L'Anbi, Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, mette in guardia: non sarà la perturbazione in atto - che pure sta facendo danni tra Centro e Nord Italia - a risollevare le sorti di un autunno vissuto pericolosamente sull'orlo dell'emergenza siccità al Nord e del rischio indotto dalle alte temperature al Sud, che spingono i consumi idrici oltre la media del periodo, anche in agricoltura. E in ogni caso l'acqua, quando arriva, quasi mai porta benefici, proprio per il modo violento in cui cade.

 

Se in Piemonte riappare lo spettro della siccità, altrove si registra un assaggio di quanto potrebbe succedere nei prossimi mesi meteorologicamente quantomai incerti e preoccupanti: nubifragi localizzati con celle temporalesche piccolissime, ma che comportano dannosi disagi alla popolazione con allagamenti e tetti scoperchiati; ad Ostia Lido, ad esempio, si sono rovesciati 68 millimetri di pioggia in sole 3 ore, ma poco o nulla è stato avvertito nelle zone limitrofe, così come a Civitanova Marche (44 millimentri in mezz'ora), Positano (57 millimetri in 5 ore) o a Pulfero, in provincia di Udine (85 millimetri in 3 ore).

 

"Di fronte all'estremizzazione degli eventi atmosferici su un territorio sempre più fragile ed in attesa di piani nazionali per la mitigazione degli effetti della crisi climatica, che rende inadeguata la rete idraulica del Paese, sono indispensabili campagne informative di prevenzione civile in territori sempre più alla mercé della violenza meteo" ribadisce Francesco Vincenzi, presidente dell'Anbi.

 

Nonostante le recenti piogge, quello 2023 rimane un autunno fortemente anomalo dopo un settembre che, con +2,17 gradi sulla media, risulta il terzo più caldo dal 1831, stando ai calcoli del Cnr. Nei prossimi giorni, se al Centro e al Nord Italia sono previsti temporali e grandinate, al Sud le temperature dovrebbero superare i 30 gradi; in questo contesto resta molto alta la possibilità di pericolosi fenomeni estremi.

 

Nel frattempo, il report settimanale dell'Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche fotografa un Paese, dove i corpi idrici, soprattutto al Centro, sono sotto crescente stress.

 

Nord, ancora in crisi Po e grandi laghi

Al Nord i livelli dei grandi laghi sono in calo con i laghi di Como e d'Iseo scesi sotto la media. In Valle d'Aosta cresce la Dora Baltea, mentre stazionaria è la portata del torrente Lys. I fiumi del Piemonte, fatta eccezione per la Varaita, continuano ad essere in sofferenza idrica: il record negativo è del Tanaro (-77% sulla media), dovuto al lungo periodo siccitoso vissuto dell'area meridionale della regione, stando a quanto riferisce l'Arpa Piemonte.

 

In Lombardia è stabile la portata del fiume Adda (circa 166 metri cubi al secondo); le riserve idriche della regione continuano ad essere superiori alla media (+14,7%), grazie soprattutto al surplus d'acqua (+36%) negli invasi minori registrato da Arpa Lombardia.

 

In Veneto torna in calo il livello del fiume Adige; gli altri corsi d'acqua monitorati mantengono portate basse e solamente il Piave segna una performance positiva. In Emilia Romagna solo il fiume Santerno è sopra la media, mentre permane la crisi dei corsi d'acqua nell'area occidentale della regione (Taro all'11% e Trebbia a poco più del 13% della portata media mensile); d'altronde è proprio nei bacini di questa macrozona che il deficit pluviometrico si fa sentire maggiormente: nel bacino tra i fiumi Parma e Tidone, dove insiste la città di Piacenza, in 4 mesi sono caduti solo 100 millimetri di pioggia.

 

Nonostante tutto, aumenta leggermente la portata d'acqua lungo l'asta del fiume Po, che resta comunque largamente deficitario: ad Isola Sant'Antonio, in Piemonte, mancano oltre i due terzi dei volumi che normalmente scorrono, mentre a Pontelagoscuro il gap è del 56% circa.

 

In Liguria restano sostanzialmente invariati i livelli dei fiumi. In attesa delle piogge sono i fiumi ed i laghi del Centro Italia a soffrire maggiormente.

 

"Per noi - commenta Massimo Gargano, direttore generale di Anbi - la ricetta è sempre la stessa: infrastrutturazione del territorio ed innovazione per l'ottimizzazione d'uso della risorsa idrica. Il nostro Piano di Efficientamento della Rete Idraulica prevede nelle regioni centrali della Penisola investimenti per quasi 655 milioni di euro, a fronte di 314 progetti capaci di garantire oltre 3mila posti di lavoro".

 

Centro Italia, i livelli prima della perturbazione

In Toscana è sempre l'alveo del Serchio a registrare la performance peggiore con una portata, che si riduce di settimana in settimana e che al rilevamento di Ripafratta è del 42% inferiore a quella minima per il deflusso vitale e dell'84% sotto la media dello scorso quindicennio, ma addirittura segna -20% rispetto al 2022, anno di grave crisi per il fiume della Lucchesìa; anche l'Ombrone sta progressivamente scivolando verso il limite del deflusso vitale.

 

Anche i livelli dei fiumi nelle Marche risultano stazionari (eccezioni: Tronto e Nera) e più bassi di quelli del recente passato. In Umbria continua ad abbassarsi il livello del lago Trasimeno (-148 centimetri a fronte di un limite minimo di -120 centimetri), mentre cresce la Nera ed il Chiascio registra un'invarianza.

 

Come per il lago umbro, anche gli "specchi" di Bracciano e Nemi, nel Lazio, sembrano non uscire da un decennale periodo di crisi. Il bacino di Bracciano infatti ha perso ulteriori 4 centimetri, arrivando a toccare il livello idrometrico di -126 centimetri, mentre quello di Nemi è ora addirittura 17 centimetri più basso dell'anno scorso. Leggera ripresa per il fiume Tevere, mentre invariati restano i livelli dell'Aniene e continua a registrare prestazioni positive la Fiora nel viterbese.

 

Sud, il caldo fa paura

In Abruzzo, nonostante la prolungata siccità autunnale, nella diga di Penne sono ancora trattenuti 2.410.000 metri cubi d'acqua, valore nettamente superiore alla media del recente passato.

 

In Basilicata, dove dopo molto tempo è tornata a farsi vedere la pioggia, anche localmente intensa, gli invasi sono calati di 14 milioni di metri cubi d'acqua in una settimana, mentre circa 5 milioni e mezzo sono i metri cubi distribuiti dai bacini di Puglia a testimonianza delle persistenti necessità irrigue delle campagne (12 mesi fa, invece, sulle regioni meridionali pioveva già parecchio).

 

In Sicilia, infine, nel mese di settembre, i bacini artificiali hanno erogato 35 milioni di metri cubi d'acqua e la risorsa idrica, attualmente trattenuta è complessivamente superiore alla media degli scorsi 13 anni.