E’ il caso di Palermo, dove i prezzi sono più bassi di 22 euro a tonnellata. Anche se non mancano casi inversi, come Matera, dove si registrano prezzi anche se di poco più elevati del capoluogo pugliese. Il punto è che i prezzi possono essere molto disomogenei sul territorio del Mezzogiorno, e dato per noto che Foggia resta la piazza più importante, non è meno vero che tanti agricoltori del resto del Sud non vengono pagati a questi prezzi: con i prezzi all’origine di Ismea che sono rilevazioni di mercato, mentre i prezzi di Borsa merci ora entrano nei contratti di filiera.
Foggia, prezzi all’origine
Ismea ha rilevato ieri, 20 marzo 2019, i prezzi del grano duro fino all’origine sulla piazza di Foggia alle condizioni di "franco magazzino-partenza" a 237 euro sui valori minimi e 242 euro sui massimi. Prezzi quindi stabili sulle ultime rilevazioni del 13 e del 6 marzo scorsi, che aveva messo in evidenza gli stessi valori del 27 febbraio 2019: in perdita di 8 euro sulla massima quotazione di campagna, 245,00 - 250,00 registratasi tra il 23 ed il 30 gennaio 2019.I prezzi all’origine al Sud
A fronte delle rilevazioni Ismea di Foggia, e a quelle di Matera, dove i prezzi in campagna per il grano duro sono anche più alti - 244,00 sui minimi e 248,00 sui massimi rilevati il 18 marzo – vi sono i prezzi bassi della Sicilia. Ismea rileva a Palermo il 14 marzo il grano duro fino a 215,00 euro sui minimi e 220,00 sui massimi: in media una differenza negativa di 22 euro a tonnellata con le ultime rilevazioni di Foggia e ancor più con Matera. Uno spread che non ha spiegazioni sul piano della qualità – si confrontano grani duri pastificabili, quindi con proteine sopra il 12% - ma che trova la sua ragion d'essere nelle dinamiche competitive e commerciali delle aziende, non solo siciliane, ma meridionali.E’ buon testimone in tal senso Fabio Manara, presidente di Compag, Federazione nazionale commercianti di prodotti per l’agricoltura, che sul grano dice: "All'estrema frammentazione della produzione si aggiunge una bassa produttività, soprattutto al Sud, a causa dalla scarsa piovosità e del territorio prevalentemente montuoso, che rende la logistica più costosa rispetto ad altri territori". Un aspetto - quello della logistica carente e costosa- che in Sicilia colpisce anche altre filiere.
Foggia, prezzi all’ingrosso
A Foggia il grano duro fino nazionale all’ingrosso della mietitura 2018 ha messo a segno ieri, 20 marzo 2019, la trentaquattresima quotazione di stagione rilevata alla Borsa merci della Camera di commercio dall'Osservatorio prezzi, con valori stabili sulle quotazioni del 13 marzo scorso: 239,00 euro a tonnellata sui valori minimi e 244,00 di prezzo massimo alle condizioni di "franco partenza luogo di stoccaggio" per il cereale in buone condizioni e con un contenuto proteico minimo del 12,5%. Questi valori sono stabili dalla seduta del 27 febbraio 2019. Stabili ieri anche i grani slavati e il prezzo del biologico, che permane su 375 euro sui minimi e 380 sui massimi.Prezzi medi all’ingrosso in Italia a febbraio
Secondo la newsletter di marzo di Borsa merci telematica italiana “I segnali di stabilità emersi nel mercato italiano del grano duro nella seconda metà di gennaio hanno trovato conferma a febbraio”.Complice un livello della domanda contenuto, i prezzi all’ingrosso del grano duro fino, analizzati tramite il Fixing indicativo nazionale camerale, una media ponderata delle quotazioni delle Borse merci italiane, si sono attestati su un valore medio di 236 euro alla tonnellata, quasi invariati rispetto a gennaio (+0,5%). E’ rimasto invece positivo il confronto con la scorsa annata (+6,2%).
“A conferma dell’attuale staticità del mercato, le ultime rilevazioni del mese hanno mostrato dei ribassi di prezzo, proseguiti in apertura di marzo. Un ulteriore rialzo mensile ha invece interessato il grano duro biologico, salito a febbraio su un prezzo medio di 420 euro alla tonnellata, in crescita dell’1,8% rispetto a gennaio (Camera di commercio di Bologna)" sottolinea Bmti.
Le prospettive per la prossima campagna
E Bmti sulla prossima annata riferisce come “Si evidenzia a livello comunitario una riduzione dei raccolti”. Secondo le stime del Coceral di inizio marzo, la produzione Ue-28 si attesterebbe a 8,1 milioni di tonnellate, in calo del 6% rispetto al 2018, sulla scia della contrazione che ci si attende per Italia (-2%) e, soprattutto, Spagna (-32%).Più in generale, il mercato dei cereali a livello mondiale è atteso andare verso una fase di scarsità.
Inoltre, secondo le stime dell'International grain council, la produzione mondiale di cereali nel complesso è diminuita di 13 milioni di tonnellate nella campagna di commercializzazione 2018-19, scendendo a 2,89 miliardi di tonnellate, il livello più basso riscontrato negli ultimi tre anni. Questo comporterà un'inevitabile contrazione delle scorte globali di cereali. Una tendenza che si è registrata anche in Italia negli ultimi anni.
Insomma, anche se per ora gli operatori in Italia si attendono una relativa stabilità dei prezzi, resta vero che con queste premesse ci potrebbero essere sorprese in positivo verso fine campagna di commercializzazione o all’inizio della prossima: a meno che non riprendano le importazioni, come per altro recentemente previsto da Compag.