatore nell'uso delle macchine".
L'introduzione del cosiddetto patentino per l'uso dei trattori ha cambiato qualcosa?
"L'obbligatorietà di conseguire una specifica abilitazione per la guida del trattore rappresenta un aspetto molto importante, assolutamente necessario in conseguenza anche alle disposizioni dell'art. 71 del D.lgs 81/2008, che afferma: 'Qualora le attrezzature richiedano per il loro impiego conoscenze o responsabilità particolari in relazione ai loro rischi specifici, il datore di lavoro prende le misure necessarie affinché: l'uso dell'attrezzatura di lavoro sia riservato ai lavoratori allo scopo incaricati che abbiano ricevuto una informazione, formazione ed addestramento adeguati'.
La norma che ne ha stabilito l'attuazione è l'accordo Stato Regioni del 22 febbraio 2012, la cui entrata in vigore nel settore agricolo è stata successivamente prorogata più volte fino al 31 dicembre 2017. Pertanto, attualmente, siamo ancora decisamente agli inizi e non risultano ancora evidenti gli effetti. Certamente era necessaria, non è più pensabile che un operatore che non ha mai guidato un trattore si improvvisi alla conduzione senza conseguire una abilitazione e soltanto con il possesso della patente automobilistica. Ovviamente, non si può imparare a guidare un trattore considerando tutti i contesti di impiego con solo tredici ore di corso, è un tempo minimo ma fondamentale per sensibilizzare, formare e addestrare l'operatore a svolgere in sicurezza le operazioni basilari alla guida del mezzo. Penso, senz'altro che nel lungo periodo, gli effetti di questo nuovo approccio saranno evidenti e determinanti per la riduzione del fenomeno infortunistico".
Andando al progetto, come è nato e quale è il suo obiettivo?
"Lo scopo di questa prima esperienza di progetto pilota in Toscana è quello di elevare i livelli di gestione della sicurezza in agricoltura attraverso la formazione di formatori esperti e certificati che siano in grado di trasferire in modo appropriato le conoscenze.
Troppo spesso, infatti, i corsi sulla sicurezza e, nello specifico sulle macchine agricole, vengono svolti da formatori improvvisati, provenienti da altri settori che non conoscono le macchine e gli ambiti operativi. In tal senso, il progetto è stato ideato per riuscire a colmare il vuoto relativo alla assenza di tali figure che si ritengono fondamentali per il trasferimento di conoscenza e di competenza qualificata agli operatori del settore.
Affinché i corsi siano percepiti come un effettivo 'valore aggiunto' per le conoscenze dell'operatore, è auspicabile che il soggetto formatore abbia un'adeguata preparazione ed esperienza tecnica sul tema da trattare anche e soprattutto in riferimento agli aspetti pratici.
Grazie a questa prima esperienza di progetto sarà possibile iniziare a perseguire queste finalità nell'ottica futura di costituzione di uno specifico albo dei formatori".
Marco Vieri (a sinistra) e Marco Rimediotti (a destra) dell'Università di Firenze
Nella pratica in cosa consiste questo progetto?
"Il progetto pilota prevede la realizzazione di due corsi specifici, uno relativo all'impiego in sicurezza del trattore agricolo e forestale, l'altro sulla meccanizzazione collinare, in particolare sull'impiego in sicurezza delle macchine più pericolose che operano nella viticoltura collinare. In questa prima fase esperienziale, l'obiettivo principale è quello di mettere a punto e condivide un protocollo comune per la formazione e l'addestramento degli operatori agricoli. La scuola di Agraria dell'Università di Firenze, in collaborazione con Enama, l'Ente nazionale meccanizzazione agricola, metterà a disposizione un team di formatori qualificati di esperienza pluriennale che realizzeranno i suddetti corsi e formeranno, in questa prima fase, tecnici già formatori nel settore attraverso un protocollo innovativo incentrato quasi esclusivamente sugli aspetti pratici della conduzione dei mezzi, che diventerà il riferimento per la erogazione di percorsi formativi sulla sicurezza".
Che ruolo dovranno svolgere le persone e i tecnici che verranno formati?
"I formatori formati attraverso il protocollo pilota saranno in grado di trasferire in modo appropriato le esperienze formative acquisite, con particolare riferimento agli aspetti pratici. Nei corsi di formazione in cui saranno successivamente coinvolti come formatori, potranno a loro volta realizzare i contenuti del protocollo apportando quel valore aggiunto essenziale per rendere proficua e validante l'azione formativa".
E che relazione avranno con le aziende agricole?
"Un formatore specializzato, che parla il linguaggio degli agricoltori e che dimostra di conoscere bene gli aspetti pratici del lavoro in campagna, avrà certamente facilità a relazionarsi con le aziende. Gli operatori del settore agricolo chiamati, spesso per obbligo di legge, a svolgere un corso di formazione, lo percepiscono come mera incombenza avente come unico scopo l'ottenimento dell'autorizzazione a poter svolgere un determinato compito. Questo perché nei corsi di formazione a cui partecipano non riescono a ritrovare alcun stimolo ed a relazionarsi con formatori che conoscano le problematiche pratiche e sappiano fornire realmente indicazioni utili. In tal modo, l'opinione degli operatori sull'importanza della formazione si manifesta con forte criticità.
Avere nel nostro settore formatori qualificati risulta pertanto essenziale proprio per riuscire ad interagire efficacemente con le aziende, per evitare che venga screditata la formazione che invece rappresenta una delle principali azioni di prevenzione".
Sono coinvolte anche le aziende produttrici di macchine agricole e in che modo?
"Il progetto pilota sarà svolto principalmente sul campo e quindi sulle macchine, per cui sarà essenziale il coinvolgimento dei costruttori di macchine agricole e la collaborazione del Cai, la Confederazione agromeccanici italiani, partner del progetto, per la promozione del progetto e la messa a disposizione di mezzi idonei nel percorso formativo".
Quando saranno disponibili i primi risultati?
"Sono certo che successivamente all'erogazione dei percorsi formativi, realizzati nell'ambito di questo progetto pilota, il trasferimento delle esperienze maturate dai formatori formati sarà immediato. Il primissimo importante risultato sarà rappresentato dalla realizzazione di un protocollo comune condiviso, facilmente trasferibile dai vari discenti formati. Tale esperienza potrà rappresentare l'inizio di una attività formativa per la Regione Toscana, volta all'ottenimento di figure altamente qualificate per la formazione sulla sicurezza nel settore agricolo, con particolare riferimento all'uso delle macchine agricole".
Per informazioni dettagliate ed approfondimenti è possibile contattare il referente tecnico del progetto, Marco Rimediotti, al seguente indirizzo email: marco.rimediotti@unifi.it".