L'agricoltura, oggi più che mai, tenta di inserirsi all'interno delle città per sopperire alla carenza di terre coltivabili, per tamponare gli alti livelli di povertà nei centri urbani e per stimolare nuovi modelli di produzione e consumo alternativi che valorizzino la qualità e l'origine locale dei prodotti. Nei Paesi più industrializzati, una delle forme più frequenti con cui l'agricoltura urbana si manifesta è l'orto condiviso: un appezzamento di terreno all'interno del circondario urbano, diviso in lotti di dimensione standardizzata e condotti per l'autoconsumo, l'uso ricreativo, didattico o per l'inclusione sociale.

Il presente lavoro cerca di fornire una panoramica della situazione attuale degli orti urbani condivisi di Bologna, e di dare voce ai vari orticoltori urbani per affrontare le problematiche e le difficoltà che hanno riscontrato durante le proprie esperienze di coltivazione, attraverso un loro coinvolgimento diretto con dei focus group condotti in tre aree ortive presenti nell'area urbana. Sulla base delle problematiche rilevate, sono state proposte delle soluzioni per un miglioramento gestionale e organizzativo del sistema orticolo urbano.
Non è un caso se Bologna è stata soprannominata "città degli orti": sono infatti più di 17 ettari di orti condivisi, e più di 2.700 gli "urban farmers" coinvolti.
 
Mappa degli orti urbani di Bologna
Fig 1: Mappa della distribuzione delle aree ortive sul territorio bolognese

L'orticoltore urbano bolognese è generalmente un anziano alla ricerca di momenti e luoghi dove poter socializzare: l'orto urbano è da loro definito come una "piazza verde", in quanto luogo di incontro e integrazione. Ma è anche colui che, diffidente del livello qualitativo offerto dalla grande distribuzione organizzata, si muove verso un'autosufficienza alimentare che possa garantirgli cibo con una maggiore qualità sanitaria.
 
Paesaggio orticolo
Fig. 2: il paesaggio orticolo degli Orti Saragozza

Tuttavia, le buone intenzioni di produrre del cibo sicuro si scontrano con le effettive problematiche interne alle aree ortive: l'insufficienza delle conoscenze tecniche determina una difficoltà nella gestione delle risorse che si manifesta, ad esempio, nell'eccesso nell'uso della risorsa irrigua, nella difficoltà di gestione di patogeni e fitofagi, nell'occasionale uso di mezzi chimici (da parte di alcuni orticoltori che non rispettano il regolamento comunale).
Ciò fa sì che il rischio ambientale sia molto concreto, sia per l'elevata superficie coinvolta che per il numero degli orticoltori in continuo aumento. Da qui nasce la necessità di avviare dei percorsi di formazione e di assistenza tecnica utili a favorire un uso più razionale delle risorse, e il raggiungimento di obiettivi di autonomia nella conduzione sostenibile dell'orto.
Questi obiettivi possono essere raggiunti mediante una formazione diretta con corsi di formazione impartiti da professionisti (dottori agronomi, periti agrari e/o agrotecnici) supportata da una formazione indiretta con un manuale tecnico di gestione agronomica dell'orto.

Altra problematica è l'abbandono degli orti da parte degli assegnatari, che non rinunciano alla loro assegnazione. Ciò, associato alle lunghe tempistiche burocratiche di revoca e riassegnazione da parte della pubblica amministrazione, determina:
  • danno estetico;
  • crescita incontrollata delle infestanti che, per via della maggiore disseminazione, richiedono agli orticoltori vicini un lavoro aggiuntivo di estirpazione;
  • danno sociale, poiché impedisce l'accesso all'orto da parte di altri richiedenti.

A tal fine, è necessario garantire un sistema burocratico più efficiente e veloce: il Comune, oggi, stringe un contratto di comodato d'uso gratuito con i privati cittadini affidando loro un lotto (quindi il Comune è l'unico soggetto che può assegnarlo o revocarlo), mentre le intere aree ortive sono gestite da diverse associazioni locali. La pubblica amministrazione resta però disinteressata alle problematiche interne legate alla gestione delle aree, e interviene con estrema lentezza nella revoca e nell'assegnazione dei vari lotti. Da ciò emerge la necessità di decentralizzare l'assetto amministrativo modificando i rapporti contrattuali fra i tre soggetti coinvolti nel sistema orticolo locale: istituendo un contratto di comodato d'uso gratuito tra comune e associazioni (e non più con il privato cittadino), le quali si impegneranno nelle assegnazioni e revoche dei singoli lotti tra i loro associati, acquisendo così maggiore autonomia.
 
Schema dell'assetto amministrativo
Fig. 3: Schema dell'assetto amministrativo proposto

In virtù delle notevoli superfici e del gran numero di orticoltori coinvolti, l'orticoltura urbana bolognese ha un grande impatto a livello sociale e ambientale, destinato ad aumentare con le attuali tendenze di crescita. Con l'aumento della popolazione e con la riduzione di terre coltivabili, l'agricoltura urbana assumerà una funzione sempre più centrale, ma si rivela indispensabile una maggiore attenzione delle istituzioni locali per far sì che l'agricoltura urbana possa radicarsi efficacemente ed esprimere al meglio la sua multifunzionalità.

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Per eventuali contatti: vitoaurelio.cerasola@studio.unibo.it

AgroInnovation Award è il premio di laurea istituito da Image Line in collaborazione con l'Accademia dei Georgofili al fine di promuovere la diffusione di approcci innovativi, strumenti digitali e l'utilizzo di internet in agricoltura.

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