I lavori del 20 febbraio sono stati introdotti da Tiberio Rabboni, presidente dell'Oi pomodoro da industria del Nord Italia che ha spiegato come la rassegna consenta di coinvolgere i partecipanti in momenti di riflessione legati alle prospettive politico-economiche ed in occasioni di approfondimento tecnico in un territorio come quello di Piacenza che rappresenta la prima provincia a livello italiano per questa coltura e che ha saputo costruire una forte specializzazione sulla filiera del pomodoro e dei suoi derivati.
Il tema è stato ripreso da Paolo Mancioppi, assessore Agricoltura e ambiente del Comune di Piacenza, che ha ricordato la grande importanza del pomodoro per questa area geografica, dove raggiunge standard qualitativi particolarmente elevati.
Maria Chiara Cavallo, segretario generale Oi pomodoro da industria Nord Italia, ha presentato una breve fotografia dell'organizzazione - che opera in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte e provincia autonoma di Bolzano dove si ottiene il 50% del pomodoro prodotto e trasformato in Italia - e ha poi illustrato l'andamento della produzione 2019 nel Nord Italia. A questo proposito, maria Chiara Cavallo ha affermato che "si riduce la quantità di materia prima destinata alla produzione di concentrati ed aumenta quella destinata alle polpe, mentre nella ripartizione per canale commerciale della materia prima lavorata si registra un calo del settore retail ed un aumento dell'horeca a testimoniare una tendenza dei consumi dei derivati di pomodoro in crescita nel settore dell'hotellerie, della ristorazione e del catering al cospetto di una contrazione dei consumi casalinghi legati, ovviamente, alla vendita al dettaglio".
La fotografia emerge dall'analisi dei dati sui prodotti finiti, raccolti ed elaborati dall'Organizzazione interprofessionale Oi pomodoro da industria del Nord Italia in base alle comunicazioni giunte dai ventinove stabilimenti facenti capo alle ventidue imprese di trasformazione del Nord Italia al termine di una campagna 2019, durata 64 giorni (sei in più del 2018 visto l'incidere del maltempo), che ha permesso di trasformare nel complesso oltre 2,3 milioni di tonnellate di materia prima, coltivata su 36.600 ettari, per ottenere i seguenti prodotti finiti: polpa (41% con utilizzo di 962.320 tonnellate di materia prima); passate (29% pari a 675.182 tonnellate), concentrati (29% pari a 672.266 tonnellate) e sughi (1% con 28.946 tonnellate).
Per quanto concerne l'uso della materia prima distinta per categoria merceologica, Maria Chiara Cavallo ha sottolineato che il confronto tra il 2018 ed il 2019 mostra l'aumento della materia prima destinata alle polpe (dal 37% al 41%), il calo di quella destinata ai concentrati (dal 32% al 29%) ed un andamento costante delle passate (stabili sul 29%). Sul totale dei prodotti derivati dalla trasformazione del pomodoro nel 2019, le polpe sono aumentate del 7,8% ed i concentrati diminuiti del 12,3%, mentre le passate restano sostanzialmente invariate rispetto al 2018.
Dato interessante anche quello relativo alla ripartizione per canale commerciale della materia prima lavorata. A fronte di un andamento costante della materia prima lavorata destinata al canale industriale (dal 55,4% del 2015 al 51,3% del 2019), emerge un incremento del canale horeca (hotellerie restaurant catering), dal 14,2% al 18,6%, ed un calo del retail, dal 30,5% del 2015 al 30,1% del 2019.
Antonio Casana, presidente di Tomato Europe, che rappresenta oltre 9 milioni di tonnellate di pomodoro e 150mila ettari coltivati, ha parlato dei dati 2019 e degli scenari 2020 della produzione europea e mondiale. Nel 2019 si è registrata una situazione deficitaria in Italia, in particolare al Nord, ma a livello globale l'annata ha mostrato un andamento in controtendenza. Complessivamente, la produzione mondiale si è attestata sui 37,4 milioni di tonnellate con la California in testa alla classifica con 10,14 milioni, seguita da Italia (4,8 milioni), Cina (4,6), Spagna (3,2), Turchia (2,2), Portogallo (1,4), Brasile (1,2), Cile (1,1). Negli ultimi venticinque anni, nel nostro paese la produttività ha registrato una crescita costante, passando dalle 41,9 tonnellate ad ettaro del 1996 alle 83 tonnellate nel 2019.
Per quanto riguarda i consumi, secondo lo studio Wptc2020 a livello globale nella campagna 2018-2019 si sono attestati sui 38,3 milioni di tonnellate con un trend più consistente nell'Europa occidentale e nel Nord America; il consumo pro capite si attesta sui 22,8 chili nell'Europa occidentale, sui 22 chili in Australia e Nuova Zelanda, sui 20,1 nell'America del Nord, sui 14,1 nell'Europa dell'Est. La tendenza generale mostra un aumento dei consumi pari allo 0,4-0,5% all'anno. In Italia, il mercato interno registra una diminuzione dei consumi del 2,2% in quantità e dell'1,7% in valore e pertanto il driver fondamentale è quello dell'export, che nel 2019 è aumentato del 5,97% in volume e dell'8,9% in valore.
Il presidente di Tomato Europe ha infine ricordato i punti di forza e quelli di debolezza della filiera italiana; tra i primi senza dubbio l'elevato know how e la capacità di innovazione dei processi e dei prodotti, l'alta penetrazione del made in Italy nei mercati esteri, la forte connotazione identitaria del pomodoro con l'Italia, la buona capacità organizzativa, la resilienza. Tra i punti di debolezza, invece, gli elevati costi di produzione, le rese produttive inferiori rispetto ai competitor, la forte competizione di paesi come Spagna, Portogallo e Ucraina, la scarsa redditività, le misure previste dalla Pac e le scelte nazionali poco lungimiranti e premianti per gli operatori del settore.
Dopo l'intervento di Antonio Casana, Tiberio Rabboni ha ricordato la necessità di mitigare i danni provocati dai cambiamenti climatici, effettuare una programmazione corretta della produzione per evitare surplus o deficit, valorizzare la qualità, migliorare la reputazione delle situazioni che caratterizzano alcune aree italiane come il caporalato e il lavoro nero che per quanto limitate hanno un'influenza negativa sull'intera filiera. Rabboni ha inoltre sottolineato che il Comitato di coordinamento dell'Oi pomodoro da industria del Nord Italia ha affrontato il tema di come garantire al consumatore produzioni di alta qualità, come sono gran parte di quelle ottenute nel Nord Italia; a tale proposito, l'Oi ha proposto una certificazione facoltativa di qualità e l'istituzione di un disciplinare di qualità nazionale che fissi i valori del top di gamma della nostra produzione e possa beneficare di contributi pubblici. È uno strumento che sarà proposto anche ai colleghi del Centro e Sud Italia per ottenere un'azione condivisa. "L'intenzione è chiedere al ministero per le Politiche agricole una certificazione facoltativa di alta qualità - come l'Sqn, il Sistema qualità nazionale - vincolata ad un disciplinare di produzione stringente per regole ambientali, sociali, produttive, trasparenza e governance condivisa di filiera".
I lavori del convegno sono proseguiti con una tavola rotonda, moderata da Lorenzo Tosi di Terra e Vita, che ha coinvolto rappresentanti dell'industria, delle Organizzazioni dei produttori e delle associazioni agricole. Rispondendo all'esigenza di una corretta programmazione ricordata da Lorenzo Tosi, Filippo Arata della Op Ainpo ha affermato che quando l'offerta incontra la domanda le cose per il produttore vanno meglio. "Per questo - ha aggiunto Filippo Arata - quest'anno ci siamo impegnati con decisione nella programmazione per ottenere risultati migliori, siglando il contratto con un buon margine temporale e fissando sanzioni per chi non rispetta le superfici programmate".
Gianni Brusatassi dell'Op Asipo ha dichiarato che nel territorio piacentino la programmazione raggiunge l'apice e questo sistema deve essere portato avanti con forza nel tempo.
Luca Artioli della Op Apo conerpo ha affermato che il comparto del pomodoro subisce i cambiamenti climatici ed a questo proposito si stanno portando avanti da tempo importanti innovazioni tecnologiche.
In merito al tema della sostenibilità, Filippo Arata ha ricordato i grandi sforzi compiuti dalla filiera del pomodoro che ha un forte valore economico, ambientale e sociale. Valori che, come ha evidenziato Luca Artioli, devono essere promossi adeguatamente.
La sessione dedicata ai rappresentanti delle Organizzazioni professionali è iniziata con l'intervento di Fabrizio Marzano (Confagricoltura), che ha sottolineato come negli ultimi anni siano stati ottenuti cambiamenti significativi quali il passaggio al regime disaccoppiato che consente alla filiera del pomodoro di mantenere un ruolo importante. Fabrizio Marzano ha poi sottolineato l'esigenza di arrivare ad una unica Oi nazionale del pomodoro e di valorizzare la capacità produttiva degli agricoltori adottando efficaci politiche di settore. A tale proposito, alla luce delle differenze dei costi tra i vari paesi bisognerebbe applicare un cuneo fiscale specifico per i lavoratori del pomodoro.
Marco Crotti (Coldiretti) ha rimarcato la necessità di ottenere il giusto reddito per il pomodoro, che costituisce un'importante realtà del territorio piacentino, ed ha poi ricordato il ruolo fondamentale della programmazione, elemento vincente per la filiera. "Coldiretti - ha aggiunto Marco Crotti - predica la trasparenza nell'etichetta e nei rapporti nella filiera in quanto può consentire di promuovere il prodotto sul mercato internazionale. Prodotto che può recuperare valore e distintività attraverso una strategia di intesa".
Fabio Girometta (Cia) ha affermato che la programmazione riveste un ruolo fondamentale per ottenere un prezzo equo per i produttori. È poi necessario imparare a promuovere i plus dei nostri prodotti, tra cui l'utilizzo delle tecniche di produzione integrata e l'elevato livello di qualità e salubrità.
La tavola rotonda si è conclusa con gli interventi dei rappresentanti dell'industria a cominciare da Bruna Saviotti (Anicav), secondo la quale "quest'anno si è lavorato bene e i prezzi concordati risultano corretti in quanto tengono conto delle esigenze dell'industria e dell'agricoltura". Con questi prezzi però si registra una forte differenza tra Italia e Spagna, soprattutto per il pomodoro concentrato (pari oggi a 120 euro a tonnellata), alla luce dei costi di produzione e industriali molto maggiori sostenuti dal nostro paese, che inoltre non gode degli aiuti e delle agevolazioni di cui beneficiano altri competitor.
Per Gianmario Bosoni (Confapindustria) occorre distinguere i mercati del prodotto industriale e quelli del consumo diretto e la concorrenza del mercato spagnolo è particolarmente importante per il prodotto industriale. Secondo Gianmario Bosoni poi certi prezzi pagati dalla grande distribuzione, in particolare quelli del canale discount, sono assolutamente incompatibili con un prodotto di qualità coltivato in Italia. Il problema è che mancano i controlli e ci si trova a competere in situazioni dove il prezzo offerto dalla concorrenza è inferiore ai costi di produzione. Gianmario Bosoni ha infine rimarcato l'esigenza di validare una volta per tutte un metodo scientifico ufficiale per la determinazione della qualità del pomodoro.
La tavola rotonda è terminata con l'intervento di Paolo Voltini (Consorzio casalasco del pomodoro), che ha ricordato i grandi sforzi compiuti dalla sua cooperativa negli ultimi anni per valorizzare la produzione dei soci e comunicarne le caratteristiche positive attraverso l'utilizzo di marchi e l'adozione di processi di innovazione. Paolo Voltini ha poi ricordato che dopo tre annate disastrose per il pomodoro, quest'anno è stato raggiunto un contratto che consente di seguire la progettazione di una annualità, ma non ha una visione lungimirante per produttori e industria.
Tiberio Rabboni, presidente dell'Oi pomodoro da industria del Nord Italia
L'impegno della ministra Bellanova a favore della qualità e contro il caporalato
Impossibilitata a partecipare al convegno per impegni istituzionali, la ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova ha inviato all'Oi del Nord e al Tomato world una lettera che raccoglie già alcune delle sollecitazioni presentate dai relatori del convegno.Teresa Bellanova si è detta "pronta a lavorare insieme alle organizzazioni interprofessionali, alla filiera e alla distribuzione per far conoscere il valore del pomodoro da industria italiano, per dare dignità a migliaia di aziende che producono facendo grande il made in Italy. È necessaria una campagna istituzionale di comunicazione a livello nazionale e internazionale".
E sul caporalato ha aggiunto: "Non esistono filiere sporche. Ci sono aziende che commettono reati e come tali vanno punite, anche duramente. Il caporale va battuto dove è più forte: nell'offerta di un servizio semplice, flessibile e completo. Il caporalato è criminalità organizzata e non solo calpesta la dignità di lavoratrici e lavoratori, ma mette a rischio le migliaia di aziende oneste che si trovano a subire la concorrenza sleale di chi sfrutta. Combattiamo anche contro le pratiche sleali di mercato e le aste al doppio ribasso che sono caporalato in giacca e cravatta".