Mentre l'Italia si appresta ad essere stretta in una morsa di gelo e soggetta ad intense precipitazioni, in Sicilia tiene ancora banco il problema della siccità. E si registra anche un primo provvedimento del Governo regionale: la deroga alla rotazione obbligatoria delle colture. I problemi maggiori per gli agricoltori si registrano nelle zone interne tra i Nebrodi e le Madonie, ma la mancanza di piogge ha creato problemi anche nella Piana Catania e in provincia di Messina. Infine, emerge chiaramente come l'agricoltura siciliana potrà avere un futuro solo con un deciso passaggio alle tecnologie 4.0 per l'ottimizzazione dell'uso della risorsa, oltre che con un miglioramento ed un ripristino delle infrastrutture irrigue atteso ormai da decenni.
La rotazione diventa triennale
Il 23 novembre scorso, secondo una nota della Regione Siciliana si legge "Il caldo e la siccità persistenti del mese scorso rischiano di mettere in crisi i raccolti, con ingenti danni agli operatori economici". E dall'Assessorato regionale dell'Agricoltura arriva un sostegno al settore sul versante delle colture non permanenti, con l'approvazione della deroga alla rotazione obbligatoria delle colture, in applicazione del Decreto Ministeriale del 9 marzo scorso sulle "Buone condizioni agronomiche e ambientali".
La norma, infatti, prevede un cambio di coltura a livello di parcella, da eseguire almeno una volta all'anno. In considerazione delle particolari condizioni climatiche che - secondo la nota della Regione Siciliana - hanno caratterizzato il mese di ottobre e lo hanno reso il più asciutto per l'isola dal 1921, questa deroga consentirà invece la coltivazione della stessa coltura (per esempio il grano duro), sulla medesima parcella, per due anni consecutivi. Sarà quindi possibile, per esempio, coltivare grano duro per il 2023-2024.
Ai fini del rispetto delle Bcaa le sole condizioni richieste dall'Assessorato sono che la coltivazione sia inserita in una rotazione almeno triennale e che una quota pari ad almeno il 35% della superficie venga destinata ogni anno a un cambio di coltura principale.
"Il Governo Schifani - afferma l'assessore all'Agricoltura Luca Sammartino - è in prima linea nel sostenere gli agricoltori siciliani. Stiamo facendo fronte a una situazione difficile legata a condizioni meteorologiche sempre più anomale, mettendo in campo tutti gli strumenti necessari per salvaguardare i prodotti della nostra terra".
Bacini al di sotto della media
Ma se questa norma emergenziale può essere di aiuto per le zone interne coltivate in asciutto, restano con il nervo scoperto le aree pianeggianti irrigue e pure colpite dalla siccità. Perché gli invasi - con poco più di 325 milioni di metri cubi d'acqua misurati il 1° novembre 2023 dall'Autorità di Bacino della Regione Siciliana - hanno il 6% d'acqua in meno di un anno fa ed il 9% in meno del 1° ottobre scorso: questo ultimo dato è anche il segno di forti e maggiori consumi legati ad un ottobre particolarmente caldo e per nulla piovoso. Anche se - secondo Anbi - si tratta di un valore di poco al di sotto della media degli ultimi 13 anni. Il punto è che la Sicilia è da almeno 13 anni in una fase di siccità ormai strutturale: basti pensare che i bacini siciliani hanno una capacità d'invaso pari a 984,75 milioni di metri cubi.
Agrumi in crisi tra Messina e Catania
In provincia di Messina - nella zona di Barcellona Pozzo di Gotto - la situazione è quella descritta da Enzo Livoti, produttore di limone verdello, che parla apertamente di una "produzione quasi dimezzata".
"Per non parlare della pezzatura dei prodotti, addirittura più piccola rispetto a un mese fa, che renderà ancora più difficile piazzare il prodotto sui mercati" aggiunge Salvatore Leotta, agricoltore nella zona di Acireale, in provincia di Catania.
A parlare sono due rappresentanti della Cia Sicilia Orientale, che raccolgono il grido di allarme di un intero comparto stremato da un fattore, ormai diventato cronico, su cui poco possono fare i singoli, con strumenti o strategie aziendali, e che al contrario necessita di una programmazione che coinvolga trasversalmente enti ed istituzioni.
Il cambiamento climatico in atto sta trasformando l'agricoltura. "Stiamo rimpiangendo le due sciroccate di maggio scorso - spiega Leotta - e, fino ad oggi, la continuativa mancanza di piogge stagionali. Siamo già a novembre, da mesi non cade una goccia d'acqua nelle campagne. Di fatto le piante si nutrono dei loro stessi frutti, una circostanza che ci spiazza, di fronte alla quale siamo assolutamente impotenti".
"Certo, non possiamo programmare quando e come pioverà - aggiunge Leotta - ma potremmo cominciare ad accedere concretamente alle nuove tecnologie che ci offre l'agricoltura di precisione".
Cambiamento climatico che porta con sé non solo lunghi periodi di siccità, ma anche, e altrettanto devastanti, alluvioni, grandinate e bombe d'acqua, fenomeni per affrontare i quali - secondo Cia Sicilia Orientale - bisognerebbe intervenire tempestivamente con strumenti adeguati.
"Su tanto abbiamo già pronta una proposta al Governo regionale per destinare i fondi del Psr Sicilia alle imprese anche per un adeguamento tecnologico con tecniche e strumentazioni innovative", dichiara Giuseppe Di Silvestro, componente della Giunta della Sicilia Orientale: "scommettere sull'agricoltura 4.0 è diventato prioritario per la stessa sopravvivenza del settore, agrumicolo in particolare".