Con l'approvazione anche alla Camera del Decreto Legge 104/2023, denominato disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici - più noto con il nome di decreto Asset - è stato convertito in legge, la Legge 136/2023.

 

Una legge che si occupa di varie cose, dal caro voli alla tassazione degli extraprofitti delle banche, dall'aumento delle licenze dei taxi alle azioni di contrasto al granchio blu, dal bonus del 110% per l'edilizia alla caccia nelle zone umide (per quanto sia difficile capire quale possa essere l'importanza strategica delle attività venatorie nelle paludi per l'economia nazionale).

 

Ma il Decreto affronta anche tematiche legate all'agricoltura, con 2 novità importanti: lo stanziamento dei fondi per gli indennizzi ai viticoltori colpiti dalla peronospora e non coperti dalle assicurazioni e con l'abolizione del doppio vincolo paesaggistico per le attività di silvicoltura.

 

Fino ad oggi il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, non prevedeva la necessità dell'autorizzazione paesaggistica per le attività silvicolturali per i boschi, purché previste ed autorizzate in base alla normativa in materia.

 

Questo rimane valido, ma viene tolta la necessità di autorizzazione anche per le aree di notevole interesse pubblico.

 

Cosa cambia allora? E perché questa modifica ha sollevato il plauso dei silvicoltori e la preoccupazione degli ambientalisti?

 

Lo abbiamo chiesto a Renato Ferretti, vicepresidente del Conaf, il Consiglio dell'Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali.

 

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Renato Ferretti, vicepresidente del Conaf

(Fonte: Conaf)

 

Dottor Ferretti perché questa modifica è stata considerata così importante dal settore forestale italiano? 
"Per l'attività forestale, per le imprese boschive semplifica le procedure autorizzative eliminando appunto una doppia procedura da fare peraltro con un soggetto pubblico che non ha specifiche competenze in materia selvicolturale. Ciò consentirà di spostare risorse per fare una corretta pianificazione forestale che è l'unico strumento in grado di garantire la conservazione e la rinnovazione del patrimonio boschivo".

 

Perché tecnicamente si parla di abolizione di un doppio vincolo?
"Perché non avendo fatto le linee guida per la gestione forestale, come previsto anche dal testo unico delle foreste, si rendeva necessario per tutte le operazioni di taglio colturale, richiedere anche l'autorizzazione amministrativa alla sovrintendenza di riferimento. Doppio vincolo in quanto già il vincolo forestale ed idrogeologico presente su tutti i boschi è garanzia di tutela del bosco stesso anche sul piano paesaggistico e quindi il vincolo paesaggistico, che rimane, obbligava ad un doppio procedimento amministrativo per poter fare un operazione colturale finalizzata sia ad ottenere risorse forestali sia alla conservazione del patrimonio boschivo. I boschi non sono quadri o opere d'arte morte, sono ecosistemi viventi che debbono essere correttamente gestiti e vissuti dalla popolazione, non possono essere solo osservati!".

 

Cosa era necessario fare prima per effettuare un taglio?
"Appunto doveva essere richiesta l'autorizzazione per il vincolo forestale ed idrogeologico all'ente competente per delega regionale e l'autorizzazione paesaggistica alla sovrintendenza. Quest'ultima a mio parere non necessaria perché comunque con i tagli colturali, sia nella gestione ad alto fusto che a ceduo, il bosco rimane bosco".

 

E ora? 
"Sarà sufficiente fare la consolidata procedura tecnico amministrativa di autorizzazione in base alle norme forestali che hanno consentito la gestione delle formazioni boschive nel nostro Paese da 100 anni a questa parte, la Legge che ha istituito il vincolo forestale è del 1923".

 

Qualcuno ha parlato di un attacco all'ambiente e al paesaggio, è fondata questa preoccupazione? 
"Assolutamente no! Solo con una coerente gestione selvicolturale (scienza che fonda le sue basi sull'ecologia) si possono conservare e rinnovare i nostri boschi affinché ci forniscano i servizi eco sistemici che tutti vogliamo e continuino ad ornare i nostri territori dando le risorse necessarie per realizzare una vera economia circolare. Il bosco non ci fornisce solo una risorsa energetica rinnovabile, ma anche e soprattutto materiale da costruzione ecologico".

 

Il Decreto comunque prevede che non sia più necessaria l'autorizzazione paesaggistica anche per le aree di notevole interesse pubblico, come "le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze" come recita il Codice dei Beni Culturali. Questo vuol dire che tagliare anche in aree come la Val d'Orcia o i boschi del Gran Sasso o le foreste delle Dolomiti?
"No! Nessuno potrà operare liberamente. Si dovrà comunque chiedere l'autorizzazione per il vincolo forestale ed idrogeologico ed i dottori agronomi e dottori forestali, che hanno competenza esclusiva in materia, continueranno a garantirne la corretta gestione e la loro conservazione. I nostri boschi, anche i più decantati, sono il frutto di una corretta attività antropica e per conservarli dobbiamo agire secondo i principi della selvicoltura e non secondo principi strettamente estetici. Certamente noi avremmo auspicato una diversa soluzione e cioè l'elaborazione delle linee guida previste dal Testo Unico sulle Foreste (Tuff) che per incomunicabilità fra ministeri, nonostante gli sforzi del Masaf e della Direzione Foreste, non è stato elaborato a distanza di 5 anni dall'approvazione del Tuff. Ecco noi vorremmo ripartire da qui per riportare la gestione forestale nel suo alveo naturale".