Il clima cambia e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Gli eventi estremi come nubifragi e grandinate sono in aumento, così come gli inverni miti. A risentire del clima che muta per effetto dell'immissione in atmosfera dei gas ad effetto serra sono prima di tutto gli agricoltori. E se alcuni si preoccupano in molti fanno spallucce, ritenendolo un problema legato ad un futuro lontano.

Così non è, perché secondo una ricerca effettuata dalla Fondazione Edmund Mach insieme all'Università di Trento e alla Fondazione Bruno Kessler, le modifiche al clima avranno un impatto sull'agricoltura più precoce di quello che si possa pensare. Uno studio pubblicato su Agricultural and Forest Meteorology ha provato ad ipotizzare che cosa accadrà ai vigneti in Trentino tra oggi e la fine del secolo.

Sulla base delle proiezioni climatiche che danno una idea di temperature e piogge in un periodo futuro su scala regionale, i ricercatori trentini hanno poi utilizzato dei cosiddetti 'generatori di tempo atmosferico' che hanno ricreato delle vere e proprie stagioni future, fino al 2099. Grazie al fatto che il catasto viticolo della provincia autonoma è geolocalizzato e che sono mappati anche i vitigni, è stato possibile prevedere l'andamento stagionale su quasi 26mila particelle vitate dove Merlot, Pinot nero e grigio e Sauvignon blanc sono le varietà più coltivate.

"Si tratta, è bene dirlo, di proiezioni che non possono essere attendibili nel dettaglio della singola stagione o del singolo vigneto, ma che se prese nell'arco di più anni ci danno una previsione attendibile di come cambierà il clima in Trentino", spiega ad AgroNotizie Ilaria Pertot, direttrice del Centro agricoltura, alimenti e ambiente della Fondazione Edmund Mach e coordinatrice della ricerca.

Come cambieranno le stagioni in futuro?
"A livello di temperatura atmosferica la tendenza è quella di avere estati più calde e inverni miti. Le precipitazioni invece si concentreranno in primavera e in autunno con un aumento dei fenomeni intensi, come nubifragi e grandinate, durante l'estate. A causa dell'esposizione e dell'altitudine ogni singolo vigneto tuttavia potrà avere situazioni più o meno accentuate".

Come reagiscono i vitigni che avete studiato a questi cambiamenti?
"Il ciclo vitale si accorcia notevolmente. Ci ha stupito vedere come a fine secolo la vendemmia sarà fatta a fine luglio, invece che a fine agosto. Mentre le piante inizieranno a germogliare molto prima, già in aprile, con la conseguenza che le gelate primaverili potranno causare ingenti danni agli impianti".

Per quanto riguarda la vendemmia l'unico impatto sarà una precocità di raccolta delle uve?
"A causa delle temperature elevate anche durante le ore notturne gli agricoltori porteranno in cantina uve calde che potrebbero dover essere raffreddate per controllare la fermentazione. Chi oggi sta costruendo impianti nuovi o vuole ristrutturare vecchie cantine dovrebbe tenere presente questa necessità che potrebbe presentarsi già nei decenni a venire".

Cambierà anche il modo di lavorare in vigna?
"Certamente. Oggi la maggior parte degli agricoltori ha più vigne sparse per il territorio, alcune a fondo valle, altre ad altitudini più elevate. Quando è il momento di vendemmiare gli operai iniziano dai vigneti a quote più basse e risalgono la montagna per raccogliere le uve sugli impianti più in alto. Il nostro modello ci dice che le finestre temporali utili alla vendemmia si concentreranno in un periodo molto più breve. Ci sarà quindi una concentrazione del lavoro che renderà necessario avere più operai che lavoreranno per un periodo più breve".

Avete studiato anche come cambieranno le caratteristiche organolettiche delle bacche e quindi del vino?
"Non esiste un modello puntuale che descriva bene come si modifica il contenuto di zuccheri, acidi e sostanze aromatiche negli acini al variare della temperatura. Tuttavia possiamo avanzare delle ipotesi guardando ai vigneti esistenti in altre aree che oggi vivono andamenti climatici simili a quelli che noi vivremo nel futuro".

E che cosa risulta?
"In linea generale avremo uve più zuccherine, meno acide e meno aromatiche. Una notizia non positiva per le cantine trentine che sono diventate famose per le vinificazioni di spumante. In parte si potrà risolvere il problema vendemmiando in anticipo oppure alzando le vigne di quota. Ma sarà anche necessario ripensare le varietà tradizionali oggi coltivate".

Basta con Pinot e Sauvignon?
"Diciamo che i viticoltori che oggi si apprestano a impiantare una nuova vigna devono sapere che tra qualche anno potrebbero avere un prodotto differente da quello che si aspettano oggi. Si dovrà quindi optare per vitigni bianchi più resistenti al caldo oppure battere nuove strade".

L'aumento delle temperature renderà disponili alla coltivazione nuovi terreni?
"Sarà possibile coltivare la vite più in alto di quello che si fa oggi. Ma ovviamente si dovrà prestare attenzione prima di tutto al terreno, individuando quelle aree in cui il suolo è adatto ad ospitare la vite. Inoltre va valutata bene l'esposizione e il microclima".

E per quanto riguarda le malattie fungine?
"A causa della diminuzione delle piogge e alla presenza di climi più caldi malattie come la botrite o la peronospora dovrebbero farsi meno pressanti. Questo potrebbe permettere ad esempio una espansione delle superfici dedicate al biologico. Ma fare previsioni è molto azzardato".

Insomma, gli agricoltori si devono attrezzare al cambiamento?
"Assolutamente sì. A qualcuno la nostra ricerca potrebbe sembrare pura velleità accademica. Ma invece dà ad agricoltori e istituzioni delle valide informazioni per pianificare lo sviluppo dell'agricoltura in Trentino, partendo dalla gestione dell'acqua fino alla realizzazione di nuovi vigneti".