Il mercato del cibo biologico continua a crescere a ritmi impressionanti in tutta Europa, anzi in tutto il mondo occidentale. In Francia la grande distribuzione è accusata dalle Associazioni dei consumatori di approfittarsi del bio boom applicando ricariche di oltre il doppio rispetto a quelle applicate sui cibi convenzionali.

Certo anche in Italia molti distributori al dettaglio non ci vanno con la mano leggera. In effetti il biologico è uno dei pochi settori di mercato ove la domanda talora può oltrepassare l'offerta, un caso raro nella società dell'opulenza.

La legge della domanda e dell'offerta spesso però non premia il produttore (o lo premia solo parzialmente) neanche quando pare che la bilancia penda dalla sua parte. Dobbiamo infatti doverosamente ricordare che il mercato sempre più spesso non lo fa il consumatore e tanto meno il produttore, ma il distributore finale (ovvero al dettaglio).

In situazioni di scarsa trasparenza o di scarsa concorrenza il prezzo diviene quello massimo che il consumatore è disposto a pagare, che però può anche essere anche molto lontano (molto più alto) da quello pagato al produttore.
Talora (si pensi all'ennesima crisi delle drupacee di quest'estate) la grande distribuzione dovrebbe quindi pensare a comportamenti sostenibili non solo dal punto di vista ambientale ma anche da quello sociale, anzi, agricolo.