Al termine del concorso promosso dalla Giant Trees Foundation, Fondazione senza scopo di lucro nata per conoscere e tutelare i grandi alberi, con quasi 42mila preferenze, è stato assegnato il titolo di Albero dell'Anno 2022 al Ficus magnolioide dell'Orto Botanico dell'Università di Palermo.
Ora concorrerà in rappresentanza dell'Italia per il titolo ancor più prestigioso di Albero d'Europa 2023.
Originario dell'Australia è approdato in Italia nel 1845 e da esso derivano i grandi Ficus che ci stupiscono nei giardini di Palermo e dell'Italia meridionale.

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Alcuni dati: 173 anni; 25 metri di altezza; 14,75 metri di circonferenza del tronco; 2.900 metri quadrati di chioma; sembra essere l'albero con la chioma più grande d'Europa.

 

Quale sede più titolata dell'Orto Botanico Universitario di Palermo, che lo ospita e lo accudisce, per un Convegno Internazionale sugli Alberi Monumentali che si è svolto dal 14 al 16 ottobre 2022 (scarica il programma) per approfondire lo stato di fatto sullo studio e la valorizzazione del preziosissimo ed enorme patrimonio naturale rappresentato dagli alberi monumentali, rivolgendosi a studiosi, tecnici, studenti universitari e appassionati del settore.

 

Agrifogli di Piano Pomo

Agrifogli di Piano Pomo

(Fonte foto: Rosella Ghedini - Associazione Pubblici Giardini)

 

Una tre giorni molto intensa di scambi e aggiornamenti sugli studi scientifici più aggiornati e sulle pratiche adeguate di gestione, nonché sulle strategie per la conoscenza e la valorizzazione, con apporti da tutte le regioni d'Italia e anche a livello internazionale.


Il professor Rosario Schicci, direttore dell'Orto Botanico e anima del convegno, ha ribadito fortemente il concetto che l'interesse sugli alberi monumentali deve andare oltre a quello pur fondamentale del valore botanico; l'attenzione si deve concentrare anche su valorizzazione, manutenzione e conservazione del patrimonio genetico.


Da Israele Elisabetta Boaretto ha evidenziato come dagli studi sugli alberi monumentali possiamo derivare importanti informazioni sulla capacità di resilienza degli alberi nell'ottica dei cambiamenti climatici che si prospettano per il futuro.

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Jiajia Liu da Shanghai (China) ha riportato i risultati di uno studio sull'età e la distribuzione nel mondo degli alberi vetusti.

 

E Bernabé Moja da Valencia (Spagna) ha illustrato le problematiche e i programmi di conservazione degli olivastri di Sardegna nell'ambito di una collaborazione Diputaciòn de Valencia-Università di Cagliari.


Laura Canini del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha parlato del grande valore del patrimonio monumentale arboreo del territorio italiano e ha illustrato la normativa e le politiche italiane di conservazione.

 

Rovere di Sempria

Rovere di Sempria

(Fonte foto: Rosella Ghedini - Associazione Pubblici Giardini)


Le tante relazioni che si sono susseguite nel corso della giornata del convegno presentate da soggetti italiani (numerose università, orti botanici, Società Botanica Italiana, Cnr, enti regionali, in particolare Puglia, Emilia Romagna e Liguria, professionisti impegnati in progetti di aree verdi che ospitano grandi alberature) hanno affrontato tante problematiche: dalla rappresentazione degli alberi come chiave di lettura dei paesaggi, alla loro datazione, agli abusivismi botanici, alla conoscenza e valorizzazione e ai rischi connessi all'impatto del potenziale turismo mordi e fuggi, alle patologie fungine e alle possibilità di prevenzione tramite monitoraggi, al valore ecosistemico, a quello culturale, alla necessità di procedere a censimenti e alla creazione di banche dati sia per la conoscenza che per la gestione e conservazione, all'applicazione di moderne strumentazioni laser per l'ottenimento di informazioni dendrometriche.


Il Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia Romagna ha portato l'esperienza della Regione in attività di conoscenza e valorizzazione del patrimonio arboreo monumentale; si tratta di 596 alberi monumentali a tutela regionale e 102 alberi monumentali d'Italia, cioè a tutela nazionale; le risorse messe a disposizione per la salvaguardia e la conservazione degli alberi monumentali della Regione Emilia Romagna ammontano a quasi 700mila euro nel triennio 2020-2022; si è descritto l'elevato valore paesaggistico, storico, culturale e devozionale di tale patrimonio e sono state illustrate le tante attività di promozione messe in campo negli ultimi anni: pubblicazioni, visite, convegni, concorsi fotografici, attività formative per tecnici e amministratori, campagne fotografiche, catalogazione, rassegna annuale di valorizzazione ViVilVerde oggi alla sua 8° edizione, bandi per associazioni giovanili e amministrazioni comunali.


Guarda la registrazione del convegno

 

Alla giornata del convegno, carica di preziosi contributi, hanno fatto seguito due giornate itineranti sul territorio per conoscere alcune delle principali emergenze arboree della Sicilia.

In particolare nel Parco delle Madonie gli agrifogli di Piano Pomo, un popolamento fitto monospecifico di piante di Ilex aquifolium, 317 individui di notevoli dimensioni con altezze variabili dai 15 ai 19 metri ed età stimata in 350 anni.


Analogamente la rovere di Sempria nel Comune di Castelbuono, un possente esemplare di oltre 15 metri di altezza e quasi 7 metri di circonferenza del tronco, con età stimata tra i 650 e i 750 anni.

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Alle pendici dell'Etna in provincia di Catania nei pressi del Comune di Sant'Alfio vegetano il castagno della nave, età stimata attorno ai 1.000 anni, e il celebre castagno dei 100 cavalli, plurimillenario; è considerato il più famoso e grande castagno d'Italia; è costituito da 3 grandi fusti e misura 22 metri di circonferenza del tronco e 22 di altezza; è una delle principali attrazioni della zona, visitato da 30mila persone ogni anno; cantato e descritto da numerosi viaggiatori fin dal Settecento; nel 2008 è stato riconosciuto dall'Unesco monumento messaggero di pace.

 

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Castagno dei 100 cavalli a Sant'Alfio (Ct)

(Fonte foto: Rosella Ghedini - Associazione Pubblici Giardini)

 

Alberi come questi ci affascinano e stupiscono per le loro dimensioni ed età e per quanto sono in grado di tramandarci del passato; incarnano testimonianze viventi della potenza del mondo vegetale e della possibile forza resiliente della natura rispetto alle avversità affrontate durante la loro vita transgenerazionale e rispetto, si spera, alle difficoltà che ci aspettano con il cambiamento climatico in atto. Conoscerli meglio sarà sicuramente di grossa utilità per tutti.

 

A cura di Rosella Ghedini, Associazione Pubblici Giardini, Delegazione Emilia Romagna


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